Allarme Unicef: “Bambini in condizioni peggiori degli ultimi 75 anni”

La pandemia ha aggravato esponenzialmente i gravi deficit già esistenti

Gianvito Pugliese

Il rapporto dell’agenzia dell’Onu, nota come il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, in sigla UNICEF, attivo dall’11 dicembre 1946, quando fu fondato per aiutare i bambini vittime della seconda guerra mondiale, più che allarmante non si può che definire terrificante.

L’Unicef parla del Covid-19 per i bambini come della “più grande crisi globale nei nostri 75 anni di storia. La pandemia, infatti, sta mettendo in ginocchio decenni di progressi sulle principali sfide dell’infanzia, tra cui la povertà, l’accesso all’istruzione, la nutrizione ed il benessere mentale.

Sembrano numeri fantascientifici, ma sono reali e, purtroppo, concreti e tristemente noti a chi opera nel settore: 100 milioni di bambini sono precipitati in condizioni di povertà a causa della pandemia, un aumento del 10% dal 2019.

Henrietta Fore, direttore esecutivo dell’Unicef, parla esattamente di una pandemia che aggrava le condizioni, aumentando la povertà, rafforzando la disuguaglianza e minacciando i diritti dei bambini: “Da una parte aumenta il numero di bambini che soffrono la fame, che non vanno a scuola, maltrattati, che vivono in povertà o costretti al matrimonio, dall’altra diminuisce il numero dei bambini che hanno accesso a cure sanitarie, vaccini, cibo sufficiente e servizi essenziali”. Aggrava è la parola giusta, perché non è che prima del marzo 2020 la situazione fosse idilliaca, tutt’altro. Infatti “nel 2020, oltre 23 milioni di bambini hanno perso i vaccini essenziali, un aumento di quasi 4 milioni rispetto al 2019 e il numero più alto in 11 anni” si legge nel rapporto. Secondo il documento diffuso: “la malnutrizione dovrebbe colpire 9 milioni di bambini in piu’ nel 2022”.

Seguono dati davvero scioccanti per chi è dotato anche solo di un minimo di sensibilità ed umanità.

“L’80% delle scuole sono rimate chiuse durante il primo anno dell’epidemia per un miliardo e mezzo di studenti rimasti a casa. Una delle conseguenze è il rischio di crescita del lavoro minorile”.

“Anche prima della pandemia, circa un miliardo di bambini in tutto il mondo soffriva di almeno una privazione grave, senza accesso all’istruzione, alla salute, all’alloggio, alla nutrizione, ai servizi igienici o all’acqua”.

“Le problematiche di salute mentale colpiscono più del 13% degli adolescenti tra i 10 e i 19 anni in tutto il mondo. Entro ottobre 2020, la pandemia aveva interrotto o fermato i servizi critici di salute mentale nel 93% dei Paesi in tutto il mondo”. 

“Prima della fine del decennio potrebbero verificarsi fino a 10 milioni di matrimoni precoci in più a causa della pandemia”. 

E se ciò non fosse sufficiente “426 milioni di bambini – quasi uno su 5 – vivono in zone in cui il conflitto sta diventando sempre più intenso e sta colpendo pesantemente i civili e in modo sproporzionato i bambini. Le donne e le ragazze sono le più esposte al rischio di violenza sessuale legata ai conflitti. L’80% di tutti i bisogni umanitari sono determinati dai conflitti”.

“Circa 1 miliardo di bambini – quasi la metà dei bambini del mondo – vive in paesi che sono a “rischio estremamente alto” per gli impatti del cambiamento climatico”.

“Sono già 160 milioni nel mondo costretti a lavorare per aiutare le loro famiglie”.

Quando ho anticipato che stavo per diffondere dati di un “rapporto terrificante” sono stato estremamente riduttivo. Dopo averli esaminati la visione dei bambini, il nostro futuro, l’unica speranza del mondo, trasmette un messaggio “apocalittico”.

Ha regione l’Unicef a vedere nei conflitti diffusi in tante parti del globo, nel complice silenzio ed indifferenza dei media, della politica e di noi cittadini, l’origine di quasi tutti i mali che affliggono la parte migliore del mondo, forse l’unica che moralmente si salva, i bambini, gli unici innocenti che io conosca.

Ha ragione quando fotografa la pandemia come un mostro che ha aggravato una situazione già difficilissima per la vita e la sopravvivenza di una fetta consistente dei piccoli.

Ma la domanda è: “Noi cosa facciamo?”. Accantono il discorso lercio di una politica che “terrorizza” cittadini creduloni definendo “invasioni” i barconi degli emigranti che riescono ad attraversare il mediterraneo senza finire annegati. Così come voglio stendere un velo pietoso sulla disumanità di chi erge muri e fili spinati per bloccare alle frontiere, la gente più misera e sfortunata del mondo. A cosa serve parlare a chi non inorridisce e non può dormire al ricordo dell’immagine di quei corpicini che il mare, più generoso dell’uomo, ha restituito, deponendoli sulle nostre spiagge.

Sembra sia rimasto solo Papa Francesco a ricordare, almeno a chi crede, che per non aver accolto come fratelli i poveri, gli ultimi, i più sfortunati al mondo, dovremo rispondere al Signore. Ma il laico non è esentato dall’umanità, dalla generosità. dalla pietà.

Penso al mondo animale. Fatte le debite eccezioni, anche in quel regno, a cui dovremmo appartenere anche noi, i cuccioli sono protetti non solo dalle madri, ma anche dal gruppo. Non sono rarissime le immagini di una preda giovanissima che si avvicina al predatore e ne ottiene affetto e protezione. Un insegnamento senza eguali, solo che lo si voglia e lo si sappia cogliere.

Permettetemi di aggiungere, alle sacrosante considerazioni dell’Unicef sui tanti mali che affliggono il mondo minorile, una terribile verità, financo inconfessabile: “Non c’è nessuno più sordo di chi non vuol sentire”. E se la visione di quei corpicini martoriati, vivi o morti che siano, non è sufficiente a scuoterli, figuratevi se posso riuscirci io.

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