Sondaggi politici: voti alle liste.

Si parte dal sondaggio Supermedia di You Trend. quindi qualche considerazione.

GP

Sbaglierò, ma trovo da sempre il sondaggio più attendibile sulle propensioni al voto verso i partiti il “Supermedia” di You Trend. Il suo merito è di non essere un puro e semplice sondaggio, per quanto ben fatto, ma di basarsi sulla media risultante dall’analisi di cinque dei migliori operatori del settore. Vengono in tal modo annullate eventuali simpatie di chi lo redige o puri e semplici errori in buona fede nel predisporre il campione.

Andiamo ai risultati dell’11 marzo 2021.

Rileviamo subito un’anomalia dispetto ai precedenti sondaggi. Raro che in quindici giorni ci siano crescite o cadute del consenso nei partiti superiori a pochi decimali. I mutamenti significativi sono il frutto di solito di una tendenza a salire o scendere che si ripete diverse volte di seguito e che, totalizzata, da un risultato consistente, normalmente in circa due mesi.

Tre gli scostamenti rispetto alle due settimane precedenti di assoluto rilievo. In positivo quello di quasi due punti del M5S che cresce dell’1,9 % raggiungendo il 16,2. In negativo i dati del Pd che perde l’1,5% chiudendo con il 17,6 ed Italia Viva che perde l’1% chiudendo con il 2,4.

Per tutti gli altri crescite in decimali (FdI +0,3, +Europa con un +0,2 e Azione e La Sinistra entrambe con uno +0,1) salvo Lega in perdita con un -0,3 e Forza Italia e Verdi che non mutano.

Evidentemente nei primi tre casi si sono verificati fatti eccezionali che hanno determinato una significativa variazione di opinioni. Nel Movimento Cinque Stelle l’ingresso nel gotha del partito di Giuseppe Conte ha avviato quel processo di rilancio che era nelle aspettative dei pentastellati. Le dimissioni di Nicola Zingaretti hanno per converso fortemente danneggiato il Pd, che potrebbe recuperare forse con la nomina di Enrico Letta, sempre che, come sembra, vada in porto unitariamente. Ma chi perde quasi un terzo del consenso in un botto è Italia Viva. Calare dal 3,4 al 2,4 per il partito di Matteo Renzi è un vero disastro. Non sembra sia legato, se non in minima parte, al killeraggio operato nei confronti del governo Conte II, quanto a due vicende personali del fondatore. Sono i limiti dei partiti ad personam, che sono legati alle fortune ed alle sfortune dei leader. Su Renzi in rapida successione si sono abbattute la brutta pagina del cordiale incontro con l’emiro bin Salman, che il Senatore fiorentino minimizza, ma evidentemente con scarso risultato ed il rinvio a giudizio di entrambi i genitori per bancarotta fraudolenta. E’ scritto che “le colpe dei padri ricadranno sui figli”.

Cosa portano queste variazioni all’interno del governo Draghi? Che la coalizione di centrosinistra (M5S, Pd e Leu) cresceo nel consenso di un mezzo punto, nonostante la caduta vertiginosa del Pd, ed il centrodestra (Lega e Forza Italia) cala dello 0,3%. I moderati di centro, trascinati dalla catastrofe renziana perdono lo 0,7%.

Quanto alle coalizioni, la destra (Lega, FdI e FI) resta in testa con un 48,4%, dato complessivamente identico al precedente. la coalizione di centrosinistra (M5S, Pd e La Sinistra) con un 37,3% cresce di mezzo punto, ed i moderati di centro si assestano all’8,3% con una perdita dello 0,7.

Dai totali restano fuori i Verdi, stabili col loro 1,6% che pur vicini al centrosinistra non ne fanno parte. Tutti i cosiddetti minori non raggiungono singolarmente l’unità, ma dal momento che le tre coalizioni raggiungono il 94% sono pari al residuo 6%.

Non ci sono (o non li conosco) dati recenti attendibili sull’astensione, A gennaio 2018 Demos la collocava intorno al 47%. Temo. a giudicare dagli umori nel Paese che sia cresciuta e forse ha superato, sia pure di misura il fatidico 50% degli aventi diritto al voto. Il dato è forse più interessante di tutti gli altri, soprattutto per chi scrive di politica. Ma essendo un dato che fa paura ai partiti, anzi -dico meglio- i partiti tendono a cancellare e rimuovere è evidente la ragione per cui non si dispone di dati aggiornati.

Eppure è senza dubbio il maggior bacino di voti possibile, vale circa il doppio della Lega, primo partito nei sondaggi. Purtroppo di programmi politici capaci di entusiasmare i cittadini all’orizzonte non se ne vedono. Tutti sono più interessati ed abituati a crescere sulle mancanze degli altri che sulle proprie gambe, ovvero sui propri meriti.

La fine delle ideologie, come al solito in Italia è stata interpretata al peggio, o, se preferite, al basso. Anziché partorire uno spirito democratico nel Paese adeguato ai tempi, con un governo ed una opposizione che si confrontano correttamente per cinque anni per poi presentarsi al giudizio degli elettori e se si è ben governato essere confermati, diversamente sostituiti dall’opposizione, abbiamo ucciso i valori delle ideologie, che pur obsoleti ancora resistevano e, senza eliminare le deleterie partigianerie, che ostacolano l’alternativa democratica, stiamo andando avanti con i valori del nulla. Mi ripeto, lo so, ma non dipende da me se il confronto è vivo e acceso solo sugli altrui demeriti. Il che significa una sola cosa: meriti all’orizzonte nemmeno si riesce a farne intravedere, e questo perché non ce ne sono.

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