Continuando a parlare di Quirinale

Matteo Salvini, intervenendo ad Atreju, rilancia la candidatura Berlusconi

La redazione

Dalle stelle alle stalle. Abbiamo, con l’editoriale di oggi appena approfondito l’analisi del Financial Time sulle elezioni del prossimo inquilino del Quirinale. Tornando nei confini nazionali, a Matteo Salvini, intervenuto ad Atreju è stato chiesto: “Un presidente della Repubblica donna?”.

Prima di riferirvi e commentarvi la risposta, siccome ci siamo posti la domanda ma Atreju cos’è o dov’è? Lo diciamo anche a qualcuno di Voi che, come noi della redazione de lavocenews.it, lo ignorava. Atreju viene definita da Wikipedia una “Manifestazione“. Più specificamente “Atreju è un incontro giovanile della destra italiana che si svolge ogni anno dal 1998 nel mese di settembre in una zona di Roma. Nata come festa ufficiale dell’organizzazione giovanile Azione Giovani, dal 2009 è stata la festa di Giovane Italia e dal 2014 è organizzato da Gioventù Nazionale”.

Chiarito il punto, andiamo alla risposta di Salvini: “Ma Berlusconi si chiama Silvio e non Silvia. Se Berlusconi fa scelte diverse, allora abbiamo diverse donne con i requisiti”.

E già qui ci sarebbe da ridire. Non si tratta di prevenzione, ma escludere a priori una donna come scelta prioritaria non è che sia la maniera migliore per attirarsi le simpatie dell’elettorato femminile che, Salvini lo dovrebbe sapere, è assai più numeroso di quello maschile. Comunque, con buona pace delle pari opportunità, questo ha detto.

Ma come non bastasse la prima gaffe, aggiunge: “Berlusconi è un candidato vero. Noi del centrodestra abbiamo tanti difetti ma se diciamo una cosa, la facciamo. Il centrodestra deve avere la determinazione ad avere l’onore e l’onere di eleggere il presidente della repubblica, che non deve avere la tessera del Pd. Questo è il regalo di Natale che facciamo agli italiani. Io spero che il presidente della Repubblica possa essere scelto con la partecipazione di tutti, partendo dall’unità del centrodestra. Io mi impegnerò per coinvolgere tutti”.

Qui si va troppo oltre. Salvini afferma categorico, come al suo solito:” non deve avere la tessera del Pd“. E Sergio Mattarella, gli chiederemmo, quando è salito al Colle non aveva forse la tessera del Pd? Assunta la funzione di Capo dello Stato ha subito messo da parte la sua appartenenza politica, come sarebbe obbligo istituzionale e morale per chiunque, ed è stato il Presidente di tutti gli italiani, senza distinzione di partito o altro.

Intendiamoci. è lecito avversare un partito che, pur sedendo nella stessa maggioranza in cui attualmente siede il tuo, non è certo un tuo fan. Ma risparmiare un’offesa gratuita a Sergio Mattarella, alla vigilia della fine di un mandato assolto come meglio non si poteva e che. piaccia o no, é il politico più amato e stimato dagli italiani, sarebbe stato davvero opportuno.

I fans del leader della Lega ci potranno pure accusare di essere prevenuti nei confronti di Matteo Salvini, ma non è così. Il problema non è la nostra lettura di quello che afferma, sono le sue parole, non le nostre. quelle che pesano ed offendono.

Un uomo pubblico, più degli altri, deve osservare la regola che vale per tutti “collegare la lingua al cervello prima di parlare”, un detto popolare non privo di saggezza.

Perché? Anzitutto, perché la donna o l’uomo che ha una funzione pubblica ha una cassa di risonanza che il cittadino qualsiasi non ha e non avrà mai, ma anche e soprattutto perché un leader risponde, almeno moralmente, di ciò che semina, del suo comportamento, delle cose che dice e di come le dice.

Vale per Salvini, come per Letta, per l’attrice o l’attore famoso, come per la cantante od il cantante alla moda, finanche per gli sportivi.

Questa società, saremmo tentati di aggiungere purtroppo, non è selettiva nell’attribuire fama e visibilità secondo criteri meritori, che comprendano buona educazione, cultura, garbo, buon senso e chi più ne ha, più ne metta. Se così fosse non vedremmo tante trasmissioni televisive frequentate abitualmente da individui violenti e volgari, vale per uomini come per donne, le cui escandescenze fanno audience.

E la vera tragedia è che il fenomeno è così diffuso che anche persone, che fino a poco fa mostravano spessore, quando cominciano a perdere visibilità mutano con, la rapidità dei virus, e riescono ad inventarsi castronerie incredibili, pur di stupire, di essere originali, di tornare ad apparire. Brutti tempi, se è importante più l’apparire che l’essere.

Poi non lamentiamoci: “ogni Paese ha i governanti che si merita”.

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