L’Alaska nelle mire di Mosca

Il presidente Putin accende la fiamma nazionalista con un provocatorio decreto sulla “protezione” dei territori persi

Rocco Michele Renna

In un audace mossa politica, il presidente russo Vladimir Putin ha recentemente firmato un decreto che ha scatenato una serie di reazioni controverse e accese polemiche in tutto il mondo. La decisione, presa in piena campagna elettorale mentre la Russia si prepara per le elezioni presidenziali di marzo, riguarda la ricerca, registrazione e protezione delle proprietà russe all’estero, inclusi i territori ceduti dall’impero russo e dall’Unione Sovietica.

Uno degli aspetti più dibattuti di questo decreto è la possibile rivendicazione della Russia su territori storici, tra cui l’Alaska, venduta agli Stati Uniti nel 1867. La mossa ha già sollevato preoccupazioni su possibili tensioni internazionali e ha alimentato il nazionalismo russo, specialmente tra gli ultranazionalisti che vedono la decisione come un passo verso una nuova era di espansione territoriale.

Secondo il magazine statunitense Newsweek, il decreto è stato firmato il 17 gennaio scorso, ma la sua ambiguità solleva interrogativi sulle reali intenzioni del Cremlino. L’Institute for the Study of War (Isw) mette in guardia sul fatto che i parametri della “proprietà russa attuale o storica” non sono chiari, suggerendo che il Cremlino potrebbe utilizzare questa mossa per esercitare soft power nei paesi post-sovietici e nelle nazioni confinanti, destabilizzando le regioni coinvolte.

La firma del decreto è stata accolta con favore soprattutto dagli ultranazionalisti russi, noti per il loro sostegno a politiche assertive e persino aggressive. I blogger pro-guerra, che hanno guadagnato popolarità negli ultimi due anni durante il conflitto con l’Ucraina, vedono il documento come un segnale di preparazione per nuovi conflitti, compresi gli Stati Uniti. Un canale Telegram con oltre mezzo milione di iscritti ha suggerito sarcasticamente di “cominciare con l’Alaska”, mettendo in risalto la tensione crescente tra le potenze mondiali.

La lista dei territori menzionati nei desideri di rivendicazione russa è ampia e include la Bessarabia, il Granducato di Finlandia, l’Armenia, l’Azerbaigian, gran parte dei paesi baltici e una quota significativa della Polonia. Sebbene molti considerino queste rivendicazioni come privi di fondamento, la reazione degli ambienti ultranazionalisti riflette un orientamento revanchista profondo che potrebbe influenzare notevolmente la politica interna russa.

La firma del decreto è stata particolarmente sorprendente considerando che Putin aveva precedentemente evitato di mettere in discussione l’acquisto dell’Alaska, depennando l’argomento dalla lista dei temi rilevanti. Tuttavia, la sua inclusione in questo decreto potrebbe essere un segnale di una strategia più ampia volta a rafforzare il nazionalismo russo e consolidare il sostegno interno, specialmente in vista delle elezioni presidenziali imminenti.

In conclusione, la mossa di Putin di firmare questo provocatorio decreto ha sollevato interrogativi sulle reali intenzioni della Russia e ha acceso la fiamma del nazionalismo. Mentre molti osservatori sottolineano la mancanza di fondamento delle rivendicazioni territoriali, la reazione degli ultranazionalisti suggerisce che il presidente russo potrebbe aver trovato una mossa politica capace di affascinare il corpo elettorale e garantirsi un ulteriore sostegno dopo le elezioni presidenziali.

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