Morto il dissidente russo Alexei Navalny in una colonia penale

Navalny, incarcerato e trasferito in condizioni dubbie, muore dopo un malore in un carcere russo, sollevando dubbi fondati su trasparenza e diritti umani.

Rocco Michele Renna

Il dissidente russo Alexei Navalny è morto nella colonia penale a regime speciale di Kharp, nella regione artica di Yamalo Nenets, dove era rinchiuso.

La nostra testata ieri ha dedicato l’editoriale al fatto. L’agenzia Tass ha riportato che Navalny ha avvertito un malore dopo una passeggiata, ma nonostante siano state eseguite “tutte le misure di rianimazione necessarie“, queste “non hanno dato risultati positivi“.

Le cause del decesso di Navalny sono ancora in fase di accertamento, secondo quanto evidenziato dal Servizio Penitenziario Federale Russo. Tuttavia, questo evento solleva nuove domande sulla trasparenza e sulla tutela dei diritti umani in Russia. Quanto alle indagini su se stessi in un regime dittatoriale, permettetemi di nutrire seri dubbi.

Navalny, 47 anni, era stato condannato a oltre 30 anni di carcere, e a dicembre era misteriosamente scomparso durante un trasferimento dal carcere di Kovrov a quello di Kharp, situato a 1.900 chilometri a nord-est di Mosca. Il suo tragico decesso accresce le preoccupazioni internazionali riguardo alle condizioni di detenzione dei dissidenti politici in Russia.

Tuttavia, pensando a quello che accade in questo momento in Russia con il governo di Putin, sembra strano constatare che chi osa contraddire il presidente rischia conseguenze estreme. Il triste destino di Navalny si aggiunge a una lista sempre più lunga di oppositori politici che hanno subito incidenti fatali o sono stati imprigionati in circostanze dubbie.

Prima di questo tragico evento, Navalny era stato oggetto di un avvelenamento accertato e curato in Germania, per imposizione della Merkel, forte del suo potere nella realizzazione del Nord Stream 2, nei confronti di Putin. Al suo ritorno in patria, è stato immediatamente arrestato. Ora, la sua morte solleva interrogativi sulla possibilità di una combinazione orchestrata o dell’intervento di una mano lunga nel corso degli eventi.

Questi fatti suscitano timori sulla situazione dei diritti umani e sulla libertà di espressione in Russia, evidenziando la necessità di una chiara indagine indipendente per fare luce su questa tragedia e assicurare che coloro che si oppongono al regime non siano soggetti a violenze o persecuzioni che arrivano fino ad ucciderli se sono considerati davvero “fastidiosi”.

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