Scontri, saccheggi e violenza: caos in Ecuador

Il presidente dichiara lo stato di “conflitto armato interno” in risposta agli attacchi coordinati in tutto il Paese

Rocco Michele Renna

Il terrore si è abbattuto sull’Ecuador con una serie di attacchi apparentemente coordinati che hanno portato il presidente del Paese, Daniel Noboa, a dichiarare lo stato di “conflitto armato interno”. La violenza è scoppiata in varie città ecuadoriane, culminando con l’assalto armato allo studio di un’importante emittente televisiva.

Nel cuore della più grande città dell’Ecuador, Guayaquil, uomini pesantemente armati hanno invaso il centro di produzione della rete TC Televisión durante una trasmissione in diretta, causando il caos e costringendo il presidente a prendere misure drastiche. Armati di pistole, fucili, mitragliatrici, granate e candelotti di dinamite, gli assalitori hanno interrotto la trasmissione mentre giornalisti e operatori cercavano disperatamente di mettersi al sicuro.

Il quotidiano El Universo ha riportato messaggi di panico provenienti dai dipendenti della stazione televisiva, con richieste di aiuto che riflettevano la gravità della situazione. Il presidente della rete TC Televisión, Alina Manrique, ha descritto l’orrore dell’attacco, raccontando di essere stata minacciata da un uomo armato che le ha puntato una pistola alla testa, costringendola a sdraiarsi a terra. “Sono ancora sotto shock. Tutto è crollato. Tutto quello che so è che è ora di lasciare questo Paese e andare molto lontano“, ha dichiarato Manrique.

Le forze speciali della polizia sono intervenute prontamente, arrestando tutti gli uomini armati mascherati e sequestrando le armi e gli esplosivi che avevano con sé. Il comandante della polizia, César Zapata, ha qualificato l’azione come un “atto terroristico” e ha confermato l’arresto di 13 persone.

Questo sconvolgente attacco alla libertà di stampa è solo uno degli episodi di una serie di violenze che hanno colpito l’Ecuador. In seguito all’evasione di Adolfo Macías, alias Fito, il leader della pericolosa banda di narcotrafficanti Los Choneros, migliaia di soldati e poliziotti sono stati mobilitati per cercare di riportare l’ordine nel paese.

Il caos si è esteso anche nelle carceri del paese, con nuovi episodi di violenza segnalati. Gruppi criminali hanno seminato il terrore, con segnalazioni non confermate di uomini armati che hanno invaso un’università a Guayaquil e saccheggi nel centro di Quito. Almeno 14 civili, agenti di Polizia e guardie carcerarie sono stati uccisi e giustiziati in scontri con membri di bande criminali. La situazione è così grave che il presidente ha dichiarato 22 gruppi criminali come “obiettivi militari”, annunciando la determinazione del governo ecuadoriano di non negoziare con essi e autorizzando l’esercito ecuadoriano a “neutralizzare” le fazioni criminali “entro i limiti del diritto umanitario internazionale”. Insomma una guerra civile.

Mentre l’Ecuador affronta questa crisi senza precedenti, il Perù ha dichiarato lo stato di emergenza lungo il confine settentrionale, evidenziando la preoccupazione regionale per la crescente instabilità nella nazione vicina. Con l’esercito mobilitato e il Paese sull’orlo di un’escalation della violenza, l’Ecuador si trova a fronteggiare una delle sfide più gravi della sua storia recente.

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