Il caffè con il lettore

La riforma costituzionale voluta da Meloni potrebbe essere storica o aprire una crisi politica

Gianvito Pugliese

Oggi non è stata una gran bella giornata per Giorgia Meloni, ormai adusa alle ovazioni dei media, che in varie maniere ha domato e ridotto a zerbino di palazzo Chigi. Anzitutto, in un momento particolarmente delicato, in cui ha messo in gioco una grossissima posta col premierato, si è vista bocciare senza se e senza ma la manovra dall’Upb – l’Ufficio parlamentare di bilancio, ritrovandosi il suo ministro Giorgetti “colpito ed affondato. A questo argomento penso sarà dedicato il caffe di domattina.

Meloni considera una priorità per la sua maggioranza di destra-centro con l’introduzione del premierato di garantire la stabilità utile a portare a compimento la legislatura. Il precedente di Matteo Renzi insegna esattamente l’opposto, ma si sa i principi del Vico non sono noti o ben compresi dall’inquilina attuale di palazzo Chigi, che sembra ritenere che la storia del mondo sia cominciata ad ottobre dello scorso anno quando ha “conquistato” i Palazzi del potere. Ciò che è avvenuto prima è solo carta straccia da mandare al macero.

Le perplessità in merito, sollevate oggi da Euronews, giornale indipendente ma spesso espressione della linea politica e del pensare della Ue, non sarà stata gradita dalla Meloni “determinata a portare avanti la riforma costituzionale che introdurrebbe l’elezione diretta del primo ministro in Italia”... Per l presidente del Consiglio italiano (pare ami essere coniugata al maschile e volentieri l’accontento), sempre secondo Euronews “Si tratta delle proposte più ambiziose del governo. Meloni l’ha definita la “madre di tutte le riforme” con l’obiettivo di dare maggiore stabilità all’esecutivo, al pari di quanto accade in altri Paesi europei come Francia e Germania“… “Il disegno di legge è stato già approvato dal Consiglio dei ministri, ma necessita dell’ulteriore approvazione del Parlamento e probabilmente di un referendum popolare”...”L’articolo 138 della Costituzione italiana infatti prevede due votazioni in ognuno dei rami parlamentari, la Camera dei Deputati e il Senato. Una riforma costituzionale va approvata con maggioranza assoluta in seconda votazione”...” Il testo approvato tuttavia può essere sottoposto successivamente a referendum su richiesta di 500 mila elettori, di un quinto dei membri di una camera o di cinque Consigli regionali, tranne nei casi in cui le camere abbiano approvato in seconda deliberazione con la maggioranza dei due terzi dei componenti”.

Maggioranza che Euronews ritiene assai improbabile che la Meloni riesca ad ottenere.  Ed Euronews aggiunge che non solo le opposizioni sono decisamente contrarie alle riforme, ma anche nel centrodestra non trova consenso unanime.

“A questo“, sostiene Euronews, “si aggiungerebbe che la possibilità di un rafforzamento del potere esecutivo non è  mai riuscito ai suoi predecessori,” e “richiederebbe probabilmente anche l’ennesima modifica della legge elettorale italiana”.  

Nel 2016″ ricorda infine Euronews la bocciatura di una vasta modifica costituzionale, voluta fortemente dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, condusse infatti alle dimissioni di quest’ultimo”.

Una chiusura dell’articolo questa che, se come probabile rappresenta l’opinione dell’Ue, suona come una bocciatura solenne della Meloni, che ha appena rilasciato dichiarazioni sul fatto che in caso di perdita del referendum non si sarebbe dimessa.

Meloni ignora, o finge d’ignorare, che in Europa i premier si dimettono, ritirandosi a vita privata, per molto meno di una sconfitta di quel genere.

Sull’argomento mi sono abbastanza dilungato nel caffè del giorno 12 novembre a cui rinvio i lettori.

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