Il ricordo della “Liberazione” con la storia di un partigiano palese

Gli eroi risorgono nelle ore difficili della Patria

Vito Tricarico

Il partigiano palese che voglio ricordare per questa Festa della Liberazione, a 80 anni dalla sua morte, è l’operario Serafino Giovanniello di Palo del Colle, partigiano militante nelle file di GIUSTIZIA e LIBERTA’ e caduto in uno scontro armato a Groppo di Sesta Godano (La Spezia) il 27 marzo 1944.

Per la ricostruzione dei fatti avvenuti riporto:

“il 23 febbraio 1944 avvenne a Torpiana (La Spezia) un’incursione fascista. Il giorno dopo, il comandante partigiano Antonio Zolesio, ufficiale di marina, comandante della Divisione ligure di “Giustizia e Libertà” intitolata a Giacomo Matteotti, divise i suoi uomini in due gruppi. Uno venne affidato al tenente Oscar Lalli e l’altro al tenente Piero Borrotzu. In un quadro di azioni che vedeva le operazioni partigiane moltiplicarsi, Borrotzu assalì un posto di avvistamento a Carro (La Spezia) facendo un ingente bottino di armi, munizioni e viveri. Questa, insieme ad altre azioni, diede molto disturbo ai nazi-fascisti, i quali individuarono come centri di ribellione Varese Ligure, Sesta Godano e Zignago. Per questo motivo, il 25 marzo 1944 venne compiuto un rastrellamento nelle zone incriminate, disponendo su di esse una stretta sorveglianza e dando adito così, a ulteriori scontri. Nella notte fra 26 e 27 marzo un reparto della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana), comandato dal maggiore Orlandini e dal podestà di Sesta Godano Tullio Bertoni, ricevuta una delazione, circondò la casa di Groppo di Sesta Godano che accoglieva il tenente Piero Borrotzu. Il comandante partigiano, nonostante le perdite subite dalla sua banda, riuscì a fuggire. Una settimana dopo, però, doveva finire tragicamente i suoi giorni per salvare la vita a 70 cittadini di Chiusola, già pronti per essere fucilati davanti alla chiesa (ndr. Notizie dall’ Istituto Spezzino Storia della Resistenza).

Fra i caduti la notte del 27 marzo ci fu il partigiano palese Serafino Giovanniello. Dai ricordi raccolti sul nostro partigiano si apprende che il giovane Serafino era una persona mite e laboriosa. Nei mesi invernali lavorava col fratello Francesco nel trappeto di Squaquigghij, il frantoio della famiglia Giovanniello, di fronte alla piazza coperta, locale attualmente occupato da un panificio. Negli altri mesi, invece, lavorava nei campi di proprietà del padre o per conto terzi.

La sua storia: Serafino Giovanniello venne chiamato alle armi il 12 marzo 1940 e inviato a Valona. Dalla vicina Albania rientrò per un congelamento al piede sinistro e deperimento organico e venne ricoverato all’ospedale di Foggia nell’aprile del 1941. Nell’ottobre dello stesso anno, giudicato idoneo, rientrò al suo reparto in Italia. Si trovava in forza al 227° Reggimento Fanteria di Albenga quando venne il fatidico 8 settembre, con la sua conseguente scelta di militare, con altri suoi commilitoni, nelle file partigiane di GIUSTIZIA e LIBERTA’, fra le bande che operavano in provincia di La Spezia. Per questa sua scelta trovò la morte, insieme ad altri giovani, in un conflitto a fuoco fra i partigiani e le milizie della Guardia Nazionale Repubblicana coadiuvata dai militari tedeschi, il 27 marzo 1944.

Al suo ritorno in una bara, grande fu la commozione in Palo del Colle per la perdita di una giovane vita immolata per la libertà lontano da casa. Ora, una lapide ricorda il partigiano palese Serafino Giovanniello nel nostro cimitero che ammonisce : … gli eroi risorgono nelle ore difficili della Patria

L’attestato del Comune di Sesta Godano rilasciato ai familiari del nostro concittadino riporta:

In queste contrade di civiltà contadina, partigiani e civili resistettero e contrastarono la barbarie della dittatura fascista e nazista negli anni 1944-45. La loro sublime generosità aiutò la vittoria del 25 Aprile 1945 restituendo dignità e onore all’Italia. Consegnarono ai giovani i loro sogni e il valore fondamentale e universale della Libertà. I partigiani della sezione Centro Nord della Ass. Partigiani Italiani della Spezia con questo Attestato di Nobiltà Onorario commossi al caduto Serafino Giovanniello”

La Spezia, 14 settembre 1998

Il Comune di Palo del Colle, nel trentennale della Resistenza ha dedicato un marmo posto nella zona destra del portale d’ingresso al nostro Comune con la dedica ai partigiani palesi:

La Cittadinanza a perenne ricordo di Dacchille Giuseppe di Nunzio, Giovanniello Serafino di Michele, Iannone Sabino Pasquale di Arcangelo, Spadafina Francesco di Vito caduti eroicamente nella lotta della Resistenza”.

Palo, 25 aprile 1974

Una breve rassegna su movimenti e personaggi menzionati.

Giovanniello Serafino militava nelle file di Giustizia e Libertà. Queste semplici ed essenziali parole costituivano il motto del movimento fondato nel 1929 in Francia da Carlo Rosselli, in collegamento ideale col Partito d’Azione che si era costituito nell’anno 1942. In esso confluirono socialisti, repubblicani e liberali dopo aver superato il contrasto insanabile, fino a quel momento storico, fra socialismo e liberalismo. Nell’Italia occupata il rappresentante delle Brigate Giustizia e Libertà era Ferruccio Parri.

Nel territorio in esame di La Spezia, operavano elementi genovesi e spezzini sotto il comando del genovese Antonio Zolesio, ufficiale di marina coadiuvato da un gruppo di militari inglesi fuggiti da un campo di prigionia piacentina. Zolesio, nato nel 1909, fu ufficiale di Marina e dalla fine degli anni Trenta un antifascista attivo. Dopo l’armistizio entrò nella Resistenza, radunando nuclei di militari sbandati. Entrato a far parte del Comitato militare del Pd’A (ndr Partito d’Azione), venne nominato segretario militare per la Liguria. Nel dicembre 1943, ricercato dalla polizia fascista, si rifugiò a Torpiana di Zignago dove, con altri azionisti, organizzò un reparto di Giustizia e Libertà, di cui divenne comandante. All’inizio del marzo successivo costituì e assunse il comando di una formazione GL stanziata in val Fontanabuona. Dopo aver aumentato il numero degli effettivi costituì  la brigata GL Matteotti. Nell’aprile del 1945 diede vita al Gruppo brigate GL Matteotti alla testa del quale, entrò a Genova nei giorni della Liberazione (fonte : Adriano Maini).

Fra i tanti partigiani che dopo il fatidico 8 settembre 1943 militarono in Giustizia e Libertà in territorio ligure, ci furono molti militari come il concittadino Giovanniello Serafino, il comandante Zolesio appena citato e i tenenti Oscar Lalli e Piero Borrotzu. Quest’ultimo, scampato allo scontro a fuoco del 27 marzo 1943 in cui perì Serafino Giovanniello e altri giovani partigiani, doveva subire una eroica fine appena una settimana dopo. Il 5 aprile  del 1944, oltre settanta abitanti di Chiusola, in Liguria, frazione del comune di Sesta Godano, in provincia di La Spezia, vengono rastrellati e condotti nella piazza della chiesa pronti a essere trucidati. I nazisti vogliono il tenente Piero Borrotzu. Lui si presenta, loro lo torturano e dopo poche ore lo fucilano.

Da Wikipedia riporto:  Piero Borrotzu, studente universitario a Sassari, era stato chiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale. Ufficiale in Liguria, dopo l’armistizio era entrato nella Resistenza ed era diventato comandante di una delle formazioni partigiane in Val di Vara. Rifugiatosi nel borgo di Chiusola, ai piedi del Monte Gottero, venne tradito da una delazione. Nonostante potesse fuggire, scelse di consegnarsi ai tedeschi che avevano raccolto gli uomini in piazza e minato il paese. Con il suo nobile gesto, il tenente Piero salvò la popolazione di Chiusola dall’eccidio e il borgo dalla distruzione. La sua generosità gli valse prima la tortura e poi la fucilazione a pochi giorni dall’insurrezione vittoriosa. Una delle formazioni partigiane che liberarono Genova dai tedeschi, portava proprio il nome di Borrotzu. Dopo la Liberazione, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 1946-47 dell’Università di Sassari, a Pietro Borrotzu è stata conferita la laurea “ad honorem”. Al suo nome sono state intitolate strade a Chiusola, ad Orani ed a Nuoro. La Scuola Secondaria di Primo Grado di Sesta Godano è dedicata a Piero Borrotzu. Nel capoluogo spezzino, porta il nome dello studente sardo un largo nel quale una lapide lo ricorda come “martire della libertà“.

Di forza e coraggio ebbero bisogno i militanti partigiani per instaurare l’ordine democratico in Italia. Di forza e coraggio, soprattutto morale, si ha bisogno oggi, da parte dei politici e di tutti noi cittadini, per tornare alla politica virtuosa contro la politica intesa solo come cinica tecnica di potere e di affari. La riscoperta degli uomini che parteciparono alla Resistenza è per noi uno stimolo a ricordare e riflettere …

Il dolore per i fatti narrati resta impresso nelle nostre coscienze. E’ doveroso riportare alla memoria fatti di giovani o persone di qualsiasi età che hanno combattuto per la Libertà. E ancora oggi, purtroppo c’è sempre l’imperativo di continuare nella lotta per affermare i diritti dei cittadini là dove questi vengono calpestati. E ricordiamo sempre il monito “gli eroi risorgono nelle ore difficili della Patria”.

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