Il caffè con il lettore

L’economia del Giappone, coglie la debolezza della Cina, e si proietta a livelli stellari

Gianvito Pugliese

Care/i ospiti del caffè… continuiamo il nostro viaggio verso l’est: ieri eravamo in India ed oggi visitiamo il Giappone per un evento, imprevisto e di portata epocale.

Il Nikkei giapponese o Nikkei 225, un segmento della Borsa di Tokyo che nell’indice contiene i 225 titoli delle maggiori 225 compagnie quotate al TSE, oggi è letteralmente esploso segnando dati che non toccava dal 1989 quando chiuse a  38.915,87, mentre oggi segna 39.098,68 con un rialzo finale del 2,19%.

Comprendo che sono dati più per addetti ai lavori che per estranei a quei meccanismi. E, come me, nonostante sia stato docente nell’istituto di economia e finanza dell’Università di Bari per una dozzina d’anni, molti lettori capiranno certamente quanto sia importante l’evento, ma senza essere capaci di cogliere le sfumature in dettagli importanti. Ma le immagini di cui ho preso visione degli operatori del Nikki, che man mano che arrivavamo i dati in crescita sul tabellone, si alzavano ed applaudivano in coro come ad un concerto di una star del rock o di una nazionale di calcio o di rugby, trasmettevano la sensazione di una giornata che prometteva di essere straordinaria e tale alla fine è stata. Le manifestazioni di gioia degli operatori in maniche di camicia e cravatta mi rimarranno impresse.

E’ un epoca di dolori e di massacri. L’economia di un Paese che cresce, dove irrompe molto più del benessere, in parole povere la ricchezza per i grande come per il piccolo risparmiatore che ha provato a giocare in borsa sui titoli più forti e sicuri è uno spettacolo che davvero desta profonda gioia e commozione. Questo è uno dei momenti in cui fare il giornalista, diffondere una notizia del genere, ti ripaga di mille sacrifici e difficoltà quotidiane.

L’economia giapponese sta funzionando da qualche tempo come una macchina perfetta. Governo, parlamento, banche, attività commerciali, e finanche piccoli risparmiatori hanno agito all’unisono ed hanno remato, forte, tutti nella stessa direzione. Bravi, bravissimi, hanno saputo cogliere il momento della crisi economica della Cina, che una politica che inseguiva il benessere ma non aveva gli strumenti efficaci per conseguirlo e trattenerlo, ha portato il Paese prima in stagnazione ed ora in graduale recessione. Non è che Xi Jinping non abbia provato a reagire già quando sono cominciati a manifestarsi i primi segnali di stagnazione, ma la Cina ha sbattuto il muso nel profondo e pericoloso limite dei paesi dove vige la dittatura e l’uomo forte. Le decisioni non sono prese dai tecnici, che magari vengono pure consultati, ma conta e prevale il livello politico e la cosa è paragonabile ad un peschereccio d’altura che senza radar affronta una tempesta con mare forza 8-9 ed onde anomale di 10-12 metri di altezza. Un vero e proprio suicidio.

Mai come in economia vale l’antico detto latino “Mors tua vita mea”, la tua morte è la mia vita. Il tuo crollo fa la mia fortuna.

Francamente il Giappone meriterebbe che il mondo intero si unisse all’applauso degli operatori del Nikki. Non possiamo chiudere questa riflessione senza una precisazione che faccio più per ricordare a me stesso principi studiati e da tempo messi in cantina od in un polveroso sgabuzzino. Uno va necessariamente richiamato. La stagnazione e la recessione dell’economia di un Paese che è stato forte come la Cina, è molto facile che trascini nel proprio disastro, i confinanti, i vicini e le economie collegate. Per salvarsi ed approfittare dell’occasione per raccogliere frutti preziosi atti a rilanciare la nostra economia occorre saper tagliare nel momento giusto il cordone economico ombelicale con quel Paese, né un minuto prima, né uno dopo e gli economisti giapponesi sono stati in questo assoluti Maestri.

A domani.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Le email del quotidiano: direttore@lavocenews.it o info@lavocenews.it.