Sergio Staino è deceduto

Grande disegnatore e fumettista, fu direttore dell’Unità

Gianvito Pugliese

Sergio Staino è scomparso all’età di 83 anni. Vignettista, fumettista, disegnatore tra i più noti in Italia, è stato tra i veri intellettuali della sinistra italiana, ed anche direttore dell’Unità nel 2017, da cui si dimise per solidarierà con i colleghi licenziati dall’editore.

Figlio di un Carabiniere aveva visto i natali l’8 giugno 1940 a Piancastagnaio, in provincia di Siena. Appassionato di disegno fin da giovanissimo si era laureato in architettura ed a lungo era stato insegnante di educazione tecnica. Lasciata la città natale era andato a risiedere a Scandicci, vicino Firenze, nel cuore della Toscana rossa.

Al fumetto arriva con la maturità: Bobo nasce il 1979, in concomitanza con l’ingresso di Staino alla rivista Linus, diretta all’epoca da Oreste Del Buono. Bobo, che ebbe un enorme successo, era un alter ego del suo creatore. Staino maturo poi esperienze lavorative nel Corriere della Sera, il Venerdì, la Repubblica. Ma la sua vera realizzazione è datata 1986, anno in cui fondò Tango, il settimanale satirico dell’Unità, che annoverò tra i collaboratori Altan, ElleKappa, Riccardo Mannelli, Michele Serra, David Riondino, Gino e Michele, Francesco Guccini. Da Tango nasce, dopo la sua chiusura nel 1989 Cuore.

Umberto Eco gli attribuì la capacità di trasmettere “ad uno studioso del futuro, ignaro delle vicende italiane, attraverso le strisce di Bobo un’ottima comprensione dei cambiamenti avvenuti nella nostra società a partire dagli anni Ottanta“.

Nel 1984 Forte dei Marmi lo insignì del suo premio “Satira”. Forattini lo accusa di non avere il coraggio di criticare i dirigenti comunisti e Staino risponde col disegno in prima pagina Natta nudo, che balla con l’accompagnamento di un’orchestrina diretta da Giulio Andreotti e Bettino Craxi. Nel 2018 fu vignettista del quotidiano dei vescovi, Avvenire.

Artista eclettico e poliedrico fu sceneggiatore in due film: Cavalli si nasce (1988) e Non chiamarmi Omar (1992). Autore di tanti libri, supera se stesso con Quel signore di Scandicci (Rizzoli Lizard, 2020) una sintesi di tutte le sventure accadute a Bobo.

Dal 1977 inizia la via crucis di gravi problemi alla vista, a causa di una progressiva degenerazione retinica ed era divenuto quasi cieco, ma con l’amorosa assistenza della moglie Bruna aveva continuato a lavorare fino all’ultimo respiro. Dal 2017 era a La Stampa.

Nella sua ulrima affermazione c’è tutto il suo spirito arguto: “C’è meno bisogno di satira. Oggi i politici si dissacrano da sé”.

Addio, grande Maestro ci mancherai.

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