Il caffè con il lettore

Giovanna Pedretti , oggetto di odio mediatico, è stata ritrovata morta, E’ suicidio, per cui propendono gli inquirenti, o c’è ben altro?

Gianvito Pugliese

Oggi, tornando per un attimo nei confini nazionali gli argomenti era due: o il presunto suicidio della ristoratrice Giovanna Pedretti, che non convince del tutto, o il commento di un editoriale del direttore de Il Riformista dal titolo accattivante: “Basta con gli amichetti, solo sorelle e cognati“.

M’induce a parlare del primo, anzitutto il soggetto che si presta a conversazioni e confronto di opinioni, ma anche perché è un tema che ci permette di affrontare un fenomeno di costume importante come i social. Il secondo, che vi assicuro è simpaticissimo, è però politica e ho già visto le vostre facce, care/i ospiti del caffè… quando ho appena pronunciato un tema politico. Lo so la politica attuale fa letteralmente schifo, ma nascondere l’immondizia sotto il tappeto non è mai stato proficuo.

Comunque Pedretti, povera nobile d’animo e di sentimenti, vince Renzi tre a zero e si aggiudica il diritto ad essere il tema del dibattito.

Il fatto è noto e lo riassumiamo in breve. Giovanna Pedretti, titolare di un ristorante a Sant’Angelo Lodigiano, risponde sui social alla recensione negativa di un cliente perché ai tavoli vicini c’erano due ragazzi gay ed un disabile in carrozzella. La risposta è chiara: i ragazzi non hanno dato scandalo in alcun modo e omosessuali o diversamente abili sono ospiti graditi; intolleranti, omofobi e peggio ancora soggetti disturbati dalla presenza di diversamente abili sono assolutamente sgraditi nel suo ristorante e pregati di non frequentarlo.

Nulla di ché, in fondo. La risposta sensata e corretta a dichiarazioni di inaudito squallore. Ma si scatenano i leoni della tastiera, che da bulli cybernauti, quali sono, agiscono sempre in gruppo, da soli non hanno neanche il coraggio di starnutire. Non potendo accusarla per i contenuti, confessando così di essere omofobi e schifosamente adulatori della pura razza ariana, l’accusano di aver pubblicato una fake news per farsi pubblicità. Sono tanti e decisi a colpirla duramente.

La Pedretti viene sentita il giorno prima della sua morte, in veste di “potenziale vittima”, dai Carabinieri che stanno cercando di identificare i molestatori seriali. Ma lei non ha sospetti o elementi che possano aiutare.

E arriva il colpo da 90. Si schierano dalla parte dei leoni della tastiera il food blogger Lorenzo Biagiarelli e la compagna influencer e “giornalista”, Selvaggia Lucarelli, che accusano la Pedretti di aver inventato per farsi pubblicità.

La Pedretti, o meglio il suo cadavere, verrà ritrovato domenica sulle rive del Lambro. Secondo l’autopsia è morta per annegamento e superficiali erano i i tagli che hanno procurato ferite oltre che ai polsi e a un braccio, anche a una gamba e al collo. Se li è procurati nell’annegamento? Ha avuto una colluttazione o un aggressione culminata col suo annegamento?

Gli inquirenti propendono per un suicidio causato dal stress della gogna mediatica ed hanno aperto un fascicolo per identificare i sospetti di istigazione al suicidio.

Come Voi ben sapete non sono assolutamente un complottista, teorie che rifiuto totalmente, ma non escluderei a priori l’omicidio della Pedretti. Gli odiatori della rete non sempre si limitano agli attacchi concentrici sul web, talvolta le loro minacce ed aggressioni verbali non rimangono tali e si tramutano in qualcosa di molto più concreto e palpabile.

Omicidio o suicidio istigato, sta di fatto che Giovanna Pedretti, un animo nobile e caritatevole, è morta vittima della gogna mediatica. Un fenomeno di bullismo cybernetico che colpisce un’infinità di giovani, di solito più fragili, e di persone adulte ree di non pensarla come i bulli-leoni della tastiera e quell’atra razza infame degli/delle influencer che vivono alla grande grazie, come ha scritto qualcuno, ad una gran massa di deficienter, che gli/le hanno elevati a simbolo e modello comportamentale. Il Vangelo del terzo millennio non è più quello di Luca, Giovanni, Matteo… ma quello dell’influencer di moda.

Sono fenomeni che non possono essere trascurati, che meriterebbero l’attenzione del legislatore, delle Forze dell’Ordine e di quanti si occupano di costume e di vita sociale. Giovanna Pedretti in un modo o nell’altro è, comunque, la vittima sacrificale sull’altare dei social e la cosa, francamente, fa schifo ed è davvero ripugnante,

Il grosso problema e che ci stiamo talmente abituando ai morti a Gaza, in Ucraina, tra gli Houthi e in tante parti del mondo, dove si combattono guerre oscure, ma non perciò meno spietate, che Giovanna Pedretti finisce per essere un numero fra le migliaia di morti di oggi sotto le bombe.

Dovevamo uscire dal Covid migliori (lo auspicò Papa Francesco), a parte che non ne siamo ancora usciti e non sappiamo né se ne quando ne usciremo, ho la brutta sensazione che siamo usciti dalla fase più acuta e pericolosa della pandemia ancor più disumanizzati di prima.

A domani.

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Odio in rete e gogna mediatica

Caso Pedretti, i risultati dell’autopsia: la ristoratrice è morta per annegamento.

Sul cadavere della donna erano presenti diverse ferite in più punti che, da quanto emerso, erano superficiali e non sufficienti a causarne la morte. Il giorno prima del decesso era stata convocata dai carabinieri come “potenziale vittima”

Caso Pedretti, i risultati dell'autopsia: la ristoratrice è morta per annegamento

Tg3Giovanna Pedretti, RistoratriceCondividi

La morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano trovata senza vita domenica scorsa nel Lambro dopo le aspre polemiche seguite a una recensione online accusata di essere un fake, è probabilmente avvenuta per annegamento. E’ quanto emerge dai primi risultati dell’autopsia che si è svolta nel pomeriggio nell’Istituto di Medicina Legale di Pavia. Sul cadavere erano presenti ferite oltre che ai polsi e a un braccio, come già riscontrato, anche a una gamba e al collo. Ma dall’autopsia è emerso che i tagli erano superficiali.

Pedretti il giorno prima del decesso era stata convocata dai carabinieri come “potenziale vittima”

Oggi è peraltro emerso che la Pedretti, il giorno prima del decesso, venne convocata dai carabinieri di Sant’Angelo Lodigiano come “potenziale vittima” del reato di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa” in relazione alla recensione pubblicata su Google. E che in quell’occasione i militari dell’Arma non fecero nessuna contestazione alla ristoratrice.

I carabinieri hanno spiegato in una nota che il “colloquio” è durato “pochi minuti” durante i quali la ristoratrice ha confermato il contenuto della recensione e ha spiegato di non essere in grado di fornire ulteriori dettagli per poter risalire all’identità “dell’anonimo cliente”.

Le ipotesi sulla morte della donna sono state finora incentrate sul suo suicidio come reazione per aver subito una “tempesta” di commenti sgradevoli sui social media per la recensione presumibilmente falsa che aveva scritto, secondo alcuni per fare pubblicità alla sua pizzeria vicino a Lodi. Pedretti aveva pubblicato una recensione su Facebook in cui redarguiva un cliente che si era lamentato per aver mangiato nel suo locale seduto accanto a una coppia gay e a un ragazzo su una sedia a rotelle, ottenendo molti consensi. 

Dopo il post e la risposta ripresa da diversi media, la 59enne era stata accusata – sempre sui social – dal food blogger Lorenzo Biagiarelli, e dalla compagna di quest’ultimo e collega influencer, oltre che giornalista, Selvaggia Lucarelli, di aver inventato tutto solo per farsi pubblicità. Domenica 14 gennaio, la donna è stata trovata morta nel fiume non lontano dalla pizzeria. 

La Procura di Lodi ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio in relazione alla morte della Pedretti.

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Sant’Angelo Lodigiano in lutto

L’ultimo saluto a Giovanna Pedretti: in chiesa mille persone, fuori proteste contro la stampa

Don Enzo Raimondi, che ha celebrato le esequie con tutti i parroci di Sant’Angelo, all’arrivo della bara in chiesa ha detto: “Non è il clamore mediatico che ci riunisce qui ma l’amicizia con Giovanna e la vicinanza ai familiari. Siamo qui per lei”

Dentro la chiesa una grandissima partecipazione, fuori la voglia di esternare ancora la rabbia per quanto accaduto. Questi i funerali di Giovanna Pedretti, laristoratrice 59enne, trovata morta 8 giorni fa sul greto del fiume Lambro.

Circa un migliaio di persone hanno preso parte oggi alle 10 alle esequie della donna che, nei giorni precedenti, aveva ricevuto lodi per aver risposto a tono ad una recensione di un cliente che si lamentava di aver mangiato nel suo locale – la pizzeria ‘Le Vignole’ di Sant’Angelo Lodigiano – con a fianco due omosessuali e un disabile e poi era stata accusata sui social proprio di aver inventato quella recensione solo per farsi pubblicità.

Ad accompagnare la bara, sulla quale sono incise delle farfalle che volano, la figlia Fiorina e il marito Aniello D’Avino, mentre fuori dalla chiesa è comparso uno striscione con su scritto: “Stampa e TV: rispettate alla famiglia e non fatevi vedere più”.

E proprio contro l’accanimento della stampa e soprattutto dei commenti sui social si è rivolto, in maniera forte e chiara, il parroco don Enzo Raimondi durante l’omelia funebre: “Quante note stonate abbiamo dovuto ascoltare in questi giorni. Da un parte il dolore di chi si è sentito attaccare, una persona che ha sempre fatto qualcosa per rendere questo mondo migliore. Dall’altra il giudizio sommario di chi parla senza sapere. Di chi costruisce castelli di carta, di chi dove anche c’è del bene, pensa ci sia un tornaconto”.

“Ora c’è una famiglia che chiede silenzio – ha continuato don Raimondi – abbiamo vissuto l’invadenza, l’insistenza del diritto d’informazione, l’arroganza di chi pensa di poter distruggere. Ricordiamo l’onestà e la generosità di Giovanna. Un errore forse ha fatto Giovanna: aver per un attimo pensato che, oltre agli estranei accusatori che hanno dubitato di lei, potessimo aver dubitato di lei anche noi che la conoscevamo. Bisogna impedire ai leoni di tastiera di distruggere tutto. Ma come impedire ai leoni di tastiera di riversare impunemente sempre il loro odio e la cattiveria gratuita nella rete su chiunque, dimenticando il potere distruttivo che hanno semplici parole ben significato dalla nota massima, ne uccide più la lingua che la spada? Ora è il momento del silenzio”. 

“Come impedire ai leoni di tastiera di riversare impunemente sempre il loro odio e la cattiveria gratuita nella rete su chiunque, dimenticando il potere distruttivo che hanno semplici parole”?

don Enzo Raimondi, parroco di Sant’Angelo Lodigiano

Lo striscione esposto all'entrata della basilica di Sant'Angelo Lodigiano per l'ultimo saluto a ristoratrice Giovanna Pedretti,

AnsaLo striscione esposto all’entrata della basilica di Sant’Angelo Lodigiano per l’ultimo saluto a ristoratrice Giovanna Pedretti,

Nella vicenda di Giovanna Pedretti “c’è il giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi parla senza sapere, senza conoscere”, ha aggiunto ancora il parroco. “Il rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni. Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c’è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra”.

La famiglia – che ha chiesto espressamente ai giornalisti di non essere presenti alle esequie – ha lanciato un appello a “non inviare fiori” ma piuttosto a “devolvere l’equivalente in offerte alla Casa di Riposo di Sant’Angelo Lodigiano o all’Associazione Genitori e Amici dei disabili e Gruppo il Maggiolino”.