Brindisi: dal fronte dell’illegalità
Due notizie che hanno un elemento in comune, oltre al territorio, sono segnali di malavitosi.
Gianvito Pugliese
Un medico in servizio al pronto soccorso dell’Ospedale Perrino di Brindisi è stato aggredito sul posto di lavoro ed ha riportato una prognosi di 10 giorni.
Cos’è accaduto? Verso mezzogiorno è stata trasportata in ospedale una 52enne, in condizioni molto critiche per insufficienza respiratoria. Poco dopo subentra un arresto cardiocircolatorio. Vani i tentativi di rianimazione. Il medico avvisa i parenti in attesa all’esterno. Quest’ultimi chiedono di entrare e vederla. Il personale del pronto soccorso si oppone, anche perché la donna deceduta è risultata positiva al Covid ed i parenti, considerati “contatti stretti”. avrebbero dovuto immediatamente porsi in autoisolamento.
Un familiare ha varcato l’ingresso con la forza, e sferrato un pugno al viso ed un calcio all’addome del medico che gli chiedeva di restare all’esterno. Le guardie giurate hanno allertato la polizia e tentato di bloccare l’uomo, denunciato dagli agenti intervenuti.
Giriamo pagina ma rimaniamo a Brindisi e sempre in quell’ambiente malavitoso a cui senza dubbio appartiene l’aggressore del medico.
i carabinieri di San Vito dei Normanni (nel brindisino) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 persone per associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, estorsioni e armi. Sono in realtà 11 i destinatari della misura restrittiva ma due sono residenti all’estero, in Germania.
Il provvedimento restrittivo, emesso dal gip di Lecce, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha interessato destinatari residenti a Brindisi e in tre paesi della sua provincia: Mesagne, Ostuni e San Pietro Vernotico. L’inchiesta svolta dai Carabinieri della provincia di Brindisi riguarda ben trenta indagati.
Due episodi legati non solo dal territorio dove sono avvenuti, ma soprattutto dal fatto di essere maturati in un ambiente manifestamente criminale. Non c’è dubbio che l’organizzazione dedita allo spaccio, estorsioni ed altro, appena smantellata dai Carabinieri sia un campanello d’allarme della influenza malavitosa organizzata e non nel brindisino.
Non va però minimizzata la portata dell’aggressione al medico nel pronto soccorso di Brindisi. Non so se vi è mai capitato, e siete fortunati in tal caso, di trovarvi al Pronio soccorso, quando arrivano queste tribù di delinquenti arroganti e prepotenti. Il loro parente o amico che sia, anche se affetto da sintomi assai lievi o da un raschietto insignificante, DEVE avere la priorità assoluta. I codici rosso devono attendere, magari morire nell’attesa, la loro priorità non deve essere messa in discussione. Diversamente sfasciano tutto.
Sono segnali forti di un controllo del territorio da parte della malavita, alle volte neanche organizzata, pura e semplice teppaglia, che sa di dover dimostrare alla gente perbene chi comanda da quelle parti. E lo Stato che fa? Lascia che i Pronto soccorso, spesso e volentieri oggetto di azioni malavitose dimostrative, siano presidiati da guardie giurate poco propense ad opporsi. Possibile che le nostre riforme siano sempre in “peius” (in peggio)? I posti di pronto soccorso avevano adiacenti posti di polizia, preposti principalmente alla ricezione di denunzie per i fatti violenti a monte delle lesioni dei pazienti. Non è che avessero la forza di battaglioni mobili, ma davano comunque ai cittadini l’immagine di uno Stato presente. Ovviamente rimane solo uno dei tanti rimpianti di un passato forse migliore.
Amo il progresso, non mi rifugio nella nostalgia dei ricordi, nonostante la mia età lo legittimerebbe. Ma qui non è progresso, ma manifesto regresso. E se lo Stato non si riappropria di ogni metro quadro del Paese, imponendo la legalità, di bande come quella di cui sopra una ne smantelliamo e dieci si reimpiantano come i virgulti delle piante nocive ed invasive.
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