Da Parigi, venti di guerra e dichiarazioni sconcertanti proiettano scenari foschi per l’Europa

Il presidente francese Emmanuel Macron apre alla possibilità di un intervento militare diretto in Ucraina, mentre gli Stati Uniti e altri leader europei inviano segnali contrastanti

Rocco Michele Renna

Da Parigi arrivano pericolosi venti di guerra e dichiarazioni sconcertanti che proiettano futuri scenari foschi per l’Europa. Il presidente francese Emmanuel Macron ha ricevuto questo giovedì diversi leader politici per discutere del conflitto in Ucraina, presentando i risultati della conferenza internazionale per aumentare il sostegno militare a Kiev, organizzata la settimana scorsa. Durante l’incontro, il capo dello Stato ha chiarito ai leader del partito che non ci sarà “nessun limite”, “nessuna linea rossa” per il sostegno dalla Francia all’Ucraina, in guerra contro la Russia.

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Secondo Fabien Roussel, primo segretario del Partito Comunista, e Jordan Bardella, presidente del Raggruppamento Nazionale (RN), Macron ha delineato, con una mappa a supporto, lo scenario di un’avanzata del fronte “verso Odessa o verso Kiev”, “che potrebbe iniziare un intervento” diretto delle truppe francesi. In sostanza, il leader dell’Eliseo sarebbe pronto domani ad impegnarsi in “un’escalation bellicosa che potrebbe essere pericolosa”.

Marine Tondelier, segretaria nazionale degli Ecologisti, ha chiarito, al termine dell’incontro che giudica “estremamente preoccupante vedere un presidente della Repubblica francese che spiega, di fronte a qualcuno che ferma un’arma nucleare, che noi stessi deteniamo, che dobbiamo dimostrare che non abbiamo limiti”.

In seguito il presidente francese, commentando al canale BFMTV, ha ponderato la sue dichiarazioni sulla possibilità di inviare personale militare in Ucraina, affermando che “non escludere qualcosa non significa farlo”. Tuttavia, le sue precedenti esternazioni hanno già sollevato le preoccupazioni dei leader europei.

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Mentre la maggior parte dei leader europei aveva preso le distanze dalle sue dichiarazioni, altri segnali sinistri si sono succeduti. Il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin pochi giorni fa ha affermato che la Nato entrerà in guerra con la Russia se dovesse avere la meglio in Ucraina. Nel frattempo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che “la pace non è permanente” e dunque gli Stati nei prossimi 5 anni dovranno aumentare gli investimenti in armi.

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La nuova fronda repubblicana, contraria ad ulteriore impegno militare nei confronti di Kiev, vede ora nella possibile ascesa di Donald Trump la realizzazione di un nuovo assetto strategico che vede trasferire all’Unione Europea i costi umani ed economici della guerra contro Mosca. Suonano come un oscuro presagio in questo senso le promesse del Tycoon pronunciate qualche giorno fa durante un evento elettorale in Carolina del Nord.

In questo contesto non suonano di buon auspicio gli accordi bilaterali sulla sicurezza tra Italia e Ucraina, firmati il ​​24 febbraio dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che prevedono un’assistenza decennale a Kiev.

Nessun appello alla pace, nessun piano B, in una guerra che l’Ucraina non potrebbe vincere, nemmeno se Biden adempisse alle promesse di stanziamento dei famosi 60 miliardi di dollari bloccati dal congresso. L’AFU sta affrontando una serie di sfide critiche, che vanno dalla crescente carenza di truppe e il grave deficit di utilità e i fondi elargiti denaro non si tradurrebbero direttamente in proiettili prontamente disponibili.

La dottrina della pace non permanente promossa dalla Ursula von der Leyen ci porterà dunque a questo scenario? La risposta rimane incerta, ma una cosa è chiara: le dichiarazioni e le azioni dei leader politici stanno proiettando scenari foschi per l’Europa e il mondo intero.

Le tensioni tra Russia e Occidente continuano a crescere, con il Cremlino che accusa il presidente francese Emmanuel Macron di voler aumentare il coinvolgimento della Francia nel conflitto in Ucraina e Mosca che convoca l’ambasciatrice statunitense in Russia per presunte ingerenze negli affari interni.

Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato che Macron è convinto di voler infliggere una sconfitta strategica alla Russia e sta aumentando il livello di coinvolgimento diretto della Francia nel conflitto in Ucraina, una mossa che non corrisponde agli interessi dei francesi. Peskov ha anche sottolineato il carattere contraddittorio delle dichiarazioni rilasciate da Parigi dopo le parole di Macron della scorsa settimana, in cui il presidente francese aveva sollevato la possibilità di inviare truppe occidentali in Ucraina in futuro.

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Nel frattempo, Mosca ha convocato l’ambasciatrice americana in Russia, Lynne Tracy, per presunte ingerenze negli affari interni del Paese. Il ministero degli Esteri russo ha affermato che Washington sta finanziando gruppi no-profit “anti-russi” e diffondendo disinformazione sulle elezioni presidenziali del 15-17 marzo e sulla cosiddetta “operazione militare speciale” di Mosca in Ucraina. Il ministero ha avvertito che le misure di ritorsione potrebbero includere l’espulsione di funzionari dell’ambasciata americana coinvolti in tali azioni.

Queste tensioni arrivano dopo che le bombe russe hanno colpito Odessa a meno di 200 metri dal presidente ucraino Volodymir Zelensky e dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, causando cinque morti. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha attaccato il presidente russo Vladimir Putin, affermando che è ricercato e che l’Aia lo attende.

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La situazione rimane estremamente tesa, con il Cremlino che continua a respingere le accuse di ingerenza e a negare qualsiasi coinvolgimento negli attacchi missilistici a Odessa. La comunità internazionale continua a monitorare da vicino la situazione, con la speranza di evitare un’ulteriore escalation del conflitto.

Purtroppo, la situazione attuale sembra sempre più assomigliare a quella che ha preceduto la seconda guerra mondiale. Le tensioni tra le nazioni stanno aumentando e le alleanze stanno diventando più solide, con la possibilità di un conflitto globale che si fa sempre più concreto. La retorica aggressiva e le azioni provocatorie da parte di alcuni leader politici stanno contribuendo a creare un clima di paura e incertezza, mentre le questioni irrisolte e i conflitti regionali continuano a infiammare la situazione. Speriamo che la storia non si ripeta, ma è importante essere consapevoli dei rischi e lavorare insieme per prevenire un conflitto globale.

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