Arrestato giornalista russo per aver condiviso post su Bucha: libertà di stampa inesistente

Sergei Mingazov messo agli arresti domiciliari dopo aver condiviso informazioni su presunti abusi delle forze russe a Bucha desta preoccupazioni sulla libertà di espressione in Russia.

Rocco Michele Renna

Nella città russa di Khabarovsk, il giornalista Sergei Mingazov è stato arrestato e messo poi agli arresti domiciliari, scatenando un’ondata di preoccupazione per la libertà di stampa nel Paese. L’accusa mossa contro di lui è quella di aver diffuso notizie false sull’esercito russo, dopo aver condiviso un post su Telegram riguardante presunti abusi delle forze russe a Bucha, in Ucraina. La notizia è stata riportata dall’agenzia Ria Novosti, che cita fonti giudiziarie di Khabarovsk.

Secondo quanto riferito dall’avvocato di Mingazov, Kostantin Bubon, il giornalista è stato accusato di diffusione di notizie false sulle forze militari, con l’aggravante dell’odio e dell’inimicizia. Mingazov, con una carriera giornalistica che include esperienze presso importanti testate come il quotidiano Vedomosti e l’agenzia di stampa Tass, è ora al centro di un caso che solleva interrogativi sulla libertà di espressione e di stampa in Russia.

Non è la prima volta che in Russia si verificano arresti e condanne per la diffusione di informazioni riguardanti Bucha. Tali casi, descritti come “condanne ‘fotocopia’” per la loro similitudine nei motivi e nei risultati, evidenziano una crescente repressione nei confronti di giornalisti e attivisti che cercano di portare alla luce presunte violazioni dei diritti umani e abusi delle forze armate russe.

Il caso di Sergei Mingazov aggiunge un altro capitolo alla saga dei tentativi di limitare la libertà di stampa in Russia. Con le autorità che sembrano sempre più determinate a reprimere qualsiasi voce critica, è fondamentale che la comunità internazionale rimanga vigile e si adoperi per difendere i valori democratici e i diritti umani, inclusa la libertà di espressione, ovunque siano minacciati.

Non dimentichiamo, comunque, che la Russia di Putin vanta il triste primato dei giornalisti non allineati e non graditi dal Cremlino, uccisi a colpi di rivoltella tra il portone e le scale di casa loro. Un omicidio firmato dal potere.

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