Caso camici-Dama. per i pm: “diffuso coinvolgimento di Fontana”

Fontana sapeva ogni minimo passaggio dell’operazione, che fu una fornitura, mentre si era pronti a trasformarla in donazione, se scoperti, Ma è solo l’occasione per ragionarci un poco su.

GP

I Pm di Milano sono stati incredibilmente corretti. La notizia è stata data ai media solo ad urne chiuse e risultati elettorali aquisiti. Vero che per la Regione Lombardia non si votava, ma la notizia avrebbe influenzato, anche se qualcuno oggi parlerà ugualmente di “giustizia alla Palamara”, personaggio che con l’indagine e gli inquirenti de quo non c’entra un beneamato cavolo di nulla. Ma tanto chi lo sa? Gli informati? E quelli non interessano. brutta merce!

Da intercettazioni di conversazioni tra il Dini, cognato di Fontana, e la sorella, moglie del Governatore lombardo emergono, secondo i magistrati inquirenti taluni fatti inquietanti, quanto certi. La fornitura alla Regione Lombardia di mascherine della Dama, società di proprietà del Dini e della sorella (quota minoritaria pari al 10%), avvenne solo dopo un ordine di acquisto da parte della Regione stessa. Consapevoli del conflitto d’interesse in atto, atteso il rapporto di strettissima parentela col Governatore di quella Regione, i titolari della Dama predisposero le condizioni per poter trasformare in apparenza quella fornitura commerciale in donazione, “ove fossero insorte complicazioni” (ndr. e l’inchiesta di “Report” era ben più che una complicazione). Ma ciò che è peggio, è che il Dini conferma alla sorella che “Atti” (ndr. diminutivo di Attilio, ed a quale Attilio ci si riferisca è fin troppo evidente) era informato finanche dell’avvenuta consegna dell’ordine, ergo di ogni singolo dettaglio dell’operazione, alla quale non era evidentemente estraneo.

Bruttissima storia. Già il modello lombardo di sanità, spacciato per ideale, ha mostrato nell’emergenza tutta la sua fragilità e modello non lo è più per nessuno, salvo per chi ne difende evidenti ritorni per se stesso o per il partito “della trasparenza e del buon governo”. E ci vuole una bella faccia tosta per difendere chi nelle Rsa-lagher ha causato stermini di anziani tali, che oggi le stesse Rsa piangono l’assenza di utenza. E’ chiaro, anche a mio nipote di meno di due anni, che con i soldi sottratti alla sanità del centro e del sud, con l’infamia dei criteri Istat dei fabbisogni minimi segretati e sostituiti dalla spesa storica (a chi vuole conoscere ogni dettaglio consiglio la lettura de La grande balla” di Roberto Napoletano), uniti a qualche inefficienza tipicamente meridionale, concausa minore, inutile nasconderlo, le liste di attesa al sud ed al centro del Paese non sarebbero cresciute a dismisura, costringendo i malati a quelle richiedere di ottenere al nord quelle prestazioni, il più delle volte a strutture private, che poi sarebbero state pagate dalle regioni di provenienza. Ecco come si arricchisce un territorio già ricco di suo e si depaupera, frodandolo con provvedimenti iniqui, un altro che deve diventare sempre più povero.

L’inciso non è casuale. Questa è una storia di sopraffazioni e abusi, come sistema, sulla quale si innesta un secondo sistema modello lombardo: gli interessi privati, il lucrare sulla cosa pubblica che denaro ne ha oltre ogni immaginazione per chi come al sud paga il ticket anche per farmaci “per la vita”.

Nella regione che ci ospita, la Puglia, il candidato di centrodestra Raffaele Fitto, ieri ha pubblicato uno sfogo sui social, stufo di accuse di Savini e co. avverso la sua candidatura. L’europarlamentare lamenta tra l’altro che gli alleati leghisti non lo abbiano supportato. Confermo: quì qualunque addetto ai lavori, a cominciare dai giornalisti, se n’era accorto. Ma, caro Raffaele Fitto, ai tempi di tuo padre eravamo quasi amici, l’infelice tua sortita, che parafraso: “I soldi del Recovery Fund vanno concentrati soprattutto sul nord che ha subito maggiori danni dal Coronavirus”, credo abbia contribuito a fare la differenza con un Emiliano proteso a presentarsi come paladino di questa terra.

Tornando al governatore della Lombardia, la storia dei conti all’estero, “scudati”, ma non fatti rientrare, come sarebbe stato corretto per un uomo pubblico, fa il paio con quest’ultima brutta vicenda d’interesse privati sui quali colgo una strana differenza di trattamento tra questo caso ed il trattamento riservato a Fini, reo di aver favorito il cognato nell’acquisto di un appartamento già di Alleanza nazionale. Dove sono finiti i Colleghi catiliniani che tuonarono fuoco e fiamme, insieme con i futuri presidenti e capogruppi, nominati dal partito nato sul cadavere politico dell’erede di Pinuccio Tatarella? Ora tutto bene, nulla da osservare? Qualche trafiletto, giusto per poter dire di non aver occultato, è apparso, null’altro. Ed i censori di qualsiasi pagliuzza nei pentastellati o nei Pd, gli stessi di cui sopra, dinnanzi ad una trave portante dell’edificio, li ritroviamo improvvisamente distratti, quasi quanto quello Scaiola che non si era accorto che gli era stato regalata un appartamentone (oltre metri quadri 600) vista “Fori imperiali”?

Avevamo salutato la fine delle ideologie come la premessa della fine delle distorsioni del Paese dei Capuleti e Montecchi, dei Coppi e Bartali dei Mazzola e Rivera. Gli italiani diseolocizzati avrebbero premiato chi al governo fosse stato bravo e punito chi non lo fosse stato. Abbiamo buttato le ideologie, che qualche valore lo avevano, e ci siamo tenuti il resto. In altre parole. abbiamo buttato il bambino e ci siamo tenuti l’acqua sporca.

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