Governo ad un passo dalla rottura.

Divisisi ancora una volta Recovery fund e Mes. Ma sullo sfondo guerre personali.

GP

Tra i partiti della maggioranza volano gli stracci. Pd, M5s e Leu accusano Italia viva di “tenere in ostaggio” il Recovery plan. “Bugiardi e ipocriti!”, ribattono i renziani.

Oddio in Italia a proposito di compagini di governo con partiti che definire uniti e coesi sarebbe pura follia, se non demenza pura e semplice, ne abbiamo visti tanti. Basta ricordare il Conte I in cui le accuse tra Lega e M5S erano all’ordine del giorno e rarissimi i provvedimenti varati di comune accordo, tanto per ricordare l’ultimo governo e per chiarirci le idee. D’altro canto si era inventati per procedere nell’alleanza e distribuirsi le poltrone in Cdm il patto di legislatura. Cioè ognuno dei due aveva messo nella pentola della produzione legislativa ciò in cui credeva o gli faceva semplicemente comodo e, ovviamente, a seconda del peso specifico che ognuno dei due partiti godeva al momento si varavano o meno leggi e provvedimenti senza nessun progetto comune per il Paese.

Dunque, il rapporto tra i partiti della maggioranza a mia memoria idilliaco è stato solo quando si devono fare la foto al Quirinale per l’insediamento del nuovo governo. Già quando si deve procedere a completare la compagine governativa con la nomina dei sottosegretari cominciano i dolori di pancia.

Ma torniamo ad oggi. Tra “ostaggio e bugiardi ed ipocriti”, complimenti da coppia in procinto di divorziare dopo una ventina d’anni di convivenza forzata e costretta, deflagra lo scontro nella maggioranza, che un vertice di oltre tre ore, anzichè contribuire a placare ha infiammato oltre qualsiasi previsione ed immaginazione.

Andrea Orlando, non sapendo “come andranno a finire le cose fra noi” propone: “meglio intanto mettere in sicurezza il Recovery.“. Dall’altro per i renziani “Se continuano così, è finita”. Incredibilmente si assumono il ruolo dei pompieri i pentastellati, che non hanno certo digerito le batture di Renzo il Magnifico, pardon Matteo Renzi sulla scatoletta di tonno, ma gioco forza si ricavano uno spazio non proprio congeniale al loro dna rivoluzionario. “Si stanno facendo passi avanti, aldilà di qualche scontro ed intemperanza e confidiamo di approvare il Recovery in Cdm per poi passare al programma di governo.” Cdm scivolato a martedì prossimo: occorre tempo per mettere a punto alcuni argomenti delicati ancora non del tutto definiti.

I renziani parlano a braccio e Davide Faraone, che chiede il Mes ed il Ponte sullo stretto, sente poco dopo Renzi affermare che il Ponte non può essere nel Recovery, se ne discuterà in altra sede. E lo stesso Renzi poco dopo il tv parlerà di “passi avanti” confermando le dichiarazioni pentastellate.

Renzi però pone una condizione: 24 ore prima del cdm dovrà essere data ad Italia Viva e gli altri partiti di maggioranza l’ultima bozza del Recovery. Richiesta accettata da Conte che a Gualtieri affida il compito di chiudere la bozza e trasmetterla per tempo.

Colpisce l’apparente differenziazione delle posizioni dei renziani, che sembrano sfuggiti al controllo del loro leader. Per Teresa Bellanova: “il governo è al capolinea”, per Ettore Rosato “Non si andrà al voto, Conte non è indispensabile”, e Renzi, tra un passaggio e l’altro ritorna a recitare la poesiola ormai mandata a memoria: ” Se non possiamo fare, ce ne andiamo all’opposizione“. Una cosa appare evidente, l’opposizione non spaventa Renzi, ma le elezioni lo terrorizzano. Stanti i dati attuali scompaiono lui e Italia Viva, si potrebbe salvare solo qualche figliol prodigo che tornasse per tempo alla casa paterna.

Nulla di buono in futuro. Se Renzi, che alza in continuazione la posta non otterrà tutto ciò che chiede le ministre di Italia Viva potrebbero dimettersi prima del prossimo Cdm e sarebbe la crisi. Se i responsabili tornassero sulle loro decisioni e qualche renziano tornasse all’ovile si potrebbe ancora andare avanti, ma con un governo ancor più indebolito e rabberciato e non è proprio ciò che vuole Sergio Mattarella che, conscio della gravità del momento, chiede un governo coeso ed autorevole, pena dar voce alle urne.

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