Violenza contro le donne

Tante le forme di violenza, ma sempre due ruoli: una carnefice ed una vittima

Nunzia Zampino

La violenza contro le donne, a livello fisico e psicologico, e sempre più al centro dell’attenzione, anche se in un era civilizzata come la nostra. Il fenomeno sta raggiungendo dimensioni, che definire barbariche è poco. La modernità è arrivata quasi in tutto, ma nei rapporti tra sessi, sembra essere molto lontana.

La violenza psicologica: è un insieme di atti, parole, sevizie morali, minacce, intimidazioni utilizzate come strumento di costrizione, oppressione per obbligare l’altra persona, ad agire contro la propria volontà.

Queste violenze non sempre utilizzano forza fisica, ma si manifestano con le sole parole. Si possono individuare tante categorie di violenze psicologiche, aggressioni verbali frequenti nel comunicare, diffamazioni, insulti, giudizi, critiche, accuse, rimproveri, discredito e silenzio. Queste ultime spesso utilizzate in risposta alle proteste della vittima che non viene mai ascoltata, ma maltrattata. La violenza domestica è il comportamento abusante di uno, o di entrambi i compagni in una relazione intima, di coppia. Il termine usato violenza tra partner, ma cosa può causare ai figli? Perché tutto questo comunque anche se i figli non sono parti in causa, e sempre violenza all’interno della famiglia.

L’organizzazione Mondiale della Sanità considera quattro forme di violenza: atti di violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica, morte.
Violenze che costituiscono reato, ma che spesso non vengono prese in considerazione, credute, supportate e oggetto di una condanna.

Esistono uomini che amano e uomini che vogliono possedere. Nelle relazioni il controllo ossessivo è una violenza psicologica che moltissime donne, subiscono, e riconoscerle sarebbe importante.
I dati italiani sono sempre più allarmanti 7 milioni e 134 mila donne, affermano di aver subito violenza dal loro partner.

Molte donne dichiarano che i comportamenti di violenza psicologica si insinuano gradualmente nella coppia, e diventano più marcati negli anni dopo il matrimonio.
Le donne sono sempre più svalutate, minate nella autostima,
le frasi più frequenti, sono:
-Non vali nulla,
-i tuoi sogni non sono valevoli di sforzi,
-che se vieni lasciata nessuno l’amera come lui!
e ” tutto questo viene definito amore “.

Queste donne sono spesso controllate negli affetti e nelle amicizie,
e spesso isolate dal mondo intero. Limitate nell’ autonomia morale ed economica, caratterizzata da umiliazione, per limitare le possibilità alla donna di muoversi indipendentemente da lui….
predominano anche nel sesso che alle volte diventa abuso se non violenza.

Care donne usciamo da questa situazione!”: Come? Ammettendo il problema e affrontandolo. Se è necessario chiedete aiuto, soprattutto concentratevi su voi stesse, sui vostri desideri e bisogni, perché questa violenza, “sminuisce, denigra, umilia”.
Migliorate l’autostima. Statistiche sicure non ce ne sono,
ma se si potessero contare le sentenze per condanna per per atti di violenza contro le donne, non sarebbe sicuramente un numero attendibile, perché le donne che denunciano sono pochissime.

La cosa più preoccupante è che queste azioni sarebbero davvero essenziali per tutelare se stesse e uscire dalla violenza. Per questo motivo la politica di sensibilizzazione deve essere essenziale, trasmettere il messaggio, entrare in contatto con le istituzioni.
Anche se spesso le istituzioni non prendono sul serio l’accaduto,
non ascoltano e soprattutto fanno ben poco per proteggere le donne che denunciano.

Molti femminicidi hanno certamente un colpevole materiale, ma uno stato che dopo le denunce non protegge la vittima non è meno responsabile dal punto di vista morale.

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