Cinquemila morti per la guerra nel Tigray

Il sistema sanitario della regione etiope è stato in gran parte distrutto nel conflitto scoppiato nel novembre 2020. In foto la popolazione

Gianvito Pugliese

Più di cinquemila morti per malnutrizione e mancanza di cure si sono contati nel Tigray Etiopia in solo quattro mesi del 2021. Tra loro oltre trecentocinquanta bambini piccoli. A sostenerlo è il nuovo rapporto dell’ufficio sanitario della regione. Il rapporto, pubblicato da Ethiopia Insight, e rilanciato da Fides,  Organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, una vera e propria agenzia pontificia di stampa, è riferito al periodo tra luglio e ottobre 2021. Riporta la valutazione effettuata dalle autorità sanitarie locali assistite da alcuni gruppi umanitari internazionali.

Causa principale delle morti la malnutrizione, le malattie infettive e le malattie non trasmissibili. Il sistema sanitario della regione è stato quasi totalmente distrutto dal conflitto scoppiato nel novembre del 2020.

I numeri raccolti sono chiaramente per ampio difetto e fotografano solo la minima parte del dramma umanitario. Infatti, l’occupazione di alcune aree da parte dei combattenti e la carenza totale di carburante hanno limitato da un lato la raccolta di dati, ma peggio la fornitura di aiuti. Il responsabile dalla sanità tigrina ha affermato che i dati raccolti sono relativi al solo 40% del territorio dello Stato.

L’assenza di medicinali, di vaccini, di ospedali ha fatto emergere malattie, prima della guerra facilmente prevenibili come il morbillo, ed ha iniziato a diffondersi il Covid-19, contro il quale, al momento nella regione, non c’è difesa alcuna.

L’Onu stima che meno del 15% dei rifornimenti indispensabili sia entrato nel Tigray. Il governo di Addis Abeba, che ha disposto il blocco dei convogli umanitari, lo ha giustificato col timore che possano cadere nelle mani dei combattenti loro nemici.

Forze governative in marcia verso “i ribelli”

Le ultime offensive delle forze governative hanno spinto il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray ad arretrare e lasciare una parte della regione prima da loro controllata.

Solo sei giorni or sono, esattamente il 23 gennaio il ministero degli Esteri etiope ha affermato di “lavorare con i partner umanitari per agevolare i voli cargo giornalieri verso il Tigrai per trasportare i tanto necessari medicinali e aiuti”. Il dramma umanitario nel Tigray è stato segnalato all’Agenzia Fides dal Segretariato Cattolico Diocesano di Adigrat.

Un solo commento. Per carità tutta la dovuta attenzione all’Ucraina ed alla sicurezza del suo popolo, messo a rischio dalle mire espansionistiche del dittatore Putin, contrastate nello scacchiere internazionale da Nato, con Usa ed Europa in prima linea. E mi pare di aver scritto in proposito forse troppo. Ma di questo orribile conflitto, dove le vittime civili, bambini i primis, sono “danni collaterali” considerati dalle parti in armi con totale indifferenza, chi si ne occupa e chi se ne preoccupa? Il nostro giornale, oggi, per la prima volta, e ringraziamo l’Agenzia Fides che ci ha edotti in proposito, colmando una grave lacuna nella nostra informazione,

Taranto fiume rosso dall’ex Ilva

Ho scritto più volte a proposito dei morti di Taranto, un “danno collaterale” del dubbio amletico a cui è stata costretta la popolazione tarantina, tra “lavoro o salute”, che mentre sui morti del Morandi, per carità un orrore dell’avidità di certa imprenditoria che non può e non deve ripetersi, si sono spesi fiumi di pagine, sull’immane tragedia della popolazione erede della Magna Grecia, che vede morire di cancro come mosche e nascere malformati in percentuali drammatiche, ogni tanto solo un articoletto sulla stampa locale, quando c’è. Aggiunta la distrazione della politica nei confronti dei bisogni reali del Paese la conseguenza è che continua la tragedia nell’indifferenza generale, salvo il diverso avviso delle vittime.

Ebbene la guerra del Tigray è molto simile ai morti di Taranto, anche loro non sono di serie A. Ci sono delle volte in cui il nostro mestiere è assai meno bello di quello che sognavi, abbracciandolo. Troppa indifferenza al dolore ed alle tragedie umane. Poco coraggio nel denunciare le peggiori tragedie umanitarie, solo perché non “alla moda”, Roba da voltastomaco.

E, senza voler scadere nel complottismo, lungi da me, già immagino le urla dell’uno e gli starnazzi dell’altra, per opporsi “a petto nudo” contro “l’invasione dell’Italia”, allorché un barchino con una dozzina di etiopi (per noi italiani, abissini), toccherà Lampedusa o giù di lì. Quello approdato è l’unico scampato alla furia del mediterraneo, tra i tanti partiti e naufragati. E mi chiedo, ma il silenzio stampa sul Tigry è solo perché, poveri cristi, non interessano a noi occidentali, o per non contrariare l’urlatore, la starnazzante ed quanti, pur non condividendoli non si oppongono?

Martin Luther King: “Non ho paura dei malvagi, ma del silenzio degli onesti! La cattiveria è degli sciocchi che non hanno capito che non vivremo in eterno“. Esattamente a questo sto pensando, e non di quei due e dei loro sodali o fan che siano, ho orrore, quanto del “Laissez fairelaissez passer, le monde va de luimême“, tradotto: “Lascialo fare, lascialo passare, il mondo va da se stesso‘”, citazione dell’economista francese del ‘700 Jacques Claude Marie Vincent, marchese di Gournay. Non piace sentirselo dire, e perderò qualche amico, ma solo perché davvero amico non mi era mai stato, ma è il silenzio degli onesti a permettere ai malvagi di farsi sentire e fare proseliti indisturbati. Ognuno si assuma le responsabilità che la vita c’impone. Se smettiamo di eluderle i casi Tigry, così come Taranto, come i terremotati sotto la neve, ancora in fatiscenti case prefabbricate, dovranno essere necessariamente risolti. Siamo noi, onesti silenziosi, l’alibi perfetto per l’inettitudine della politica e della quasi peggiore burocrazia.

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