Il Macbeth incassa 12 minuti di applausi

Ma la regia della prima della stagione della Scala divide

La redazione

Della serata d’inaugurazione della stagione d’opera del Teatro alla Scala abbiamo già scritto relativamente alla presenza di Sergio Mattarella e di come sia stato osannato dal pubblico delle grandi occasioni.

L’inaugurazione del maggior teatro italiano coincide da sempre con la ricorrenza di Sant’Ambrogio, patrono di Milano. Dunque, ogni 7 dicembre il Teatro alla Scala rinnova il suo profondo legame con la sua Milano. Tra teatro e città c’è un amore eterno.

Se il pubblico aveva tributato sei minuti d’applauso all’apparizione di Mattarella nel palco reale del teatro, realizzato dall’architetto Piermartini tra il 1776 ed il 1778, alla fine dello spettacolo i minuti di applauso sono stati ben dodici.

Impeccabile, come sempre, l’Orchestra, magnificamente diretta da Riccardo Chailly. Il cast  dei cantanti -Anna Netrebko, Luca Salsi, Francesco Meli e Ildar Abdrazakov- semplicemente stellare, tutti interpreti beniamini del pubblico della Scala.

Dal loggione, però, si sono levati diversi “buuu” all’indirizzo del regista Davide Livermore, che ne ha dato un’interpretazione onirica e psichedelica, forse troppo moderna per incontrare i gusti, piuttosto tradizionali, dei “loggionisti”, il cui giudizio, piaccia o no, decreta da sempre il successo o meno di un allestimento, e stabilisce la carriera di un’artista. I loggionisti della Scala sono una istituzione intoccabile ed inestinguibile.

La regia di Livermore, per intenderci, era fatta di effetti speciali e incantesimi, cambi di scena e balli, streghe che appaiono fra lampi e tuoni e fanno premonizioni di potere e morte, il tutto su di uno sfondo con grattacieli, auto moderne ma anche spade antiche.

Livermore l’ha presa male e lasciando il teatro ha dichiarato, sfogandosi: “Davvero pensate che io non sappia mettere i cavalli e le scene medioevali?”.

A difenderlo a spada tratta ci hanno pensato i cantanti. Il baritono Luca Salsi, ancora nei panni di Macbeth: “Noi abbiamo dato il massimo per fare uno spettacolo nuovo e moderno che porta al futuro dell’opera. Se poi vogliamo guardare solo delle scene dipinte stiamo a casa ad ascoltare dei dischi che è meglio. Stare sul palco e cantare stando fermi come si faceva 30-40 anni fa non funziona più, ci sono tanti stimoli, serie tv e internet, il cinema: c’è bisogno che il pubblico si emozioni con noi e per farlo dobbiamo essere interpreti”.

Telegrafica, ma forse più incisiva, la soprano Anna Netrebko: “E’ stata fantastica, straordinaria. E’ il nuovo mondo dell’opera” ha dichiarato riferendosi alla regia.

Sergio Mattarella nell’intervallo è andato a complimentarsi con direttore ed orchestrali, dicendosi certo che la serata si sarebbe conclusa con uno straordinario successo.

Una veterana dell’Opera e della Scala, come spettatrice, ovviamente, la senatrice Liliana Segre ha apprezzato: ” le grandi voci, la direzione d’orchestra e la regia”.

Anche all’etoile Roberto Bolle lo spettacolo è risultato gradito: Una Prima ” visivamente e fisicamente molto bella”, e da uomo di teatro, cresciuto e vissuto sui palcoscenici del mondo, ha sottolineato “la grande emozione per il ritorno in presenza”.

Senza il pubblico lo spettacolo dal vivo in realtà non esiste. Metterlo in scena senza spettatori è un surrogato poco gradevole. Scusate il paragone, che potrà sembrare irriguardoso, ma è come un caffè con le famose tre C, rispetto ad un caffè di cicoria, praticamente una “ciofeca”.

Se ci è permesso, vorremmo sottolineare che la Prima della Scala, bella come sempre e col pubblico ad occupare ogni posto del Teatro, aldilà della qualità e del successo ottenuto, segna un significativo ritorno alla normalità ed alla bellezza nel nostro Paese. Per sconfiggere definitivamente la pandemia occorreranno ancora sforzi titanici ed impegno costante, ma siamo sulla strada giusta. Anche di questo dobbiamo essere davvero orgogliosi, anche se l’orgoglio di avere un Teatro come la Scala non ha e non può avere eguali.

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