Vincenzo Ricchioni e il suo saggio su Pierre Ravanas

Una riflessione sulla campagna olivicola in corso. In copertina Aldo Moro con Vincenzo Ricchioni.

Vito Tricarico

Essendo giunto il periodo della raccolta delle olive per estrarre il prezioso olio EVO, l’extra vergine di oliva famoso in tutto il mondo, mi è venuto naturale scrivere qualcosa sulla campagna olivicola in svolgimento, quest’anno particolarmente  generosa nei confronti degli agricoltori locali.

A questo punto, colgo l’occasione per parlare di un personaggio che ha dato lustro alla nostra terra, alla Puglia e alla città di Palo del Colle, il professor Vincenzo Ricchioni e, allo stesso tempo, argomentare su colui che permise il miglioramento della coltura dell’olivo e della tecnica di estrazione dell’olio, il francese Pierre Ravanas.

In breve, dal mio libro Itinerari alla riscoperta del territorio di Palo del Colle, dalla descrizione di masseria Ricchioni, estrapolo :

Vincenzo Ricchioni, nato a Firenze il 7 luglio 1891, dopo gli studi compiuti a Bari si laureò in lettere a Firenze, ove nel 1914 si addottorò anche in legge. Nel 1915 partecipò alla prima guerra mondiale meritandosi varie promozioni e dopo il congedo si dedicò agli studi di economia. Nel 1939 venne nominato preside della Facoltà di Agraria a Bari e come pro-rettore resse le sorti della stessa Università. La figura morale del professor Ricchioni superò integra il periodo successivo al secondo conflitto mondiale e nel 1951, dopo una breve interruzione, venne eletto Rettore della Università di Bari. In quegli anni sorse la Casa dello Studente e venne realizzato il riordinamento dell’Università di Bari provvedendo a dare idonea nuova sede alle nuove facoltà istituite.

Fu anche uomo dedito alla vita pubblica e dopo essere stato assessore al Comune di Bari, venne eletto Deputato al Parlamento per ben quattro legislature, durante le quali fece sempre parte della Commissione Bilancio. Eletto presidente degli agricoltori di Terra di Bari dal 1920 al 1941, si adoperò validamente per sostenere gli interessi della produzione agraria. In tutti gli uffici da lui presieduti, si prodigò solo per l’onore derivante dagli incarichi ricevuti. In modo incisivo, ha contribuito allo studio e alla conoscenza dell’economia agricola meridionale con una lunga serie di scritti, saggi, articoli su quotidiani e periodici nazionali.

“Vincenzo Ricchioni come sociologo rurale, è soprattutto un esaltatore del lavoro contadino nella secolare e diuturna opera di valorizzazione della terra, tanto spesso ingrata, un critico obiettivo e sagace, sempre sereno e profondo nel portare l’esame sui contratti agrari, sui patti di lavoro, sui redditi, sui bilanci familiari, un indagatore acuto delle cause e fenomeni di carattere collettivo. Vincenzo Ricchioni condannò sempre i tipi di proprietà e di impresa inerti dinanzi al progresso; propugnò la necessità della bonifica e delle trasformazioni fondiarie, indicando agli agricoltori le vie di una coraggiosa e avveduta modernità” (da “In memoria del Rettore Magnifico On. Prof. Vincenzo Ricchioni, Università degli Studi Bari, Arti Grafiche Laterza”)

Passando ad esaminare l’opera del professor Vincenzo Ricchioni nel campo dell’attività scientifica, si possono citare i suoi saggi:

L’agricoltura e l’economia rurale della provincia di Bari.

Studi storici di economia dell’agricoltura meridionale.

La statistica del reame di Napoli nel 1811.

La cultura del mandorlo in Terra di Bari.

Inchiesta sulla piccola proprietà coltivatrice formatasi nel dopoguerra.

L’ordinamento fondiario-culturale delle masserie di Puglia.

Un pioniere forestiero del risorgimento agrario pugliese:  Pietro Ravanas.

In quest’ultimo studio, l’Autore si impegna in una acutissima disamina sulla situazione olivicola e olearia pugliese dalla metà del ‘700 a metà ‘800 quando solo parte della produzione olearia era indicata come destinabile alla produzione alimentare. Il pioniere forestiero è Pierre Ravanas, indicato come la persona che permise il miglioramento della coltura dell’olivo e della tecnica di estrazione dell’olio.

Nel saggio si rammenta: “… Il frantoio che si usava, azionato da un animale, era ad una sola macina di pietra che girava intorno ad un asse e che ruotava su una rozza vasca di pietra, dove la pasta, via via che passava la macina, era sprizzata sui margini della stessa, così da costringere un frantoiano a girare intorno ad essa per rimandare la stessa sotto la mola per mezzo di apposite pale di legno. I torchi usati erano di legno, ad una o due viti, e ve n’erano, nei migliori frantoi fino a tre. La pasta era fatta passare più volte dalla macina al torchio per le necessarie strette, sicché in media non si riuscivano a fare più di due macinate di olive al giorno, sia pure essendo enormi le quantità di olive che andavano a formare ciascuna macinata. Lavoro dunque lento, lentissimo, che raffrontato al numero forzatamente esiguo dei trappeti, spiega esattamente come, pur potendo la raccolta delle olive durare due mesi, la lavorazione delle stese doveva protrarsi persino un anno e quindi fornire olio fetidissimo e denso al par del sapone molle. … Chi si fece a risolvere a fondo il problema fu precisamente Pietro Ravanas. Al frantoio pugliese aumentò una mola, ed alle due mole, dette zoppe perché di dimensioni differenti, applicò dei congegni per permettere che le olive, schiacciate dalla prima macina, fossero portate sotto l’altra macina. Al tradizionale strettoio poi, con l’aumento dei torchi di legno ad una o più viti per la prima pressione, aggiunse un torchio di ferro a pressione idraulica per la seconda stretta…”.

La città di Bari onora la memoria del pioniere Pierre Ravanas con un monumento in piazza Garibaldi. Col rescritto del 10 gennaio 1836, Re Ferdinando II conferì a Pierre Ravanas una medaglia d’oro al merito civile. La medaglia portava l’iscrizione “A Perre Ravanas per aver ridotto a perfezione il modo di estrarre l’olio”.

Sia a Pietro Ravanas che a Vincenzo Ricchioni, la città di Bari ha intestato due importanti arterie urbane.

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