Parigi in una morsa di terrore

Abbattuta dalla Polizia una donna, malata mentale, scambiata per una minaccia terrorista

Gianvito Pugliese

E’ accaduto martedì. Lei, celata dietro al burka nero, in una stazione della metropolitana di Parigi, urlava ai passanti ” Allahu Akbar” e “Morirete tutti”. La Polizia chiamata dai passanti è intervenuta prontamente e gli uomini della Gendarmeria l’hanno circondata, chiedendole ripetutamente di mostrare le mani.

Non l’ha mai detto esplicitamente, ma faceva capire di essere pronta a farsi esplodere. Una mossa inconsulta, riferiscono i testimoni, e la Polizia ha aperto il fuoco, colpendola all’addome. Una ferita che si rivelerà a breve mortale. Trasportata in ospedale, vi arriverà in fin di vita e spirerà poco dopo.

Tutto regolare, proprio per nulla, sulla donna non è stato trovato né esplosivo, né alcun’arma. Si trattava solo di una povera squilibrata, già in cura in istituti psichiatrici di Parigi e dintorni.

La Polizia ha fatto il suo dovere? Così afferma il capo della Polizia parigina, Laurent Nunez. Non ho ragioni per contraddirlo. La questione non è la responsabilità per aver stroncato senza ragione reale una vita, che è sempre tale per quando disgraziata e sfortunata. Temevano che lei fosse una kamikaze, una bomba umana e che avrebbe mietuto vittime in gran numero ed hanno agito di conseguenza.

Ma la questione, almeno secondo me, è un’altra: la ragazza stroncata dal fuoco di un poliziotto è l’ennesima vittima collaterale della guerra Hamas-Israele. Da un lato a Parigi (come in tante altre città) si è scatenato un antisemitismo senza presedenti. Israele occupa e sottomette militarmente Gaza ed il resto della Palestina, da oltre mezzo secolo, in aperta e palese violazione del diritto internazionale e questo attira sugli ebrei, ovunque disseminati, non poca diffidenza ed odio. Ma allo stesso tempo si teme la reazione dei terroristi di Hamas. Le Torri gemelle ci hanno pur insegnato qualcosa, siamo fragili ed attaccabili. Che poi la matrice fosse l’Isis e non Hamas poco muta.

Il mix di odio e paura nella popolazione è un pericolo latente micidiale e, quasi certamente, non si limiterà alla povera vittima di martedì.

Mi e Vi risparmio la demagogica frase ad effetto che quella morte grava sulle coscienze di Beniamin Netanyahu e Ismail Haniyeh. Mi chiedo: “hanno coscienze”? Resta il fatto che i potenti del mondo è ora che la smettano di dividersi, anche su cose scontate come la necessità di mettere la parola Fine sul conflitto tra Israele ed Hamas, combattuto con ferocia sulla pelle dei poveri palestinesi e “costringano” le due parti ad addivenire ai due stati liberi e sovrani, che possano vivere in Pace.

Quanti altri dovranno morire in Palestina, in Israele, nella metropolitana di Parigi ed in tutto il mondo occidentale, prima che le parti capiscano che non c’è altra soluzione? E se, signori leader degli Usa e della Cina non siete capaci di fermarlo, cortesemente, cambiate mestiere. La campagna ha bisogno di un maggior numero di braccia.

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