Viva la Cassazione (per una volta)

Anche il puro e semplice bacio imposto è violenza sessuale

Gianvito Pugliese

Sentenza esemplare della Suprema Corte di Cassazione.

Obbligare la moglie a farsi baciare (a più forte ragione un’estranea) configura il reato di violenza sessuale.

Lo ha deciso la Cassazione che rigetta il ricorso dell’autore del gesto confermando la sentenza di condanna in appello nei confronti di P.S.N. pronunciata dalla Corte d’Appello di Messina.

La sentenza della Cassazione è estremamente chiara e non lascia spazio a fronzoli ed interpretazioni forzate. 

Nelle motivazioni, si sostiene che “è evidente la consumazione di questo reato in quanto l’imputato ha stretto il viso della vittima bloccandola per imporle il bacio sulla bocca e, contemporaneamente, e, nonostante la resistenza oppostagli, le ha impedito di sfuggire alla sua presa“, E tanto nonostante fosse a conoscenza delle intenzioni della donna di porre fine al rapporto ed allontanarsi da lui. 

Il ricorrente aveva sostenuto che non ci sarebbe stata “una vera e propria violenza fisica e verbale”. La Cassazione, già dissente e rammenta che, in base ad una consolidata giurisprudenza, “non occorre che la violenza sia di forma o veemenza particolare o, men che meno, brutale e aggressiva, potendo manifestarsi anche come sopraffazione funzionale e limitata alla pretesa dell’assalto”.

Aggiunge che resta “irrilevante il fine del bacio che era un tentativo di riconciliazione con la vittima – come aveva sostenuto il ricorrente – perché a pesare è solo l’indubbia volontà di compiere un atto invasivo e lesivo della libertà sessuale della vittima non consenziente”.

I giudici della Cassazione si soffermano anche sul contesto di violenza in cui è avvenuto l’episodio del ‘bacio rubato’ da parte dell’imputato. Gli è stata confermata la condanna a due anni di reclusione per sequestro di persona, lesioni aggravate e maltrattamenti, nonché per l’episodio del bacio. 

Una sentenza esemplare, che arriva il giorno dopo la scoperta che un pensionato ottantenne aveva ucciso con quattro o più coltellate la moglie, una sessantenne ucraina, che si era rifiutata di avere un rapporto sessuale.

Ciò che deve cambiare è la cultura di questo Paese. Siamo bravi a deridere e disprezzare i talebani per il loro comportamento nei confronti delle donne. L’ultima è che il Afghanistan le donne da qualche giorno non possono camminare per strada se non sono con un uomo. Non arriviamo certo a cose simili, ma in fondo la violenza nei loro confronti, altro non è che la presunta idea della propria superiorità sull’altro, del diritto legittimo d’imporre, se occorre con la forza, i propri desiderata, che si concretizza in violenza sessuale, quando non in violenza domestica o finanche in femminicidio. E’ la concretizzazione di quel considerare se stesso essere superiore e la donna essere inferiore, con tutto quel che consegue. E molto probabilmente uno psichiatra ci spiegherebbe che queste manifestazioni di ego sproporzionato altro non sono che la reazione di individui frustrati ed incapaci, che non vogliono ammettere il loro stato e scaricano tutto il livore contro l’umanità che non li capisce e non li valorizza nei confronti dell’essere più indifeso che hanno vicino o semplicemente incontrano casualmente. Vigliacchi che contano di non essere mai pescati, mai denunciati perché la vittima per svariate ragioni, secondo questi abietti individui non ha interesse a denunciarli.

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