Asfaltato: è sempre corretto l’uso del termine?

Analisi dell’uso di un intercalare molto comune nei titoloni dei giornali

Gianvito Pugliese

Chi mi conosce bene da che per natura sono poliedrico. Poi, com’è naturale, in molte delle mille cose diverse in cui mi sono cimentato sono riuscito dove meglio e dove, al contrario, peggio.

Ed oggi questo editoriale è un blitz in materie che normalmente non mi sono di uso quotidiano: la semiologia e la semiotica, ovvero l’uso nel linguaggio di segni ovvero l’approfondimento dei significati.

Faccio ricorso alle due principali fonti di studio del linguaggio per capire, spero col Vostro aiuto, care lettrici e gentili lettori, se l’uso o forse dovrei scrivere l’abuso del termine “asfaltato” sia corretto o meno.

Certo è più che corretto se parliamo di una strada, che può essere costruita in diversi modi, vedi ad es. con l’uso dei sanpietrini, ma prevalentemente o è asfaltata o sterrata.

Ma quando mi sono chiesto se se ne facesse grave abuso ho fatto riferimento a quanto leggo quotidianamente spesso nei titoloni di giornali diretti da Colleghi di tutto rispetto (diversi, non tutti). Ormai è quello che un tempo si sarebbe chiamato refrain (ritornello) di una canzone in voga ed oggi tormentone. “Tizio ha asfaltato Caio” in alternativa “Caio è stato asfaltato da Tizio”.

Generalmente ci si riferisce a soggetti comparsi in animati talk show televisivi o di radio accorsate (che stanno vivendo il loro momento di gloria), novelle arene per gladiatori verbali, in cui uno dei due, a giudizio dell’articolista o del commentatore radio-televisivo ha praticamente stravinto prevalendo sull’altro.

In qualche caso si è arrivati ad usare quella frase trita e ritrita anche per indicare l’esito di scontri tra giornalisti, ovvero tra le tesi diverse sostenute nel pezzo di ciascuno. Qui lo trovo particolarmente aberrante, per il semplice motivo che informarsi decentemente significa leggere sullo stesso argomento le diverse posizioni espresse.

Allora chiediamoci, Voi ed io, ma è corretto usare quel termine attribuendogli quel significato non di pavimentazione stradale, ma di essere prevalsi sull’avversario.

Direi assolutamente di no e mi spiego. Con “asfaltato” si vuole dare l’idea di qualcuno che ha talmente stravinto e distrutto l’interlocutore che su di lui si può stendere un velo od uno strato di asfalto.

Ebbene, so che a nessuno passerà per la testa di usare termini più consoni dopo questo pezzo, ma è bene sapere che, quasi certamente inconsapevolmente e senza averne coscienza, si esalta in realtà una terrificante pratica mafiosa: l’occultamento del cadavere dell’ucciso ricoprendolo di terra in una strada che sta per essere asfaltata.

“Chill l’avimm asfaltat” significa che, dopo averlo ucciso, o peggio ancora moribondo, hanno seppellito la povera vittima li dove, a brevissima distanza temporale, sarebbe stato completato il tratto di pavimentazione stradale, occultando così per sempre il corpo della vittima: una crudele vendetta anche dopo la morte.

Probabile che chi ha usato quell’intercalare, come lo definirebbe un semiologo, non si sia mai reso conto di quest’ultimo aspetto, ma temo che anche se oggi lo comprendesse non desisterebbe dall’uso di una frase sciocca, ma certamente di effetto. La terminologia mafiosa è usata con troppa disinvoltura.

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