Giorno 138

Tutto fermo al fronte. Al contrario la propaganda di guerra racconta di eventi epici inesistenti.

Orio Giorgio Stirpe

A livello militare, negli ultimi due giorni in Ucraina non è successo niente.

Abbiamo avuto numerosi bombardamenti, che diversi notiziari si ostinano a definire “attacchi” confondendo le idee alla gente, e naturalmente la propaganda di entrambe le parti ha continuato a sparare con calibri sempre più grossi; ma né i bombardamenti né le sparate propagandistiche contribuiscono a decidere il conflitto: si limitano a supportare le posizioni politiche dei contendenti e – naturalmente nel caso dei bombardamenti – ad accrescere il numero delle vittime.

Circa i bombardamenti, continuiamo ad assistere a incursioni russe contro edifici abitativi, sistematicamente seguiti da dichiarazioni di avvenuta distruzione di depositi di munizioni ucraini, e generalmente seguiti ancora da presunti attacchi ad edifici civili abitati da filorussi attribuiti ad artiglierie fornite dall’Occidente. I casi, quindi, sono due: o l’intelligence russa è eccezionale e sono i missili che non trovano il bersaglio, oppure gli ucraini sono così stupidi da nascondere le munizioni nelle cantine dei loro condomini e i missili russi, benché obsoleti, centrano con precisione il bersaglio. Esiste, ovviamente, una terza ipotesi, e cioè che i russi colpiscano deliberatamente i palazzi civili; ma come già detto in passato preferisco rifiutarmi di crederlo in quanto, oltre ad essere criminale, sarebbe anche estremamente stupido sprecare missili per far arrabbiare sempre più gli ucraini e irrigidirli nella loro determinazione a combattere fino alla fine, uccidendo più russi possibile, nel frattempo.

Ci sono poi anche i bombardamenti che sembrano prendere di mira in maniera abbastanza sistematica il raccolto del grano. E’ difficile credere che campi coltivati e silos di grano già raccolto vengano colpiti per errore; quindi, la strategia di colpire le esportazioni di grano ucraino è da considerarsi confermata. Quale valore militare questa strategia possa avere a me sfugge; se abbia una qualche valenza economica, lo domando a chi ha esperienza in merito. Di certo appare al mondo come una cattiveria fine a sé stessa, destinata ad accrescere la “russofobia”.

Infine, ci sono i bombardamenti ucraini: pochi di numero, ma apparentemente sempre più precisi grazie alle forniture occidentali, al supporto intelligence della NATO e, soprattutto, alla crescente attività partigiana, che fornisce coordinate precise e tempi esatti con cui colpire per massimizzare il danno, che di solito è gentilmente stimato direttamente dai soldati russi che ne discutono per telefono utilizzando i cellulari ucraini rubati, dimostrando un elevato rispetto delle norme di sicurezza nelle comunicazioni.

Laddove, invece, si confronta la propaganda contrapposta, assistiamo decisamente ad un’escalation che comincia a rasentare il ridicolo. Da una parte abbiamo i russi che, ormai fermi dappertutto, continuano a tracciare affreschi coloratissimi di avanzate tanto travolgenti quanto immaginarie. Dall’altra abbiamo l’Ucraina che annuncia la prossima controffensiva con “un milione di soldati” come se fosse questione imminente.

L’abuso della propaganda in guerra è cosa normale; quello che non è normale è il modo in cui questa propaganda viene rilanciata in maniera assolutamente acritica dai media. Tanto per fare un esempio: la policy della CNN, quando riporta notizie annunciate dai contendenti, si affretta ad aggiungere sempre la frase “non si hanno riscontri indipendenti di questa notizia”, idem Reuters, quando i suoi reporter inviati di guerra non hanno constatato personalmente: sarebbe bello che i media italiani prendessero tale prassi a modello.

Ci sono però anche notizie che – pur rimanendo quasi sottotraccia – danno un’idea di quanto stia effettivamente succedendo. Una di queste mi ha particolarmente colpito, quasi a titolo personale: la Duma di Mosca ha approvato l’innalzamento dell’età limite per servire nell’esercito russo. Il nuovo limite è 65 anni (sessantacinque).

Chi scrive ne ha 59 (e otto mesi), ed è da poco cessato dal servizio attivo nell’Esercito Italiano dopo quarant’anni di carriera; uno dei motivi che mi hanno convinto a riporre l’uniforme nell’armadio è stata la consapevolezza di non riuscire più a sparare come prima. Per chi non ha mai usato un’arma da fuoco, ricordo che per sparare con un minimo di precisione occorre allineare due elementi dell’arma (mirino e tacca di mira) al bersaglio che si trova a distanze variabili… Alla mia età e anche con l’uso di correzioni quali le lenti a contatto, mettere a fuoco contemporaneamente tre elementi posti a distanze differenti è – salvo eccezioni – quasi impossibile. In sostanza, al netto di esperienza e capacità di tiro istintivo, uno come me con un’arma in mano rappresenta un potenziale rischio per chi gli sta intorno. Riconsegnare la mia arma l’ho considerato un malinconico gesto di responsabilità.

Evidentemente in Russia la pensano in maniera differente; oppure la vista della gente non decade con l’età. Fatto sta che la televisione russa ha mostrato con orgoglio i campi di addestramento dove uomini anziani si addestrano al tiro in uniforme da combattimento prima di essere avviati al fronte come volontari.

L’unica deduzione che posso trarne è che di questi volontari la Patria abbia un bisogno disperato; e questo è in contrasto tanto con l’idea che la Russia disponga di risorse umane e materiali inesauribili, quanto con quella che le operazioni in Ucraina procedano “secondo i piani”.

In effetti, per essere una invasione condotta dal secondo esercito più potente del mondo, quella russa dell’Ucraina appare sempre più una questione tanto cruenta quanto statica. L’intero arco del fronte da Kharkiv a Kherson è fermo; anche il piccolo settore ancora attivo fino a pochi giorni fa intorno a Severodonetsk si è arrestato e l’unica manovra annunciata dai bollettini dello stesso esercito russo è un tentativo di forzamento del fiume nei pressi di Slaviansk, condotto a livello di battaglione. Ora, considerato che l’esercito invasore ha attaccato con una dozzina di armate in prima schiera con altre due in riserva, il fatto che dopo 138 giorni le operazioni procedano a livello battaglione (in una sola armata di battaglioni ce ne dovrebbero essere mediamente almeno una ventina) è indice che qualcosa decisamente NON va come dovrebbe.

Il fatto che sul campo non stia succedendo niente ovviamente non significa che non si stia preparando qualcosa di grosso da parte dei contendenti: i russi potrebbero star preparando la loro offensiva decisiva su Kramatorsk e poi su Kyiv; gli ucraini potrebbero avere il loro milione di uomini pronti per la riconquista del sud… Più probabilmente però andiamo ad una fase di stasi operativa quasi completa, durante la quale i due contendenti esausti cercheranno disperatamente di tirare il fiato e di raggrupparsi.

Le ambizioni dell’orso Vladimiro sono troppo superiori alle capacità del suo esercito stremato.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Grazie.