Itinerari culturali: alla scoperta di Lama Balice, partendo da Bitonto

Prima delle due puntate del racconto di questa escursione, anzitutto culturale

Vito Tricarico

Il presente articolo vuole essere una proposta ai lettori del giornale La Voce News e a tutti coloro che lo desiderano, per dedicare qualche giornata alla scoperta del nostro territorio e a un territorio particolare, quello attraversato delle lame. Le lame sono dei solchi erosivi tipici del paesaggio pugliese, molto ampi e in genere poco profondi, ma che possono anche essere delimitati da alti costoni rocciosi. Le lame, come letto di un fiume, convogliano le acque meteoriche dalla Murgia al mare. A facilitare l’invito, propongo la descrizione di un tratto di Lama Balìce (in copertina) nel percorso da Bitonto a Bari.

L’Autore dell’articolo bella Lama Balice

Lama Balice è un parco naturale regionale di ben 495 ettari, che si sviluppano dalle colline della Murgia attraversando i comuni di Bitonto, Modugno e Bari, per terminare sul litorale adriatico in località Fesca. Lama Balice percorre il letto dell’antico fiume Tiflis (Tiflis, nome dialettale da Tifr/Tiber, corso d’acqua che nella lama attraversa la contrada Tifre a levante di Bitonto. Per errore di un giornalista del primo Novecento, la forma dialettale classica si italianizzò in Tiflis), e nelle giornate di piogge abbondanti, conduce le acque alluvionali al mare. La lama in diverse zone costeggia l’antica Via Traiana per intersecarla in alcuni punti. Grotte e cavità carsiche naturali, caratteristici pagliari o casedde, uniti a testimonianze architettoniche storiche, impreziosiscono i costoni rocciosi della lama e le sue immediate vicinanze.

Vito Giuliano dinanzi ad un trullo di Lama Balice

L’itinerario proposto parte da Bitonto ed è stato percorso, nell’inverno di qualche anno fa, da due appassionati di escursionismo: Vito Tricarico, ovvero io, persona non nuova alla proposta di questi temi, dopo aver descritto il territorio di Palo nel suo libro “Itinerari alla riscoperta del territorio di Palo del Colle” e da un altro appassionato di questi percorsi a mobilità lenta, l’ingegnere bitontino Vito Giuliano, cicloamatore e scopritore di cammini e percorsi, non solo pugliesi. E’ doveroso affermare, inoltre, che con questi percorsi e cammini, si promuove la valorizzazione del paesaggio incontrato, insieme alla riscoperta e alla promozione di strutture storiche del territorio percorso.

Grotte Chiancarello

L’itinerario in Lama Balice percorso dai due escursionisti, inizia dalla discesa di Via Chiancarello  a Bitonto, per una visita alle grotte di Pescara del corvo, conosciute come Grotte Chiancarello nell’alveo del torrente Tiflis. In esse é evidente l’opera dell’uomo, che lavorando la compatta roccia calcarea ha trasformato le primitive grotte in ambienti più larghi ed idonei alla presenza umana. E’ evidente l’ampliamento e il lavoro dell’uomo, che ha scolpito ad arte alcune colonne rocciose per sorreggere la volta. Opere scultoree sono anche gli alloggiamenti nelle pareti per l’inserimento delle presse, il tutto, per  ottenere un capiente trappeto. Tutto ciò ha permesso fino a tempi non molto remoti, la lavorazione delle olive per ricavare l’olio.

La passeggiata è proseguita nell’alveo del torrente Tiflis sotto il perimetro cittadino di Bitonto, incontrando prima il ponte di Santa Teresa e dopo il ponte del Carmine. In questo punto, al lato sinistro Porta la Maia e a destra l’Istituto Maria Cristina di Savoia, rappresentano due riferimenti storici per la città di Bitonto. La prima, maestosa, permette l’ingresso nella città antica, incastonata fra le mura difensive ed una delle sue torri, mentre dalla parte opposta si erge l’Istituto, segno indelebile dell’Ottocento bitontino.

Faticosa raccolta delle olive nella Lama

Nel fondo lama hanno trovato sede fitti canneti e piante di sottobosco. Nel lungo lama sono presenti  ampi terrazzamenti coltivati con alberi da frutta potati e privi di foglie, ma già con le gemme ingrossate, avide di sole e calore per aprirsi a nuova vita secondo il ciclo annuale fissato da madre natura. Una pescarella solitaria, attorniata in un campo di viti, ulivi e mandorli, evidenzia la sua ormai desueta utilizzazione, quella di raccolta dell’acqua piovana per poter coltivare, nei periodi siccitosi, l’orto circostante e le giovani piante. Ulivi del cultivar cima di Bitonto, alcuni in campi semi abbandonati, sembrano guardare con un po’ d’invidia altri ulivi più giovani e ben curati. Ma su terrazzamenti più ripidi, ulivi ormai inselvatichiti e con le piccole drupe ancora sui rami mostrano chiaramente la difficoltà di coltivare apprezzamenti di terreno su terreni impervi. Alcuni punti scoscesi riescono a mantenere la ricchissima vegetazione dell’originaria macchia mediterranea mista alla presenza di arbusti, querce e ombrosi fragni. E’ stata ammirata ancora la faticosa raccolta delle olive con i teli dispiegati lungo i dirupi di un costone roccioso.

Masseria didattica in Lama Balice, GAL Fior d’olivi

Una particolare struttura incontrata, osservata dal fondo lama verso la fine del percorso urbano della città di Bitonto, al di sotto di Via Burrone, è la Masseria didattica Lama Balice, della famiglia Saracino. Non potrà essere descritta perché merita una visita a parte. E’ una masseria da cui si ammira lo stupendo panorama sulla lama.  Promuove la conoscenza delle attività agricole, è aperta a programmazioni e laboratori dedicati alle didattiche scolastiche, a percorsi di degustazioni e alla promozione della cucina e dei piatti regionali ed a eventi vari. Al di sotto di via Burrone, da segnalare la grotta del “Camporese”, conosciuta anche col nome di grotta dello Sparafuoco”, perché un tempo era adibita a laboratorio di fuochi pirotecnici.

Grotta di Pozzo Cupo

Alla fine della prima tappa, stupenda, la ripida parete con le Grotte di Pozzo cupo, ornate dalle piante di capperi, hanno dato la spinta  per una solerte scalata per poterle visitare. Immancabili alcuni scatti fotografici e infine il rientro a Bitonto, risalendo un costone della Lama e percorrendo Strada comunale Pozzo Cupo. Anche qui, un percorso della Via Francigena, con la presenza di testimonianze che riportano ad un periodo, il Medioevo, epoca ancora tutta da rivalutare.

Grotta Finale

Nel paradiso di emozioni provate, non sono mancate, purtroppo, le delusioni, per la presenza in diversi punti di carcasse di lavatrici, materassi, bidoni di plastica, sanitari bagno e sacchetti vari.  

Fonte primaria l’inciviltà è l’ignoranza di chi non sa e non apprezza le bellezze storiche del nostro territorio e lo degrada con rifiuti superflui, dall’altro fonte secondaria, ma non troppo, la mancanza di controlli che vanno intensificati e che potrebbero, comunque, essere risolti istallando telecamere di sorveglianza, nel rispetto del patrimonio naturale ed architettonico.

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