Il caffé con il lettore

Lettera aperta a Rita Dalla Chiesa, ritratta in copertina con l’Amico Francesco Paolo Sisto

Gianvito Pugliese

Gentilissima Rita Dalla Chiesa. Questa lettera aperta, che scrivo dalle pagine del quotidiano online che dirigo, è destinata alla Collega giornalista di valore, ma prima ancora alla figlia di un eroe, dico meglio un martire. Perché suo padre fu martirizzato da mafiosi per la sua onestà, la sua incapacità di scendere a compromessi la sua integrità morale, il suo indomabile senso di giustizia.

Mi spiace rammentarle quegli atroci momenti che è stata costretta a vivere. In un rapido sguardo sul suo account Facebook da dove ho tratto l’immagine in copertina, la foto di lei ragazza che guarda con amore e ammirazione in su verso suo padre, mostra più sentimenti di quanto il più grande dei poeti possa esprimere con un suo componimento.

Non alla parlamentare, dunque, mi rivolgo. Mi ha francamente turbato. volevo scrivere “fatto ribrezzo”, ma -pur aderente alla verità- capisco che sia una espressione troppo forte, che un quotidiano della famiglia Berlusconi abbia usato, per descrivere la sua reazione alla trasmissione Report del suo e mio Collega Ranucci sull’eredità del suo fondatore e padrone, questo titolo: “Coperto di ridicolo”. Dalla Chiesa asfalta Ranucci: cosa è successo (msn.com). Gentili lettrici e lettori, Cliccando sul titolo si aprirà l’articolo che potrete così comodamente leggere,

Non pretendo che tutti i miei modesti scritti siano virali, a dirla tutta neanche m’interessa. Mi permetta di spiegarLe perché l’attribuzione del termine “asfaltato” ad un’azione compiuta da Lei, dalla Collega giornalista, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, mi ha fatto venire i brividi. Non esagero.

Il perché lo trova nel mio editoriale del 17 ottobre scorso. Riporto qui un passaggio per sintetizzare e non costringere alla lettura completa: “,,,ma è bene sapere che, quasi certamente inconsapevolmente e senza averne coscienza, si esalta in realtà una terrificante pratica mafiosa: l’occultamento del cadavere dell’ucciso ricoprendolo di terra in una strada che sta per essere asfaltata“.

Ed a seguire ““Chill l’avimm asfaltat” significa che, dopo averlo ucciso, o peggio ancora moribondo, hanno seppellito la povera vittima li dove, a brevissima distanza temporale, sarebbe stato completato il tratto di pavimentazione stradale, occultando così per sempre il corpo della vittima: una crudele vendetta anche dopo la morte”.

Ora che quel termine sia usato -magari in buona fede e per pura ignoranza- per indicare una Sua azione, personalmente lo trovo inaccettabile e me ne dolgo per Lei.

Non credo, ma se volesse replicare o semplicemente aggiungere una Sua considerazione sono a Sua completa e totale disposizione e sarò lieto di ospitare una penna di tale valore. La ossequio.

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