Il caffè con il lettore

Il Giornale: “Immagine decrepita, da femminismo nonnista”. Cacciari demolisce la Schlein.

Gianvito Pugliese

Carissime/i ospiti, che ormai più che ospiti siete diventate/i di casa, se avete letto il giornaliero #daiscocial. avrete visto che l’amica Annalia Giuliano, ha fatto, come hanno scritto i colleghi, da apripista col caffè fatto da Topolino, con la classica caffettiera napoletana, quella che per fare il caffè buono i segreti sono due: usi l’acqua dei rubinetti dell’acquedotto di Napoli e lo versi con le tre C, sapere cosa sono, vero? Nessun timore, arriva il solito nostro caffè, quello con la schiuma che si taglia con il coltello.

Si avvicina il Natale e, anche se c’è un neo (in realtà molto peggio) nel mio giorno dell’Avvento, provo ad essere migliore, più sereno, allegro quanto la situazione consente. Gioie e dolori di padre, e di più non posso dire. Ma i miei sforzi per allietarvi (ed egoisticamente, permettete, allietarmi) s’infrangono nei tumultuosi marosi delle notizie quotidiane. Per trovarne un paio di buone devi girare col lanternino l’intero pianeta, e devi essere fortunato a reperirle.

Mi ha colpito la lettura, certamente forzata secondo copione, che il Giornale ha fatto dell’intervista di Cacciari all’ultima puntata di “E’ sempre carta bianca”, il programma condotto su rete 4 da Bianca Berlinguer.

Esagerazioni piuttosto antipatiche, non per le forzature dell’autore Luca Sablone, che non conosco e dalla foto sembra un giovanissimo Collega, ma perché a quella trasmissione ha partecipato con Massimo Cacciari, Alessandro Sallusti, il direttore responsabile di quella testata. Mi spiace caro Sallusti, non puoi dire “non lo sapevo”. Ed a proposito di Sallusti è stato simpatico assistere alle sue schermaglie (causa appartenenza politica) con Cacciari, degne del migliore spadaccino. Ad ogni affondo di Cacciari, Sallusti arretrava e chiariva che lui non intendeva dire quello che Cacciari aveva capito, anzi lui era sempre e comunque perfettamente d’accordo col filosofo veneziano. Roba da campionato del mondo di fioretto, l’arma più leggera e maneggevole.

Tutto girava, così come la Berlinguer abilmente incanalava, su Meloni-Atreju. Partendo, ovviamente, dagli “scontri”, in realtà attacchi, le interlocutrici non erano presenti e non avevano possibilità di replica, della segretaria di Fratelli d’Italia (Giorgia non la sorella Arianna) nei confronti di Chiara Ferragni e di Elly Schein.

Sallusti, o forse il giovane articolista Sablone, fa glissare, molto opportunamente, sull’attacco a Chiara Ferragni, a proposito della vicenda panettoni e mancata beneficienza propagandata. Sallusti, soprattutto dopo la scomparsa del suo patron e padrino Silvio Barlusconi, che non amava certo la Meloni (ricorderete di certo il manoscritto d’insulti, mostrato dal Cavaliere in Senato alle telecamere televisive, durante l’elezione di Larussa, si è votato alla difesa della Meloni. Alessandro Sallusti è un vecchio lupo di mare ed i marosi della comunicazione li padroneggia. Sa che Meloni, con il gradimento in caduta libera, non può competere con il trenta milioni di follower di Chiara Ferragni. La ritiene giustamente perdente, e glissa cercando l’oblio dell’errore madornale. Anche perché cosa c’entrano la politica e Fratelli d’Italia coi panettoni? Lo hanno capito tutti che una donna di sinistra con quel gradimento fa infuriare la Meloni, come un toro dinanzi al drappo rosso, sventolatogli sul muso. E Meloni come il toro non ci vede più per la rabbia, attacca e s’infila da solo lo spadino del toreador che lo “mata”. Effetti disastrosi della rabbia non controllata. Davide, nella storia, una volta ed una volta sola abbatté Golia. Tutte le altre volte i nanetti con i giganti ci rimettono le cuoia.

Si concentra dunque, il Giornale sull’attacco ad Elly Schlein, rea di aver declinato l’invito della Meloni, che all’attacco della stessa ha risposto, tagliente, con la classica picozzata nelle gengive: “Non vado su un palco con nostalgici di franchismo e fascismo“. Proponendo, a seguire, il confronto in Parlamento.

Ma la stura all’articolo del Giornale, osannante la Meloni e pesantuccio nei confronti della Schlein -visto che Sallusti dirige di fatto uno dei tre soggetti del triunvirato meloniano nella carta stampata, la cosa ci sta- la da francamente, non capisco se volontariamente o meno, Massimo Cacciari.

Devo dire che ho apprezzato gli interventi dalla Berlinguer del filosofo, già Sindaco di Venezia. Lo conosco personalmente e l’ho ospitato diverse volte in spettacoli da lui tenuti col mio amico flautista Roberto Fabbriciani, tra l’altro opinionista di questa testata. Tra i due esiste un connubio artistico indissolubile.

Li ho apprezzati perchè Cacciari, da uomo profondamente colto e con un Q.I. decisamente superiore, è sempre originale e profondo nei ragionamenti. Negli ultimi tempi mi stava piacendo molto meno. Sbaglio certamente, ma l’ho trovato in crisi di astinenza. dovuto ad un qualche offuscamento del suo personaggio televisivo ed ad un ricorso, magari involontario, allo sgarbismo, nella parte migliore del termine. Cioè attirare l’attenzione con tesi azzardate ed estremizzanti. Poi, ovviamente, Cacciari è un signore e Sbarbi assai meno; parere mio.

Quando Cacciari ha letto l’invito ad Elon Musk da parte di Meloni conservatrice ad Atreju. come il segno del voler tendere al futuro ed al progresso, confrontata con una Schlein, arroccata nel passato: è stata investita della funzione di federatrice del centrosinistra, pochi giorni or sono da Romano Prodi, preso a simbolo di vecchiume obsoleto, non c’è dubbio che abbia dato una lettura inedita ed interessante. Sta poi da vedere, quanto quella lettura del filosofo, calzi con la realtà.

Tra Prodi e Cacciari non c’è mai stato filing. E credo che Cacciari non abbia mai mandato giù il fatto che Prodi non lo abbia mai investito della “nomina” dell’Uomo pensante del centrosinistra italiano. Che forse Cacciari meritava.

Non mi meraviglia allora che Cacciari non mostri apprezzamento per quell’investitura ricevuta da Elly Schlein da parte di Romano Prodi, che urbi et orbi è riconosciuto come il Padre nobile del centrosinistra, uomo tra l’altro che ha avuto la rarissima dignità di mettersi da solo in panchina per raggiunti limiti di età. Non ne conosco altri.

Ovviamente il panegirico della Meloni, mentre si sminuisce la Schlein era scontato: ” Tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein c’è un divario profondissimo. A livello di storia personale, di esperienza politica, di formazione, di radici“. Così apre l’articolo del Giornale e sono perfettamente d’accordo, ma in senso totalmente opposto ai desiderata di Sallusti-Sablone.

Cari commensali, era buono il cornetto? E’ il migliore di Bari! Mi piace mettere ogni tanto i puntini sulle i. Non mi voglio certo misurare con un genio come Cacciari, ma mi sovviene un giochino per mostrarvi, non affermare, quanto Giorgia Meloni ed il centrodestra (che Cacciari vede progressisti e meglio collocati mediaticamente) tengano in considerazione l’opinione del popolo sovrano. Siamo alla vigilia del complotto di palazzo che allontana Mario Draghi da Palazzo Chigi.

E così ci siamo persi un vero leader che stavo lentamente facendo scendere il debito pubblico e ci aveva fatti tornare tra i primi in Europa, se non proprio i primi.

Cosa ci abbiamo guadagnato in cambio? Giudicate Voi! Ognuno ha diritto al suo parere, qualunque esso sia. La democrazia è anche questo.

A domani.

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