Palio del Viccio fra storia, tradizione e sviluppo (seconda parte)

La Difesa di Auricarro con i suoi pregiati allevamenti equini

Vito Tricarico

A Palo del Colle sono presenti scuderie che allevano e addestrano i cavalli e certamente gli allevamenti sono esistiti da secoli. Sfogliando le pagine di Per la storia di Palo di Francesco Polito, il primo riferimento ad allevamenti in loco si ritrova all’epoca del duca milanese Sforza Maria. In segno di amicizia, nel 1464 egli ricevette da Ferdinando I d’Aragona, re di Napoli, il ducato di Bari con Modugno e Palo. Si deve a lui la creazione di un importante allevamento di cavalli nella Difesa di Auricarro, allorquando nel 1477 fu confinato nel suo Ducato dopo la fallita congiura milanese ai danni di Bona di Savoia. In contrada Difesa di Palo del Colle esiste ancora il toponimo Torre del Duca che ci riporta al duca menzionato, l’unico con quel titolo nella nostra storia locale.

Cavaliere Domenico Alberga

Erano cavalli di un certo pregio, tanto che dopo la sua prematura morte e il passaggio del Ducato di Bari a Ludovico Sforza il Moro, fratello di Sforza Maria, l’allevamento venne ancora maggiormente sviluppato, tanto che l’allevamento di Palo, era il migliore fra quelli istituiti dagli Sforza. La fama degli allevamenti degli Sforza si accrebbe anche sotto il governo della duchessa Isabella d’Aragona, che inviò i suoi cavalli al Gran Capitano Consalvo de Cordoba, suo personale amico ed ammiratore, per disputare la Disfida di Barletta. Può anche darsi che i cavalli inviati siano stati proprio quelli della Difesa di Palo, in quanto l’altro allevamento in zona era quello di Carbonara, ma i cavalli della nostra Difesa, come detto in precedenza, erano i migliori. Quindi ancora un ulteriore tassello in questa ricostruzione storica, seppur fantasiosa ma non troppo, sull’antica tradizione degli allevamenti nella Difesa di Palo.

Senz’altro, per avere un allevamento di razze pregiate, c’erano abili addestratori e provetti cavalieri e la loro abilità si manifestava certamente in occasione di visite speciali, di feste o di gioia collettiva. Una di queste fu senz’altro la visita di Paduano Macedonio governatore del Ducato sotto la signoria di Ludovico il Moro, che il 6 marzo 1495 prese possesso della Terra di Palo e dei cavalli et pollitri et stalloni et racza. Racconta il Polito che i palesi per far festa, misero la biscia viscontea, stemma degli Sforza in le berete e nel paese non si vedevano altro che bisce e bandiere sforzesche.

Ancora, si parla della nostra Difesa, quando Alfonso d’Aragona aveva fatto prendere ventitré cavalli per donarli alla Signoria di Venezia. Inoltre, per dimostrare l’importanza dell’allevamento di Auricarro, sotto il governatorato del Macedonio, si segnalavano quaranta parti con la nascita di diciotto polledri maschi e ventidue femmine; vi erano ancora circa centoquaranta giumente pregne, altre duecentoquaranta da monta, pochi stalloni e due polledri calabresi di bella razza …

Cavaliere Francesco Alberga

Con la salita al trono di Napoli di Alfonso d’Aragona, padre di Isabella che era andata in moglie all’imbelle e frivolo Gian Galeazzo Sforza, i rapporti tra Napoli e Milano subirono una brusca interruzione. Il Re richiamò il proprio ambasciatore da Milano e rispedì al Moro il suo, fece occupare il Ducato di Bari e sequestrare le entrate fiscali. In questa fase re Alfonso ordinò che rientrassero anche le razze equine e tutti i cavalli del Moro come rilevano due lettere del Re del 22 agosto 1494. Il Moro rientrò subito dopo in possesso del suo ducato con l’occupazione del regno da parte di Carlo VIII. (da Isabella d’Aragona duchessa di Bari di R. Russo)

Cavaliere Antonio Amendolara

Dopo Isabella, il Ducato di Bari, insieme a Modugno e Palo passò a sua figlia, la regina Bona, maritata a Sigismondo di Polonia, e la Difesa di Auricarro, insieme ad altri beni, passò all’Università di Palo. Lo storico Polito riporta lo strumento redatto da Nicola Maria de Romanello di Bari, pubblico notaio per l’Apostolica Regia Autorità e racconta di una festa e di un sontuoso banchetto tenuti per la ricorrenza. Quella fu senz’altro ancora un’occasione per i nostri puledri e i cavalieri di mettersi in mostra in una parata, in una giostra, in qualche torneo o altre gare di cui non si hanno purtroppo riscontri. Certamente, non si può pensare ad un allevamento di quasi 350 equini che se ne stanno a oziare nella stalla o in recinti a brucare erba o paglia. Erano cavalli ben curati, ammaestrati per essere pronti ad andare in dono a principi o signori vari nell’Italia dei tanti stati e signorie di quel periodo storico di fine XV secolo e prima parte del successivo.

Tutti questi fatti portano a pensare al popolo palese come dedito agli sport equestri. La tradizione, in seguito, ha dato luogo al nostro spettacolare e ardimentoso Palio del Viccio.

Cavalieri Associazione Asd Cavalieri del Palio

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