Il caffè con il lettore

“Bangarang”, i bambini di Taranto si raccontano tra caos e resistenza Documentario di Mastromauro ad Alice nella Città, fiaba e acciaio

Gianvito Pugliese

Oggi un’invasione di campo del nostro caffè… che, apparentemente, accantona l’attualità e si fionda nella cultura e lo spettacolo, attratto irresistibilmente dai bambini di Taranto.

Sono i protagonisti di “Bangarang”, film documentario diretto da Giulio Mastromauro presentato in questi giorni in concorso ad Alice nella Città, iniziativa nell’ambito della Festa del cinema di Roma.

Due i motivi dell’irresistibile attrazione. Primo la tragedia per Taranto di ospitare l’ex Ilva mi sono sempre occupato. Questo giornale non si è limitato a scrivere lettere aperte a due Presidenti del Consiglio, Conte e Draghi, ha sempre seguito e dato spazio a tutto quanto girasse intorno alla difficilissima convivenza tra Taranto e l’l’Ilva, con il suo carico di veleni mortali. Secondo la lettura della toccante intervista fatta dall’Agenzia Askanews al regista Giulio Mastromauro. Da manuale.

Ne estrapolo le parole che, a mio parere, meglio sintetizzano descrittivamente Bangarang, che -come spiega il regista- “è un termine giamaicano che vuol dire ‘caso, disordine, casino, mi sembrava che calzasse a pennello con l’idea di film che volevo realizzare”. Mastromauro vuol mostrare l’energia dirompente di una generazione di bambini di Taranto, che rimangono bambini pur vivendo in una “città, dove si percepisce una presenza ingombrante, quella del complesso ex Ilva, che non ha mai smesso di depositare la sua polvere rossa sulla città”.

Ma l’approccio del regista al tema assume piena consapevolezza e maturità grazie all’incontro “con un murales gigantesco che ritrae Giorgio Di Ponzio, morto a 15 anni a causa di un sarcoma ai tessuti molli”.

A chi volesse leggere l’intervista completa consiglio la lettura del reportage di Askanews.

Chiudo, prendendo in prestito dai bambini di Taranto il loro ottimismo a prescindere, esprimendo la speranza che, dove hanno fallito lettere aperte e tonnellate di articoli (mi riferisco ovviamente a tutto quanto scritto e detto in materia), un film -con la forza travolgente di quelle creature innocenti, destinate a pagare a caro prezzo gli errori altrui- possa scuotere gli animi e le coscienze di chi potrebbe risolvere e non lo fa “in tutt’altre faccende affaccendato a questa roba morto e sotterrato“.

Non potevo che chiudere prendendo in prestito questi pochi versi dalla poesia Sant’Ambrogio di Giuseppe Giusti.

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