Grano al sugo
Nel giorno dedicato ai nonni non posso non ripensare a mia nonna, con il mio stesso nome. Camilla Tamburrino.
Nonna Camilla
Oggi festa dei nonni, e la memoria corre lontano ai miei nonni lucani, al paese con le sue strade e “cuntane” e soprattutto alla nonna di cui porto il nome, gran donna! e ottima cuoca!
Periodi difficili sicuramente, ma in casa non mancava niente, grazie alla masseria ed altri terreni, che comunque andavano coltivati, c’erano massari ed anche persone a giornata all’occorrenza e poi lei, la regina di quel regno, dal sapore medioevale, nonna Camilla. Nonna controllava tutto, Nonno si occupava della vendita, pagamenti e uomini da assumere, lei gestiva il resto tutto ordinato e per scomparti. Il locale per cavalli, giumente e traino, il locale per le vacche, il pastore per pecore e capre, il posto dove allevare i conigli, le gabbie per i polli e poi alberi da frutto di ogni tipo e un orto rigoglioso che regalava tanto. Era una terra benedetta, allora, tra le sue mani ed ai suoi ordini. Poi una grande estensione seminativa a grano. Bellissima questa montagna ricoperta di verde e poi del giallo delle spighe che ondeggiavano al vento.
Dopo la trebbiatura c’era la spigolatura e mano, generalmente fatta da donne del paese che raccoglievano le spighe disperse per farne un fardello da portare a casa a fine giornata, anche quello era un modo per vivere o sopravvivere.
Tutto il grano veniva poi immagazzinato per essere trasformato in farina man mano che occorreva, la crusca serviva per il pastone delle galline, non si buttava niente. Il grano che aveva anche lei spigolato, cosi come mia madre e mia zia, nonna lo metteva da parte, lo sgranava e lo portava in un sacco di iuta in paese, veniva utilizzato per lo più in inverno, se per caso la farina si esauriva o altro.
ed eccovi una ricetta buonissima appunto “Grano al sugo di pomodoro”.

Ricetta semplicissima e a costo 0, si utilizzava quello che era in casa. E’ un piatto dalle origini antichissime, quando non si poteva trasformare il grano in farina, per fare la pasta, si utilizzava così. Per i bambini era una festa!
Ingredienti per 4/5 persone: 800 g. di passata di pomodoro, 1 spicchio di aglio in camicia, 350/400 g. di grano, basilico fresco, olio d’oliva e sale q.b. , 1 cipolla, 1 o due peperoni cruschi di Senise, pecorino a piacere.
Preparazione: mettere a bagno il grano almeno la sera prima. Prendete una bella padella concava, tritate la cipolla e mettetela in padella con un filo d’olio e l’aglio intero (che poi toglierete), aggiungete un dito d’acqua. Mentre lasciate imbiondire la cipolla, sminuzzate i 2 peperoni cruschi di Senise IGP (peperoni rossi dolci seccati al sole tipici del territorio), versateli nella padella con la passata di pomodoro, aggiustate di sale. Lessate il grano, ma mantenetelo piuttosto al dente. Scolatelo nella padella, mantenendo una tazza di acqua di cottura. Una volta in padella alzate a fiamma vivace e mescolate bene come fosse un risotto. Aggiungete un po’ di acqua di cottura se serve. Quando il grano ha raggiunto la giusta consistenza, aggiungete un filo di olio e mescolate con vigore. Pronto per impiattare, aggiungete del basilico fresco e per chi lo gradisce del pecorino.
Ecco pronto il nostro grano, se vi capita, in paese più facilmente, in città in qualche supermercato, sottovuoto, provatelo e vedrete che bontà. Diciamo un risotto meridionale, considerando che ai tempi, in Basilicata ed altre zone il riso era difficile da reperire. Buon appetito dalla vostra nonna Camilla.
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