La Tunisia restituisce i fondi all’Europa: “non accettiamo elemosine”

Ed il Ministro degli Esteri aggiunge; “Riveleremo verità che non sono nel vostro interesse”. Si mette male, altro che “la Vittoria” urlata dalla Meloni

Rocco Michele Renna

Avantieri la Tunisia ha compiuto un atto di notevole rilevanza politica, restituendo all’Unione europea 60 milioni di euro, destinati all’attuazione di un memorandum d’intesa siglato a luglio scoro.

Assistiamo, purtroppo con notevole indifferenza dei più, all’ennesimo schiaffo a quanti, a cominciare dal governo Meloni, avevano cantato vittoria ed acquisita la sudditante collaborazione della Tunisia.

Quest’ultima notizia è solo l’ultimo episodio in una lunga saga riguardante l’accordo tra l’Unione europea e la Tunisia, con l’immigrazione al centro della discussione. Ma ciò che rende questa azione particolarmente interessante e significativa è la minaccia 0contenuta nella dichiarazione del ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar, che ha avvertito l’UE di essere pronto a rivelare “verità che non sono nel vostro interesse“.

In questi ultimi mesi i rapporti tra Tunisia e Unione europea non sono mai stati così tesi. Una tensione si risente anche nei rapporti con il Fondo Monetario Internazionale, mentre nuovi accordi vengono stretti con la Russia. È interessante notare che l’interesse per i rapporti con i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sta crescendo e si va aprendo la possibilità di alternative ai rapporti con l’UE e non solo in Tunisia.

Il memorandum prevedeva un iniziale stanziamento di 105 milioni di euro per la gestione dei flussi migratori e altri 150 milioni per sostenere il bilancio tunisino, in difficoltà a causa di una grave crisi economica. Tuttavia, nonostante l’Unione europea e l’Italia in particolare avessero festeggiato l’accordo come una vittoria contro l’immigrazione irregolare, definendolo prioritario, a settembre la Tunisia non aveva ancora ricevuto alcun finanziamento. Inoltre, gli sbarchi sulle coste italiane non si erano ridotti, ma anzi erano aumentati. Così, alla fine di settembre, la Commissione europea ha annunciato la sua disponibilità a inviare i primi fondi “a sostegno dell’attuazione del memorandum d’intesa.”

Sta di fatto però che l’Unione europea ha bonificato solo 42 milioni dei 127 milioni di euro annunciati, con i restanti 60 milioni inclusi in questa cifra che sono stati restituiti dalla Tunisia. Secondo il ministro Ammar, questi fondi erano stati destinati ad affrontare la crisi del COVID-19 e non erano stati consegnati. La tensione si è accresciuta con la pubblicazione da parte del commissario europeo Oliver Varhelyi della lettera ufficiale con cui il governo tunisino aveva comunicato il numero di conto per il trasferimento dei fondi.

Il presidente tunisino Kais Saied ha affermato che “la Tunisia non accetta l’elemosina” e ha anticipato la restituzione dei 60 milioni. Ammar ha anche avvertito che se l’UE insistesse, la Tunisia avrebbe rivelato “verità che non sono nel vostro interesse.”

Questa situazione sta creando uno spiraglio per nuovi accordi economici diretti ed indiretti con la Russia. La Tunisia, infatti, riceve fondi anche dall’Algeria, un paese fortemente legato alla Russia.

In sintesi sta crescendo l’attrazione dei BRICS come alternativi all’UE I Paesi nord africani non digeriscono di dover accettare le condizioni sull’immigrazione. La Tunisia “non accetterà di essere la guardia costiera dell’Europa e sta cercando altre opportunità economiche e politiche che rispettino la sua sovranità e dignità“.

E’ evidente che le continue tensioni e forzature sull’immigrazione, senza peraltro un piano risolutivo alle spalle, costringono l?Ue a sostenere le tesi dei sovranisti e questo le sta alienando la simpatia dei Paesi africani e non solo.

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