Elly Schlein si candida a segretaria nazionale del Pd

Iniziamo ad occuparci della corsa alla segreteria del Pd

Gianvito Pugliese

Esaminiamo le candidature per prendere il testimone da Enrico Letta, segretario dimissionario del Partito Democratico, e non mi stancherò di ripetere, “l’unico che si è dimesso” in una caduta generale della politica e dei partiti alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, dove ha disertato le urne il 36,09% degli aventi diritto al voto, nell’indifferenza generale dei partiti tutti. Ha votato il 63,91% dell’elettorato attivo, e per effetto del premio di maggioranza -previsto dalla pessima legge elettorale vigente “il Rosatellum”, costruita in palese dispregio dei referendum costitutivi, voluti e vinti dagli elettori e dalla società civile- il centrodestra, avendo incartato il 43,79% dei voti alla Camera ed il 44,02 al Senato con il premio di maggioranza ha ottenuto seggi sufficienti a permettere di governare. E siccome più di un terzo non ha votato, sottraendo alla percentuale più alta ottenuta 44,02% un terzo cioè il 14,67 (ma ripeto il 37% è parecchio di più di un terzo ovvero il 33,3 periodico) da alla maggioranza una percentuale effettiva di consenso ottenuto inferiore al 29.53% -Noi Moderati inclusi-. A me pare un dato drammatico, ma dopo due frasi di circostanza lo sport nazionale è diventato il toto ministri, con Ronzulli si, Ronzulli no… E per completare il discorso Letta, evidentemente è fallito il progetto del campo largo che a conti fatti avrebbe consegnato il governo al centrosinistra, se si fosse trovata una convergenza con i pentastellati ed il terzo polo. Ma è andata diversamente ed il PD, per evidente colpa delle correnti interne, che pensano più ad accopparsi fra loro, che a contrastare gli avversati (in questo caso il destra-centro o centrodestra come qualcuno si ostina a chiamarlo ancora, a dispetto della realtà. Conte si è ritrovato con un partito che dal 40% alle politiche del 2018 è sceso al 10%, Salvini dal 33% all’europee 2019, si ritrova all’8% (sto arrotondando chiaramente), e l’unico a dimettersi -ripeto- è Enrico Letta che forse per questo, diventa la vittima designata della maramalderia politica che attacca l’unico dimissionario -è chiaramente il più debole!-.

D’altra parte se l’opposizione facesse fronte unico, il governo avrebbe non poche difficoltà, ma da un lato Calenda (con l’avallo di Renzi) prova a flirtare politicamente con la Meloni (trovando un secco “ritorna da dove sei venuto” da Berlusconi e Salvini), dall’altro Letta ha pochissima voglia di dialogare con quel “Giuseppi” Giuseppe Conte, reo secondo Enrico Letta, di aver posto le basi per far cadere il governo Draghi, in ossequio ai desiderata putiniani, “trasmessigli dall’ambasciatore russo” a Roma (dichiarazione di Luigi Di Maio, mai smentita). Come ho già scritto i leader del centrosinistra mi sembrano identici ai capponi di Renzo Tramaglino, che mentre venivano portati all’avvocato Azzeccagarbugli, si beccavano vicendevolmente, senza sapere che presto sarebbero finiti in pentola tutti insieme. E così è stato.

Ora i candidati al momento sono tre l’ex ministro Paola De Micheli vicina all’area riformista del partito, il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, in tandem col Sindaco di Firenze, Dario Nardella, entrambi di stretta formazione renziana, ed Elly Schleine, una che in politica ha costruito sempre tutto da se, il suo marchio di fabbrica: “Senza padroni e senza padrini”.

Questo il video con sui ha presentato la sua candidatura.

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