Erdogan, il mediatore, equidistante tra Israele e Gaza

Dopo aver “Invitato entrambe le parti alla moderazione”, il presidente turco Erdogan ha proposto con forza la soluzione dei due Stati, senza dei quali non ci sarà mai pace

Gianvito Pugliese

I rapporti tra Ankara e Gerusalemme-Tel Aviv, lo Stato ebraico dichiara Gerusalemme capitale, ma la maggior parte degli stati del mondo riconoscono come capitale d’Israele Tel Aviv, tornati alla cordialità diplomatica dopo anni di tensioni per accuse reciproche, dono a rischio dopo l’attacco di Hamas e la durissima risposta d’Israele nella striscia di Gaza.

Erdogan parla, come è costume del personaggio, senza mezzi termini: “Invito entrambe le parti alla moderazione”. Poi ha meglio precisato il suo concetto: la soluzione dei due Stati definita “necessaria” con la fondazione di uno Stato palestinese.

Un incontro tra i leader turco ed israeliano, dato per imminente, è stato rimandato a data da destinare. Ricordo che solo un anno fa è avvenuta la nomina di nuovi rappresentanti diplomatici dei due Paesi, dopo un lungo periodo in cui di rapporti diplomatici inesistenti. Erdogan, d’altra parte, è

soprannominato nella regione “re di Gazà per non aver mai fatto mancare il proprio sostegno ai 2 milioni di palestinesi schiacciati da 16 anni di embargo. Un embargo che il leader turco ha sempre definito ‘inaccettabilè e ripetutamente tentato di forzare”.

Ma i tempi cambiano e tra Erdogan e Netanyahu detta legge il comune interesse in ambito energetico. Ad esempio il grande giacimento israeliano di gas denominato “Leviatanò” passerebbe attraverso la Turchia grazie ad un gasdotto che Ankara e Tel Aviv stanno progettando di comune accordo..

Ma, interessi economici a parte, Erdogan è categorico: “Più si ritarda nella ricerca di una soluzione più la pace rimarrà un miraggio per questa terra. È importante tornare a lavorare alla soluzione dei due Stati. Non si può più rinviare la fondazione di uno Stato palestinese con i confini stabiliti nel 1967 (da risoluzione Onu ndr) con capitale Gerusalemme. Una pace giusta non ha perdenti“.

E subito la diplomazia turca ha avviato trattative ai più alti livelli con quella israeliana, coinvolgendo peraltro sia i leader palestinesi che lo stesso Anthony Blinken.

Erdogan tende ad accreditare la sua vocazione di mediatore. Come è già accaduto, anche se con scarsi risultati tra Russia e Ucraina, così oggi vuole che accada tra Palestina ed Israele.

La mia impressione e che Erdogan stia cercando di salvare capra e cavoli, ovvero gli interessi energetici ed il tradizionale sostegno ai palestinesi. Se quest’ultimo venisse tradito ne dovrebbe render conto alla politica ed alla opinione pubblica che potrebbe metterlo in croce viste le imminenti elezioni amministrative che si prevede satanno tenute entro cinque

E come per l’Ucraina anche in questo caso Erdogan è atteso da una sorta di equilibrismo diplomatico. Da un lato l’importanza di mantenere in piedi i rapporti faticosamente ricuciti con lo stato ebraico e mantenere vivo l’importantissimo piano energetico; dall’altro la necessità di agire in coerenza con il passato, e rispondere a una classe politica e a una opinione pubblica apertamente filo palestinese, pronta a metterlo alla gogna in vista delle elezioni amministrative previste entro marzo 2024.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Le email del quotidiano: direttore@lavocenews.it o info@lavocenews.it. Grazie.