Banchi a rotelle: lo spreco dei soldi pubblici e il rimorso di un affare a 1 euro

In copertina l’ex Ministro Grillino Lucia Azzolina. Quando il costo dell’inefficienza diventa un insulto

Rocco Michele Renna

Nella provincia di Padova, l’amarezza si mescola alla rabbia per lo smacco più recente: la svendita dei banchi a rotelle dell’era Covid, acquistati a 150 euro l’uno, ora offerti al prezzo simbolico di un euro. Questo non è solo uno spreco di denaro pubblico, ma anche un triste riconoscimento dell’incapacità di utilizzare risorse in modo intelligente.

Il sindaco di Bagnoli, Roberto Milan, cerca di difendere l’acquisto di un centinaio di questi banchi, giustificandolo con il prezzo conveniente e la disponibilità immediata. Ma la verità è che questo è solo un pallido tentativo di nascondere il fatto che il denaro dei contribuenti è stato mal speso. Le scuole, giudicando i banchi inadatti per l’attività didattica, hanno fatto il loro verdetto anni fa. Ora, vederli riemergere come una sorta di soluzione economica è semplicemente insultante.

Il motivo per cui questi banchi a rotelle furono originariamente acquistati era chiaro: ridurre la diffusione del Covid nelle scuole e consentire il ritorno degli studenti in aula. Ma se le scuole hanno rifiutato di utilizzarli allora, perché dovremmo pensare che ora siano una soluzione accettabile? La mancanza di pianificazione e valutazione adeguata è stata evidente fin dall’inizio.

Il fatto che gli stessi banchi, considerati inadeguati solo qualche anno fa, possano ora essere considerati utili è una beffa. È un segno della mancanza di visione e lungimiranza nella gestione delle risorse pubbliche. La priorità dovrebbe essere sempre quella di investire in soluzioni efficaci e durature, anziché cercare scorciatoie che alla fine si rivelano solo sprechi di denaro.

La lezione da imparare da questo episodio è chiara: dobbiamo essere responsabili nell’uso dei fondi pubblici e assicurarci che ogni spesa sia giustificata e ben ponderata. Altrimenti, continueremo a vedere soldi dei contribuenti gettati via in progetti fallimentari e soluzioni improvvisate. È tempo di imparare dagli errori del passato e impegnarsi per un futuro in cui l’efficienza e la trasparenza siano le norme, non le eccezioni.

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