Il caffè con il lettore

L’attacco all’avamposto Usa Torre 22 (in copertina) con tre soldati morti e dozzine di feriti è motivo di seria preoccupazione.

Gianvito Pugliese

Buon inizio settimana alle/gli ospiti dell’approfondimento di oggi ed a tutte/i le/i lettrici/ori. Le notizie dal mondo non sono delle migliori.

Militanti sostenuti dall’Iran ieri hanno colpito un “remoto avamposto conosciuto come Torre 22 vicino al confine nord-orientale della Giordania con la Siria americana” provocando l’ “uccisione di tre soldati americani e il ferimento di altre dozzine“.

Nello specifico un solo drone è sfuggito ai meccanismi di autoprotezione dell’avamposto e, anziché essere abbattuto all’esterno è esploso all’interno dell’avamposto provocando quella carneficina.

I repubblicani hanno subito chiesto a Joe Biden di “difendere i soldati americani” rispondendo al fatto drammatico con un attacco diretto all’Iran. Proposta che Biden ha respinto, ritenendola avventata ed idonea a provocare una vera e propria guerra con l’Iran.

Da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas, dopo i fatti del 7 ottobre, “le forze americane in Medio Oriente sono state attaccate più di 150 volte da forze appoggiate dall’Iran in Iraq, Siria, Giordania e al largo delle coste dello Yemen“. Comunque, si è sempre trattato di attacchi “minori” e ” ciò ha concesso a Biden lo spazio politico per distribuire le ritorsioni statunitensi, infliggendo costi alle forze appoggiate dall’Iran senza rischiare una guerra diretta con Teheran“.

Il senatore repubblicano Tom Cotton: “Ha lasciato (ndr. Biden) le nostre truppe come bersagli faciliL’unica risposta a questi attacchi deve essere una devastante ritorsione militare contro le forze terroristiche iraniane, sia in Iran che in tutto il Medio Oriente“. Ed il deputato repubblicano Mike Rogers, presidente del comitato di supervisione militare degli Stati Uniti alla Camera dei Rappresentanti: “È ormai tempo che il presidente Biden ritenga finalmente il regime terrorista iraniano e i suoi delegati estremisti responsabili degli attacchi che hanno compiuto“. E la ciliegina sulla torta la mette Donald Trump per cui l’attacco subito è “conseguenza della debolezza e della resa di Joe Biden“. Trump non dimentica nemmeno per un attimo di essere in campagna elettorale. Conta solo colpire Biden, se faccia bene o male al Paese non importa.

Ma insoddisfazione c’è anche da parte democratica, anche se più raffinata ed articolata. La deputata democratica Barbara Lee, preoccupata che la strategia di Biden di contenere il conflitto Israele-Hamas a Gaza stesse fallendo: “Come vediamo ora, la situazione sta andando fuori controllo. Sta cominciando a emergere come una guerra regionale, e sfortunatamente gli Stati Uniti e le nostre truppe sono in pericolo“, ed ha concluso rinnovando l’ appello per un cessate il fuoco da parte di Israele nella Guerra palestinese.

Ai repubblicani risponde, a muso duro, il deputato democratico Seth Moulton, che -riferisce la Reuters- ha servito quattro missioni in Iraq come marine: “la deterrenza è difficile; la guerra è peggioPer i falchi pollo che chiedono la guerra con l’Iran, stai facendo il gioco del nemico e mi piacerebbe vederti mandare i tuoi figli e le tue figlie a combattere… Dobbiamo avere una risposta efficace e strategica alle nostre condizioni e secondo la nostra tempistica“.

Gli esperti sono tutti decisamente contrari alle proposte repubblicane che bocciano come becera propaganda elettorale. Jonathan Lord, direttore del programma di sicurezza per il Medio Oriente presso il Center for a New American Security, ritiene che, colpire direttamente all’interno dell’Iran, metterebbe in seria difficolta a Teheran il regime, minacciandone la sopravvivenza ed aggiunge: “Quando fai le cose apertamente rappresenti una grande escalation per gli iraniani “. Dello stesso avviso Charles Lister del Middle East Institute, con sede a Washington, secondo il quale una risposta proporzionata ed adeguata sarebbe colpire duramente i militanti sostenuti dall’Iran e non l’Iran stessa, aggiungendo: “Quello che è successo questa mattina è stato di un livello completamente diverso rispetto a qualsiasi cosa abbiano fatto questi delegati negli ultimi due o tre mesi… (ma) nonostante tutti gli appelli a fare qualcosa in Iran, non vedo questa amministrazione prendere quell’esca“.

Gli esperti sottolineano che Israele ha colpito obiettivi iraniani in Siria per anni, senza dissuadere l’Iran. I quattro alti ufficiali del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane uccisi a Damasco il 20 gennaio hanno solo dato luogo a reazioni terroristiche molto più cruente, che ha pagato il popolo israeliano.

Insomma, fortunatamente c’è Biden, con tutti i suoi limiti, e non quello spostato ignorante patologico di Donald Trump. Francamente mi auguro ancora che Biden possa decidere di rinunziare a ricandidarsi e cedere il posto a Kamala Harris, elettoralmente molto più votabile, l’unica che può monopolizzare o quasi il voto delle donne e delle comunità di colore. Avrebbe più chance di vittoria e, soprattutto, più giovane e lucida, amministrerebbe meglio il Paese, per non dire che sarebbe la prima donna, e per giunta di colore, alla guida degli States.

Scusate la disgressione, torno subito al tema. Spero francamente che la campagna elettorale repubblicana, che sta facendo dell’attacco di domenica all’avamposto Torre 22 un suo caposaldo, non riesca ad infiammare gli animi della base e che non comincino pressioni di massa sulla Casa Bianca, difficili da contenere e far ragionare.

L’esperienza del giorno della befana del 2021, allorché si verificò l’assalto a Capitol Hill, voluto e aizzato da Donald Trump, che tentò il colpo di Stato per impedire l’insediamento di Joe Biden, regolare vincitore delle elezioni, ci racconta come sia influenzabile fino alla follia (ci scapparono morti) il popolo dei fans trumpisti e non mi sento di escludere che Torre 22 sia un bel fiammifero per Trump per scatenare qualche incendio, sicuramente dannoso per gli Usa, ma utile alla strategia di Trump di cavalcare il dissenso.

Chiudo esprimendo la speranza che Biden non caschi nella doppia trappola, quella degli Āyatollāh iraniani da un lato e dei Trumpisti americani dall’altro di far crescere la tensione. Una escalation di questi tempi fa presto a trasformarsi in una vera e propria guerra.

A domani.

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