Ultim’ora: prosegue per due giorni la tregua tra Israele e Hamas

Una bella ed una brutta notizia su Gaza

La redazione

Da Gaza una buona ed una cattiva notizia.

La buona notizia l’ha diffusa il Qatar, che da tempo si è ricavato l’incarico di far da mediatore tra Israele ed Hamas. Il Paese medio orientale di poco più di due milioni e mezzo di abitanti ha reso noto, attraverso il suo ministero degli esteri, che “le parti hanno deciso di estendere il cessate il fuoco fino a giovedì. Hamas conferma l’intesa alle stesse condizioni in vigore negli ultimi giorni. Si attende ancora lo scambio di prigionieri previsto per lunedì“, cioè di oggi.

Dunque, la tregua a Gaza, inizialmente prevista fino a domani, rimane in vigore fino alle ore 7 di giovedì (le 6 in Italia).

Sono stati liberati finora approssimativamente una sessantina di ostaggi dopo tre settimane di prigionia, di cui 39 israeliani

 Hamas ha comunicato nel pomeriggio che questa sera saranno rilasciate 30 donne e 3 bambini.

Da parte israeliana sono stati scarcerati finora 117 palestinesi ed è stato permesso il transito di decine di camion carichi di aiuti umanitari e alcune cisterne di carburante

Israele si era dichiarata “disponibile a estendere la tregua di un giorno in più ogni dieci ostaggi rilasciati, pur confermando l’intenzione di proseguire in seguito le operazioni militari per distruggere Hamas”,

Ma la giornata odierna ha riservato anche una brutta notizia, che se confermata rende sempre più difficile il cessate il fuoco definitivo del conflitto medio orientale.

E’ stata lanciata, da qualificate ong non schierate, l’accusa all’esercito con la stella di Davide di fare dei corpi dei palestinesi uccisi a Gaza strumento per rifornire la banca degli organi israeliana. Se dovesse trovare conferma Israele ed il suo premier dovranno risponderne dinanzi al tribunale dell’Aia nei Paesi bassi, il che spingerebbe Israele, per guadagnare tempo, a prolungare il conflitto all’infinito. E Netanyahu sa benissimo come fare, dal momento che ha usato l’attacco di Hamas del 7 ottobre per ulteriormente rinviare i suoi appuntamenti con la giustizia israeliana per reati comuni tra cui la corruzione.

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