Giorno 789

Un’analisi dettagliata e precisa dei sostegni occidentali all’Ucraina

Orio Giorgio Stirpe

Il provvedimento bloccato al Congresso da sei mesi, con cui il governo degli Stati Uniti intende fornire aiuti all’Ucraina, ha finalmente superato il blocco imposto dai partigiani pro-MAGA fedeli a Donald Trump.

Forse è il caso di fare un po’ di chiarezza in merito, perché i partigiani delle due parti in conflitto si sono lasciati trasportare in maniera ridicola nelle loro affermazioni sul caso, avvelenando ulteriormente l’informazione sul conflitto; informazione che risultava già sufficientemente confusa di suo.

Innanzitutto, forse è il caso di dirlo chiaramente: l’America non ha “tradito” l’Ucraina. Né lo ha fatto l’Occidente in quanto tale.

Il fatto è che quando la democrazia combatte contro la tirannia (in questo caso contro un’autocrazia), il conflitto non è alla pari: la democrazia combatte con una serie di handicaps auto-imposti, ai quali non può rinunciare senza abdicare alla propria stessa natura. Il Presidente degli Stati Uniti NON È sovrano, ma è il servitore della Costituzione e dei suoi cittadini: non può fare cosa gli pare, come, dove e quando vuole. Se la legge prevede dei passaggi parlamentari, questi DEVONO essere rispettati, e l’opposizione ha il diritto – ove lo ritenga necessario – di frapporre ostacoli. Poi possiamo anche discutere se la legge specifica sia o meno adeguata o se gli ostacoli frapposti dalle opposizioni abbiano qualche fondamento, ma la legittimità di questi ritardi non può essere messa in discussione.

Questo naturalmente vale ancora di più in Europa e in Italia, dove gli ostacoli sono ancora maggiori, e il più delle volte del tutto irragionevoli… Ma se questo non ci piace, non possiamo accusare né i governi in carica né i principi di base: semmai dobbiamo promuovere un cambiamento delle regole vigenti, e i cambiamenti di questo genere sono alla base dell’attività politica (che dovrebbe consistere nel perseguire programmi di riforma e non carriere personali, ma questo è un discorso che non compete a un militare).

Se non teniamo presenti questi concetti fondamentali, diamo ragione a Putin e a tutti i dittatori in generale, che scrivono e ignorano allo stesso tempo le leggi, a seconda della convenienza del momento: ovviamente così facendo hanno il vantaggio di poter implementare molto più velocemente le proprie decisioni, senza dover sottostare al fastidio delle procedure di approvazione da parte di un Parlamento.

Già, ma i dittatori hanno solo dei sudditi, mentre un Presidente ha dei cittadini a cui deve rispondere. Nota a latere: i cittadini in uniforme combattono molto meglio dei sudditi, come gli ucraini hanno abbondantemente dimostrato e continuano a dimostrare…

Ovviamente, i dittatori sono consapevoli del proprio vantaggio (non dello svantaggio citato a latere, e questo è un loro grosso limite): altrettanto ovviamente lo sfruttano al massimo, e di qui la “guerra ibrida” con l’informazione manipolata attraverso l’iniezione di notizie tendenziose, commenti fuorvianti e finte ovvietà quali la “stanchezza” europea o il “cambiamento di idea” americano.

Certo che c’è “stanchezza”: la guerra è logorante, e non credo siano in molti a non desiderare che finisca… Il punto è che deve finire “bene”, non “a qualunque costo”. Certo che potrebbe esserci un “cambiamento di idea” americano: ma solo se Trump dovesse vincere le prossime elezioni, e solo nel caso che gli convenga – e gli riesca di – sovvertire completamente la politica estera americana degli ultimi ottant’anni (auguri…).

Ma sostenere che i governi occidentali invertano la propria politica consolidata solo in base a notizie scoraggianti (e non sostanziate) è semplicemente un “assist” alla disinformazione della guerra ibrida del dittatore di turno. In democrazia, non tutte le decisioni di governo sono uguali, e non tutte dipendono dal supporto continuo dell’opinione pubblica: alcune hanno un valore strategico, e una volta assunte non possono essere cambiate se non a fatica, con un costo politico elevatissimo e con conseguenze a lungo termine. Non è un caso se in Italia ci si lamenta che i governi di sinistra non sembrano fare nulla “di sinistra” e viceversa…

Ma qui ho sconfinato nella politica, che non è il mio campo. L’ho fatto solo per cercare di flemmatizzare l’eccessivo peso dato ad una polemica che in realtà è strumentale e volta a sostenere la guerra ibrida del Cremlino: l’Occidente ha scelto di sostenere l’Ucraina perché i governi hanno stabilito (secondo me a ragione, ma la mia opinione è irrilevante) che una vittoria russa sarebbe un disastro strategico per l’Occidente stesso, e che il Regime russo debba conseguentemente essere depotenziato e isolato, auspicabilmente fino alla sua caduta dall’interno.

Questa scelta è una decisione strategica che potrà essere sovvertita solo in seguito a un cambio drastico e non attraverso la semplice pressione mediatica: solo un ribaltamento degli attuali poteri in America e in Europa potrebbe provocarlo. In Europa appare estremamente improbabile, e in America Trump dovrebbe vincere le elezioni a novembre, e anche in quel caso (fra una decina di mesi considerato il tempo per il passaggio dei poteri) occorrerebbe vedere se considererebbe ancora conveniente fare una cosa così traumatica come rinnegare la politica estera repubblicana dai tempi di Eisenhower.

Tornando alla dimensione militare che mi compete: quali sono le conseguenze sul campo dello sblocco?

Innanzitutto ribadiamo in cosa consistono gli aiuti all’Ucraina. 

Ci sono gli aiuti militari, che sostengono lo sforzo bellico contro gli invasori, e ci sono quelli economici, che sostengono il sistema economico ucraino impedendone il collasso. Sono entrambi fondamentali, ed entrambi richiedono risorse sia finanziarie che industriali.

Concentrandoci sugli aiuti militari, anche questi sono devoluti in due forme differenti: denaro per l’acquisto di materiale militare da reperire sul mercato, oppure alienazione di materiale militare già esistente e in carico al donatore. A causa delle differenti disponibilità, l’Europa dopo aver svuotato i magazzini del proprio (scarso) materiale di riserva, essenzialmente ha solo la possibilità di fornire risorse finanziarie; il problema è che i cannoni ucraini non possono sparare euro: devono sparare granate da 155 millimetri, e quelle non crescono sugli alberi. Ormai reperire munizionamento sul mercato libero è difficile perché le riserve esistenti sono consumate e la produzione sta impiegando tempo per andare a regime.

L’America ha fornito solo una frazione del sostegno finanziario fornito dall’Europa… Però dispone di materiale nei suoi magazzini, che sono tenuti MOLTO meglio di quelli ex-sovietici, e che SU AUTORIZZAZIONE DEL CONGRESSO può cedere parti consistenti del loro contenuto. Ora, laddove i Paesi europei anche cedendo il proprio materiale attivo (cosa pericolosissima in caso di aggressioni all’Europa stessa che diventerebbero possibili ove si sapesse per esempio che l’Italia non ha più una difesa aerea credibile) fornirebbero un aiuto quantitativamente poco significativo, l’America dispone di riserve tali da sovvertire completamente la situazione sul campo. Per questo finora il sostegno americano è consistito soprattutto nella consegna diretta di materiale bellico… Ed è esattamente questo l’aiuto che occorre ora all’Ucraina: non denaro per l’acquisto di munizioni che vanno ancora comunque cercate e/o prodotte, ma munizioni pronte per essere impiegate.

Quando si parla di X milioni di dollari in aiuti, si parla di X/2 milioni di valore di materiale bellico da alienare e di X/2 milioni di dollari per la produzione di ulteriore materiale dello stesso tipo per ripianare le alienazioni e garantire tanto il mantenimento delle riserve che il quello del flusso dei rifornimenti futuri all’Ucraina e agli altri alleati… Insomma, è anche un sostegno all’industria bellica e per questo è sostenuto in maniera abbastanza bi-partisan.

Quanto ci vorrà perché questo materiale americano abbia un impatto sulle operazioni in Ucraina?

Gli Stati Uniti dispongono di una logistica infinitamente più efficace di quella russa, ucraina o anche europea, e quindi i tempi di fornitura si possono calcolare in settimane (poche) e non in mesi… Ma non in giorni. Quindi possiamo aspettarci un ulteriore sforzo russo per sfruttare una finestra di opportunità che sta chiudendosi rapidamente.

Però all’atto della firma del presidente Biden gli ucraini avranno la certezza dell’arrivo del materiale urgente (soprattutto munizioni, ma non solo), e quindi potranno a loro volta sbloccare le proprie stesse riserve ancora esistenti, finora gelosamente custodite e centellinate per un domani incerto che ora appare scongiurato almeno fino a fine anno.

Insomma, possiamo aspettarci una recrudescenza dei combattimenti, con i russi decisi a sfruttare le ultime opportunità, e gli ucraini disposti a impiegare le ultime munizioni disponibili prima dell’arrivo di quelle americane.

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