Il caffè con il lettore

La giunta militare golpista del Myanmar in difficoltà

Gianvito Pugliese

Carissime/i ospiti del nostro caffè… oggi un argomento a sorpresa, che scommetto non vi aspettavate, ma che sulla stampa internazionale che conta tiene banco: le gravi difficoltà il cui si dibatte la giunta golpista del Myanmar.

Da un lato i militari del Myanmar (già Birmania), che nel 2021 hanno preso il potere con un colpo di stato ed imprigionato la presidente in carica Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, tutt’ora detenuta nel carcere di Naypyitaw grazie a condanne farlocche, stanno subendo continue sconfitte ad opera dell’Alleanza delle Tre Fratellanze, gruppi ribelli, prevalentemente di etnia cinese, decisi a riportare la democrazia nel Paese (in copertina loro soldati), dall’altro incassano l’ira della Cina per non aver saputo fermare i centri di truffa online, lungo la frontiera comune, che sono diventati un flagello nel sud-est asiatico ed operano anche nella tratta di lavoratori, anche questi prevalentemente di etnia cinese.

La Cina per la giunta golpista guidata dal generale Myint Swe è un alleato strategico e il punto principale su cui si appoggia quel regime a livello internazionale.

Ora, come ormai è noto a tutti, la Cina è piuttosto paziente e tollerante sul piano internazionale, meno al proprio interno, ma ciò che la fa inalberare. come un toro dinanzi al drappo rosso, sono le perdite economiche, anche le più lievi. Xi Jinping si gioca tutto, compresa la sua popolarità sui risultati economici e sulla crescita del Paese, che ultimamente non sono certo all’altezza del recente passato. Ed i danni provocati all’economia cinese dai centri truffa confinari, alcuni dei quali di diretta emanazione della giunta militare, non sono briciole e Jinping si comporta di conseguenza.

La Cina, tra l’altro è amica della giunta golpista, ma ancor più dell’Alleanza delle Tre Fratellanze. Ha tentato qualche mediazione, ma con scarsi effetti. Da tempo ha perso la diretta influenza sui ribelli, “i terroristi” come di chiama il generale Myint Swe, i quali ultimi si sono permessi il lusso di ingannare e sbeffeggiare i militari al potere. Sembrava che le trattative con i ribelli, auspice la Cina, fossero a buon punto, i militari hanno abbassato la guardia e l’Alleanza con altri cinque gruppi ribelli a supporto, hanno sferrato un attacco micidiale dando vita ad una brigata unificata che dispone di una quantità di droni impressionante.

La Cina d’altra parte non può ignorare che oltre 20mila cinesi ad ottobre scorso risultavano detenuti in oltre 100 complessi di frode nel nord del Myanmar, dove i lavoratori, molti dei quali vittime di tratta, sono costretti a frodavano sconosciuti su Internet. Centri che in realtà operano indisturbati, spesso protetti dai militari al potere.

L’esercito del Myanma, noto come Tatmadaw, governa il Paese dopo il colpo di stato del 2021 ed e i suoi soldati sono temuti per la loro brutalità e le tattiche della terra bruciata, la distruzione totale dei paesi che si ribellano. Ha imprigionato ed ucciso manifestanti e seguaci di Aung San Suu Kyi e tanto non è di certo stato dimenticato dal popolo Birmano, che secondo alcuni osservatori attende solo un altro indebolimento dell’esercito per scatenare la controrivoluzione e riportare la democrazia nel Paese.

Il generale Myint Swe minaccia violente reazioni e stragi per fermare i ribelli attuali e futuri, ma urla troppo, come chi sa di non essere né creduto, né credibile.

Una cosa è certa: si è infilato in un bel cul de sac e non so proprio come potrà uscirne.

Come vedete, care/i amiche/ i i focolai di guerra e di violenza sono tanti, troppi e poco noti, L’Ucraina e la Palestina sono tragedie immani, ma nel resto del mondo ci sono guerre tribali, fratricide di una ferocia inaudita che ignoriamo totalmente, e non è buona cosa.

A domani.

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