Letta: “Oggi Pontida diventa provincia dell’Ungheria”

“Possiamo vincere, il primo partito è quello degli indecisi”

Gianvito Pugliese

Enrico Letta a Monza ad un’iniziativa elettorale con i sindaci: “Vi chiedo uno sforzo grande, il primo partito è il 42% degli indecisi, dobbiamo parlare e convincere, fare vedere la concretezza delle nostre azioni, il futuro passa attraverso la nostra vittoria domenica prossima, per una società più giusta e inclusiva. Non c’è nessun destino scritto se vogliamo che cambi e noi vogliamo che cambi”.

Letta a proposito del raduno leghista a Pontida: “Oggi Monza diventa capitale dell’Europa, noi vogliamo esserne il centro, mentre Pontida, con tutto il rispetto per i suoi abitanti, diventa provincia dell’Ungheria, noi non vogliamo il modello ungherese ma quello in cui ogni cittadino decide il suo futuro e non sono Meloni o Salvini a dirglielo. L’Italia di Pontida, quella del Nord contro il Sud, non andrà da nessuna parte. Mi rivolgo a chi sta andando a Pontida… Solo il Partito democratico unisce l’Italia”.

Il voto di Meloni e Salvini o, più precisamente, dei parlamentari in Europa della Lega e di FdI (Fratelli d’Italia), a sostegno e difesa dell'”amico” Orban, ha creato una sorta di spartiacque nella politica italiana. Che la Lega fosse europeista solo a parole, per smarcarsi dall’Italexit di Gianluigi Paragone e non perdere il consenso dei di quattro leghisti-europeisti (è una contradizione in termini, ma ci sono anche quelli), ma in sostanza, nell’epoca del mondo globale, strenuo difensore solo degli interessi parcellizzati e da cortile, delle regioni del nord più industrializzate è evidente da sempre a chi non si è fatto ingannare dalle mille giravolte di Salvini. La Meloni sembrava davvero volersi liberare del fardello di un passato, oggettivamente pesante. Ma alla prova del 9, il voto europeo sulle carenze democratiche dell’Ungheria di Victor Orban, ha rinnegato d’un colpo tutto il suo percorso evolutivo.

Ha fatto venire definitivamente meno quell’ipotesi che la vedeva, dopo il 25 settembre, in un ruolo chiave del nuovo governo, col secondo partito uscente dalle urne ed i moderati di destra e sinistra? Non lo so, non ho la sfera di cristallo. So solo che tutta la legislatura, appena conclusasi anticipatamente, ha mostrato la politica italiana aprirsi ad alleanze inedite, quanto improbabili, tutte naufragate sulla caducità e disomogeneità delle premesse. Ed a proposito, in piena crisi economica, il maggior costo di elezioni raddoppiate tra questo settembre (politiche) e aprile-maggio 2023 (regionali ed amministrative) non conta assolutamente nulla? Evviva, eravamo tornati ricchi a palate e non me n’ero accorto.

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