Il caffè con il lettore

Un attacco sguaiato e moralmente squallido a Corrado Augias suggerisce una risposta ferma e richiederà approfondimenti sull’editoria dell’informazione.

Gianvito Pugliese

Il Giornale, nella sua versione online, pubblica alle 17,58 del 17 novembre u.s. un articolo a firma di Lorenzo Grossi dal titolo: “Dopo gli insulti, ora Augias ritorna subito in Rai“. È buona regola tra giornalisti, un po’ per deontologia professionale, un po’ per consuetudini tradizionali, non interferire nelle scelte ed i comportamenti. ma anche negli scritti o nei servizi altrui, cioè di colleghi. Oggi la violerò, ed il mio maestro da lassù mi perdonerà, legittimato dal fatto che il primo a violarla è stato proprio il citato articolista.

In sintesi Corrado Augias, secondo Grossi, non avrebbe fatto “esattamente una bella figura“ dal momento che, in una intervista ad Aldo Cazzullo pubblicata dal Corriere della Sera, lo stesso Augias avrebbe dichiarato “che avrebbe lasciato definitivamente la Rai dopo “appena” 63 anni consecutivi perché non si riconosceva più in una televisione pubblica basata su “troppa improvvisazione, oltre a troppi favoritismi”. E, dunque avrebbe “a quasi 89 anni di età,“ proseguito il proprio lavoro su La7. Ma ora, ad una decina di giorni dall’intervista, si apprende che Corrado Augias presenterà altre 20 puntate di una trasmissione ancora per la Rai.

Sembrerebbe una barzelletta o una notizia apparsa su Lercio: e invece è proprio così“, Visto che il collega Grosso ha nominato Lercio, verrebbe spontanea (direbbe Lubrano) una battuta pesante. Me ne astengo.

Prosegue l’articolista de Il Giornale: ”A memoria d’uomo, non si ricorda un dietrofront così repentino e – in più – senza la manifestazione di pubbliche scuse dell’interessato …” visto che “L’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, ha ricevuto Corrado Augias chiedendogli di assicurare la terza edizione del fortunato programma la ‘Gioia della musica’, nonostante il suo passaggio ad altra emittente“. Il giornalista ha accettato di buon grado la cortese richiesta dell’ad.

Grosso, dopo una dichiarazione che non riesce a celare la palese invidia, al limite del livore, per “l’epurato Corrado Augias. che nel giro di due settimane è così passato dal rischio atroce di restare mestamente disoccupato alla soglia dei 90 anni a ottenere ben due programmi televisivi per due aziende diverse” si avvia a concludere con una filippica, che mette dentro alle “epurazioni, che tali non sono”… “Fazio, Saviano, Annunziata, e ora anche Augias” e si dichiara ansioso di ascoltare Fazio “sproloquiare di “Tele-Meloni” – o altre sciocchezze del genere – per ricordagli in tre secondi di orologio la figura barbina del suo illustre idolo intellettuale. L’espressione “sputare nel piatto dove si mangia” è forse fin troppo riduttiva per poterla applicare a Corrado Augias.

Ora due o tre considerazioni sono assolutamente d’obbligo. Grosso, la cui finezza nello scrivere lascio giudicare ai lettori, dovrebbe fare attenzione a non cadere in palesi contraddizioni. Di che dovrebbe chiedere scusa Augias? E’ l’Ad Rai, il meloniano di ferro Sergio, a pregarlo, invitarlo, chiedergli, come preferite, di completare quel ciclo di venti trasmissioni. Non è Augias che lo ha chiesto. Nessuna “retromarcia”, fulminea o altro, caro scandalizzato Grosso, prova a ragionare: poteva essere tale se fosse stato Augias a pietire il posticino al sole, come i soggetti in fila per una comparsata, con in tasca la foto da esibire del proprio padre con tanto di fez e camicia nera. Ma al “figlio prodigo” Augias, come lo chiami tu, ribadisco è stato chiesto di portare in porto il suo programma sulla musica. Allora chi ha fatto il dietrofront Augias o Sergio, che fino a dieci giorni fa Augias lo ignorava a piè pari. Lo dice il tuo articolo non io, che dal momento che ne sono capace ci ragiono e traggo le conseguenze.

La cosa più paradossale è che invece di tacere sul suicidio della Tv pubblica di Sergio, che qualcuno oggi chiama Tele-Meloni, che gli ha fatto perdere il format “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, unica trasmissione in attivo e da ascolti stratosferici, facendone costoso e prezioso dono prenatalizio alla Nove, il Giornale, che dovrebbe avere il pudore di far scordare alla gente che grazie alle epurazioni attuali la Rai è crollata nei dati Auditel ed è stata superata per la prima volta da Mediaset, che guarda caso, giochetti di facciata a parte ha lo stesso editore del Giornale, “l’interesse privato in atti d’ufficio” è dietro l’angolo, si permette di ricordare con orgoglio e gioia che Fabio Fazio non è più in Rai.

Che dire complimenti…… per cosa? Non lo dico, tanto lo sanno meglio di me i miei lettori adusi a ragionare e non ad essere un branco di pecoroni. Sul tema dell’editoria nell’informazione occorre proseguire ed approfondirne lo stato.

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