L’ira di Trump, twitter lo banna definitivamente.

Trump bannato da twitter da i numeri e viene a galla il falso pentimento.

GP

Donald Trump non smette di stupire. Fa finta di non essersi accorto che la bandiera americana del Congresso è alzata a mezz’asta e che il Paese è in lutto per la morte del poliziotto, ferito gravemente durante i disordini che il Tycoon ha voluto, cercato e provocato.

Twitter ha motivato con il timore che il social venga utilizzato per dar vita ad altre violenze.

Indiscrezioni della stessa Casa Bianca parlano di un Trump che, durante i disordini, girava per i corridoi mostrando evidente soddisfazione e meravigliandosi di non riscontrare lo stesso sentimento in coloro che incontrava. Quest’uomo è davvero impazzito, non capisce altro che ciò che esalta il suo eterno ego smisurato.

E dalla Casa Bianca, sempre durante i disordini Trump telefonava ai senatori repubblicani cercando di indurli a ribaltare il voto.

Purtroppo avevo ragione quando ho affermato che la dichiarazione di Trump di voler garantire una pacifica transizione dei poteri presidenziali era solo un mezzuccio, suggerito dalla paura dell’applicazione del 25° emendamento, che lo dichiarerebbe incapace di attendere alle funzioni presidenziali. Perderebbe le sue ultime cartucce da sparare tra cui l’ondata di concessioni di grazie previste per il 19 gennaio, ultimo giorno alla Casa Bianca, comprese quelle nei confronti dei suoi congiunti e se stesso.

Twitte ha reso noto che i “magnifici patrioti repubblicani” di Donald Trump stavano utilizzando il social per organizzare il 17 gennaio un secondo attacco al congresso. Inevitabile, dunque, la decisione di sospendere sia Trump in via definitiva che coloro che cospiravano per dar vita ad altra violenza inutile e gratuita, atta solo a soddisfare lo spirito di vendetta del novello Nerone Made in Usa.

Trump ha ipotizzato a breve una propria piattaforma per avere piena libertà di parola e di contatto con i suoi elettori, e qualche stupido ha parlato di un social che da voce alla Cina ed agli Iraniani e mette a tacere la vota del “patriota” per eccellenza.

Intanto, accantonato il ricorso al 25° emendamento, avversato sia da Mike Pence che da Joe Biden, sia pure per motivi opposti, si fa strada il secondo e più concreto impeachment per Donald Trump. Biden, che pure vuole evitare qualsiasi mossa che possa risultare divisiva per il Paese non ha potuto che dichiarare “Non spetta a me decidere è una prerogativa del Congresso”. I capi di accusa dell’impeachment sono pronti e verranno presentati lunedì alla House, vanno dall‘accusa per il presidente di aver “messo gravemente in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti e delle loro istituzioni di governo”, di aver “minacciato l’integrità del sistema democratico e interferito con una pacifica transizione di potere, all’aver dimostrato che resterà una minaccia alla sicurezza nazionale, alla democrazia e alla Costituzione se resterà in carica”. L’acerrima avversaria di sempre Nancy Pelosi, insiste sull’urgenza affinchè ad un uomo manifestamente incapace di ragionare in termini di sicurezza del Paese vengano immediatamente tolti i codici per l’attacco nucleare. La Pelosi, che lo conosce meglio di tutti, non esclude nulla. E mentre il Congresso è chiamato a decidere le sorti di Trump, la giustizia americana sembra particolarmente interessata ai comportamenti del Presidente uscente in occasione dell’attacco al Congresso. Stiamo esaminando il ruolo di tutti gli attori, non solo di quelli che hanno fatto irruzione a Capitol Hill”, ha dichiarato il procuratore della capitale Michael Shervin e Donald Trump è in cima alla lista dei responsabili.

Per completezza aggiungiamo che mai nessun Presidente si è autoconcesso la grazia o l’ha concessa a suoi parenti. Non sono un esperto di diritto americano e quindi non voglio dire cose non supportate da certezze, ma a lume di naso, anche se il Presidente americano gode di poteri immensi la costituzione americana prevede, a tutela della democrazia, poteri di controllo compensativi e non credo che la giustizia americana potrà accettare e far passare un atto talmente aberrante, significherebbe per l’America, dopo il vulnus alle sue istituzioni più sacre, anche la totale ridicolizzazione del suo sistema giudiziario. E credo che siamo di fronte agli ultimi ragali di Trump all’America. Mi è piaciuto molto il titolo di un autorevole quotidiano italiano che ha preso in prestito per descrivere l’accaduto il titolo di un film di Sergio Leone “C’era una volta l’America.

Non posso chiudere questo articolo senza dare atto di una voce, diffusasi recentemente a Washington, secondo cui Trump, resosi conto di essere sempre più solo in ambito repubblicano, stia pensando a fondare un suo partito. Mi viene in mente una battutaccia su quanti consulenti esperti potrebbe rimediare all’uopo in Italia , ma ve la risparmio gentili lettrici e lettori.

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