Confcommercio segnala il pil al -2,4% nel I trimestre, inflazione marzo +6,1%

Allarme per le famiglie per il caro prezzi

La redazione

Guerra, corsa dell’inflazione e incertezza bloccano i consumi e la ripresa economica. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, nella media del primo trimestre, il Pil è in calo del 2,4% congiunturale, dato che porterebbe ad una crescita su base annua del 3,3%. Non si arresta, poi, la tendenza al rialzo dell’inflazione. A marzo la variazione dei prezzi al consumo sarà dello 0,6% su febbraio che dovrebbe portare ad un incremento, su base annua, del 6,1%. Se i prodotti energetici guidano la graduatoria degli aumenti, le tensioni si vanno ormai diffondendo a molti segmenti dei consumi, primo tra tutti l’alimentare.
Il quadro congiunturale – spiegano gli economisti di Confcommercio – è rapidamente peggiorato nelle ultime settimane.

Nel momento in cui si intravedeva una possibile normalizzazione dell’economia, legata ad una fase meno emergenziale della pandemia, l’avvio della guerra in Ucraina “ha riacutizzato le incertezze e il conseguente peggioramento delle prospettive inflazionistiche ha una natura per niente transitoria. Bisogna, dunque, attrezzarsi a fronteggiare una fase di forte decelerazione dell’attività economica”.
A marzo il Pil, secondo i calcoli dell’Ufficio Studi di Confcommercio, dovrebbe registrare nel mese in corso una riduzione dell’1,7% su febbraio. Nel confronto annuo la variazione si attesterebbe all’1,3%, in netto ridimensionamento rispetto alla fine del 2021. Nella media del primo trimestre il Pil dovrebbe ridursi del 2,4% in termini congiunturali, portando la crescita su base annua al 3,3%. Anche “con il pieno ed ottimale sfruttamento delle risorse del Pnrr difficilmente si raggiungerà, nella media del 2022, una crescita superiore al 3%”.

Quanto all’inflazione, “il persistere di forti tensioni sui mercati delle materie prime, energetiche e non, continua a spingere al rialzo la dinamica dei prezzi, tendenza che, pure in ipotesi di distensione inflazionistica e geopolitica, permarrebbe almeno fino ai mesi estivi”.
Secondo Confcommercio, la corsa dei prezzi porterà, nel 2022, a maggiori costi, per consumi obbligati, pari a 1.826 euro a famiglia. Risorse che, dunque, saranno sottratte ai “consumi liberi”. Secondo le stime dell’Ufficio Studi, infatti, gli italiani spenderanno 1.220 euro in più per luce e gas, 320 euro per i carburanti e 286 euro per alimentari e altri prodotti essenziali.

A febbraio 2022 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio segnala un incremento, su base annua, del 5,1%, confermando la tendenza ad un recupero meno accentuato. Il confronto su base annua continua a risentire delle diverse condizioni in cui hanno operato le imprese nel 2021 e nel 2022. Situazione che ha portato ad una variazione del 27,7% della domanda relativa ai servizi. Per quanto riguarda i beni il confronto, con febbraio 2021, segnala un calo dello 0,8%.
In termini destagionalizzati, dopo il brusco ridimensionamento della domanda registrato a gennaio, anche a febbraio si rileva una contrazione, con un calo su base mensile dell’1,3%, tendenza che ha interessato sia i beni che i servizi.
Nel confronto con febbraio 2020 la domanda calcolata dall’Icc risulta ancora inferiore del 10,2%. Per i servizi il calo si attesta al 21,3%.
In un contesto in cui quasi tutti i segmenti di consumo evidenziano una minore dinamicità, i recuperi più significativi, nel confronto con il 2021, si confermano per i servizi legati al turismo e alla fruizione del tempo libero. Per questi settori il deficit rispetto a febbraio 2020 si mantiene, comunque, ingente.
Anche per l’abbigliamento e le calzature, nonostante il recupero degli ultimi mesi, i livelli di consumo rimangono distanti da quelli registrati nei primi mesi del 2020.
Decisamente critica si conferma la situazione nel settore dell’automotive con un calo, a febbraio 2022, della domanda di autovetture da parte delle famiglie del 25,9% rispetto allo stesso mese del 2021. Anche per quei comparti, quali elettrodomestici e tv e alimentare, che avevano retto meglio l’urto del calo della domanda nel 2020, i segnali di rallentamento della domanda si stanno facendo più evidenti.

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