Orban cede sugli aiuti all’Ucraina ed il bilancio Ue. Ma pone tre condizioni

Dichiarate peraltro irricevibili dalla stragrande maggioranza dei 27. L’Ungheria alle strette rischia l’estromissione.

La redazione

Viktor Orban ha fatto marcia indietro rispetto ai veti minacciati e sarebbe pronto ad approvare il piano d’aiuti da 50 miliardi per l’Ucraina e la revisione del bilancio Ue, ma pone tre condizioni. Vuole che l’assistenza finanziaria a Kiev (che è su base quadriennale) sia rivista e autorizzata ogni anno. Furbescamente cerca in modo di poter esercitare il diritto di veto e mercanteggiarlo come sempre in cambio di vantaggi economici. Budapest Chiede inoltre che l’Ungheria sia esentata dal pagamento degli interessi del Next Generation Eu, visto che non ha incassato un euro. E dulcis in fungo chiede una prorogae di due anni (al 2028) della data entro cui spendere i soldi del Pnrr. Poi si aggiunge la richiesta verbale che Bruxelles scongeli i circa 20 miliardi di fondi Ue che ancora sono bloccati, anche se a dicembre la Commissione ne aveva sbloccati 10.

Ma Orban sembra abbia tirato troppo la corda e gli altri governi sono stufi e non sono disposti ad accogliere nessuna di queste richieste. L’ultima offerta dell’Unione europea ad Orban, giusto per permettergli di salvare la faccia, è la possibilità di fissare, ogni anno, una discussione sulle modalità di erogazione dell’assistenza finanziaria a Kiev, ma senza alcuna votazione e dunque impedendogli di esercitare il diritto di veto, che Orban ha usato troppe volte a mo’ di ricatto.

Orban ha fatto sapere di non essere soddisfatto ,né disposto ad accettarla. Il Consiglio europeo straordinario che si apre oggi a Bruxelles si porta dietro da dicembre una situazione di stallo provocata da Budapest. Le trattative vere e proprie inizieranno soltanto a partire da questa mattina. Ieri parecchie le assenze alla cena offerta da Charles Michael. Secondo le previsioni dei massimi dirigenti della burocrazia europea, nel caso in cui Orban insistesse nel veto, la frattura sarebbe difficile da sanare. Per Verrebbe trovata una soluzione intergovernativa a 26, escludendo l’Ucraina, ma resterebbe il dubbio su come reagire all’atteggiamento del governo ungherese. Nei giorni scorsi sono state avanzate diverse soluzioni minacciose, dall’applicazione delle sanzioni previste dall’articolo 7 (perdita del diritto di voto) fino a un piano per colpire l’economia di Budapest, già inguaiata di suo. I più prudentti l’avanzano come “scenario teorico”. Intanto resta l’opzione di togliere all’Ungheria la guida del semestre di presidenza Ue che inizia il 1° luglio. Basta, infatti un voto a maggioranza qualificata. E per Orban sarebbe peggio di uno sputo in faccia, peraltro meritatissimo.

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