Lettera aperta a Mario Draghi per Taranto

Il 3 Settembre 2020 un operaio, malato di cancro, scrisse a Conte. Due giorni dopo si unimmo a quell’appello, Oggi lo riproponiamo a Draghi

Gianvito Pugliese

Illustrissimo dott, Mario Draghi,

le scrivo in quanto da Presidente del consiglio Ella potrebbe risolvere la situazione di Taranto e dei tarantini, da tanto, troppo tempo costretti a scegliere se morire di cancro, ex Ilva -è accertato- ha ancora emissioni letali, o di fame, perché senza l’Ilva crolla l’economia tarantina. Bel cul de sac, potrebbe dirmi, e tale è per i tarantini, ma non per chi ha i suoi poteri ed i suoi mezzi per verificare, programmare e realizzare. E solo Lei può tirarli fuori.

Tempo fa, esattamente il 3 settembre del 2020, un operaio dell’ex Ilva, in cura per un cancro contratto sul lavoro, scrisse al suo predecessore, l’avv. Conte. Chiedeva, con una dignità da far accapponare la pelle, per riavere il suo lavoro ed uscire dalla Cigs per pagarsi le spese connesse alle cure. Raccolsi quel grido di dolere e tentai di dargli più forza. Ma nel raccogliere quella invocazione di dolore, raccontai al suo predecessore anche i guai di una città dilaniata da un dilemma dinanzi al quale mai nessuno dovrebbe essere posto: salute o lavoro.

Inaccettabile! Se l’ex Ilva può rimanere aperta e con opportune modifiche far sì che non inquini e Taranto può dare al Paese il suo contributo, ospitando il siderurgico, bene, ma solo se la si mette in sicurezza, o meglio si mettono in sicurezza i tarantini. Se il progresso, che sta per portarci su Marte, non riesce a fare una cosa così minuscola in confronto, ma vitale, allora bisogna pensare a riconvertire quell’area ed a trovare soluzioni per dare ai suoi abitanti, comunque, un lavoro dignitoso e la garanzia della salute, per chi -miracolosamente- non si è beccato il cancro e sta scampando pure al Covid-19. E mentre aggiungo quest’ultima frase. viene un sorriso profondamente amaro,

Presidente non voglio tediarla ulteriormente. D’altro canto nella mia lettera-discorso-articolo rivolta a Conte c’erano le stesse ed identiche cose che oggi chiedo a Lei. Alcuni particolari sono diversi Conte era di Volturara Appula, in provincia di Foggia, Lei è romano e vive a Città della Pieve in Umbria, ma la triste situazione di Taranto e dei tarantini non è cambiata. Che strano, vero? A pensarci bene è cambiato un governo, il Presidente del Consiglio, quasi tutti i ministri, a meno di un mese il Presidente della Repubblica e solo la condanna tarantina resta insoluta.

Tutte le cose che scrissi potrei riscriverle col semplice copia incolla. Le faccio un esempio:

“Ho dato la mia parola che non mi sarei stancato di battermi per Taranto, e questo per un semplice fatto: perchè non esiste guaio peggiore di dover scegliere tra la propria vita e quella dei nostri più cari affetti ed il lavoro. Non è, a ben pensarci, tanto diverso da chi deve scegliere tra affrontare un viaggio sulla carrette del mare. con più probabilità di affogare che di approdare. o veder morire di fame i figli, i genitori anziani, la madre delle tue creature. Quanto sento parlare di migranti economici, come di persone senza alcun diritto, dopo che a creare quelle carestie abbiamo contribuito tutti noi dei Paesi occidentali con l’inquinamento ed il riscaldamento del pianeta, mi si rizzano in testa quei quattro peli residui. Ma torniamo al nostro soggetto.

Presidente, con tutto il rispetto dovuto alla Sua persona ed alla carica istituzionale, mi spieghi la differenza che c’è tra i morti al nord e quelli al sud. Gridano giustizia le vittime del ponte Morandi a Genova, nel cui nome si è ricostruito presto e bene in meno di due anni, così come la urlano e la meritano gli anziani delle Rsa di Milano e dintorni i cui numeri parlano di strage, di olocausto e non di epidemia. Quindi, tutto il dovuto rispetto per loro e per chi resta a piangerli: i parenti delle vittime. Ma mi spieghi Presidente, e mi perdoni la brutalità dei termini, ma non ce ne sono altri: i bambini, le donne, i vecchi, e….. gli uomini morti a Taranto sono carogne da seppellire in fosse comuni? So bene che Lei ha tante cose da risolvere, che l’Italia è piena di complicatori di cose semplici, con la mala burocrazia impattiamo tutti quotidianamente, ma la questione dell’inquinamento letale a Taranto continua a dispetto delle promesse di tutti i governanti nazionali e regionali. La gente si ammala e muore a Taranto. I malati prima, ed i morti poi. si contano come le mosche d’estate vicino agli escrementi. Possibile ci voglia tanto a convertire quegli impianti a gas, eliminando come per miracolo l’inquinamento dell’ex Ilva? Possibile si debba permettere ancora ad Arcelormittal di mettere a ripetizione in Cigs poco meno di decimila lavoratori, e non far nulla per fare di quella fabbrica, la più importante acciaieria del Paese, una fonte di vita e di benessere, e non di morte e disperazione?

E proseguivo: “ Non è che non sapete ciò che avviene, ma fino a quando vorrete approfittare della tendenza di noi meridionali a sentirci più sudditi che cittadini, retaggio dell’appartenenza allo stato borbonico? Della tendenza a chiedere col cappello in mano, quasi fosse una grazia e non un sacrosanto diritto? Mi rivolgo a Lei che queste cose le sa benissimo: da oggi, anche se avrebbe dovuto farlo da ieri ed anche prima, sia Lei che i suoi predecessori, nell’agenda del governo metta sempre in cima l’ex Ilva e Taranto. Va fatto ogni giorno, festivi inclusi. Non è irrisolvibile, Presidente Conte, l’abbiamo vista vincere battaglie molto più complesse, ……provi a metterci impegno, ma davvero non oggi sì che sono in visita e poi ……..? Rinviare e tergiversare significa mettersi sulla coscienza quelle morti e quelle immani sofferenze.

Ecco vede in tutto la parte centrale di quell’articolo solo una parola da cambiare, verso il terz’ultimo rigo, al posto di Conte dovrei scrivere Draghi.

Mi perdoni Presidente ma non riesco a rassegnarmi al fatto che si possa restare indifferenti di fronte a tanto dolore, a tanta disprerazione, in una parola: a tanta ingiustizia.

Nell’augurarLe Buon Anno, mi piacerebbe sentirlLa o leggerLa in proposito, ma ciò a cui più anelo e vederla all’opera per risolvere il caso Taranto. Non posso credere che l’Uomo che salvò l’Europa e l’euro non sia capace di risolvere quello che a paragone è un problemino, ma per i tarantini LA VITA!

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