Grande, grande amore

La terza pagina. era un mio sogno. Ma non osavo. Poi, quasi subito, sono arrivati i “pezzi” di Roberto Fabbriciani. Potevo finalmente realizzarlo quel sogno. Avevo una terza pagina di straordinario livello. GP

Roberto Fabbriciani

p. Oliviero Svanera, Massimo Cacciari, Roberto Fabbriciani

Nel programma delle manifestazioni del Giugno Antoniano 2017, in occasione del centenario della Militia fondata da Massimiliano Kolbe, nella Basilica di S. Antonio di Padova il 23 giugno è stato eseguito con grande successo “Grande, grande amore” per soli, voci recitanti, coro e orchestra su libretto di Luigi Francesco Ruffato e con la mia musica. Un’opera in un atto in forma di oratorio. L’evento è stato introdotto da Massimo Cacciari, che ringrazio unitamente al Rettore della Basilica p. Oliviero Svanera, a p. Giancarlo Zamengo direttore del Messaggero di S.Antonio, a p. Luigi Francesco Ruffato e a tutti gli interpreti e a coloro che hanno contribuito a realizzare questa esecuzione.

Massimo Cacciari introduce Grande, grande amore (Padova, Basilica del Santo, 2017)

GRANDE, GRANDE AMORE

Massimiliano M. Kolbe (Auschwitz 1941)

Militia est vita hominis super terram (Giobbe)

Opera in un atto per soli, voci recitanti, coro e orchestra

Testo di Luigi Francesco Ruffato

Musica di Roberto Fabbriciani

Orchestra di Padova e del Veneto

Maestro concertatore e Direttore Alessandro Cadario

Coro di Voci Bianche Kolbe Children’s Choir

Coro Polifonica Benedetto Marcello

Maestro del coro Alessandro Toffolo

Regia del suono Alvise Vidolin

Grande, grande amore (CD, Edizioni Messaggero Padova)

Il libretto, scritto da Padre Francesco Ruffato, grande studioso della figura di Kolbe, è sicuramente l’elemento che costituisce la grande forza trainante di questo lavoro. Si racconta della vita di Kolbe, della sua vocazione, della sua famiglia: sono presenti le figure della madre, del fratello, della nipote e ovviamente dello stesso Kolbe. Si narra di quando va in missione in Giappone fino a quando si ritrova ad Auschwitz, dove decide di immolarsi, chiedendo ai nazisti di essere sacrificato al posto di un padre di famiglia condannato a morte. Questo fa emergere in maniera grandiosa la forza della misericordia di questo personaggio, poi santificato da Papa Wojtyla.

E’ un’opera assolutamente di grande speranza e vuol essere proprio per questo un grande messaggio di amore e di pace!

Personaggi:

Voce fuori campo maschile (Satana)

Voce fuori campo femminile (Maria di Nazareth)

P. Kolbe (Massimiliano)

Sei confratelli di p. Kolbe (Giuseppe Pal, Girolamo Biasi,

Quirico Pignalberi, Antonio Glowinski, Enrico Granata, Antonio Mansi)

Maria (Mamma di p. Kolbe)

Franco (Fratello di p. Kolbe)

Elisa (Nipote di p. Kolbe)

Zaccaria (Compagno di Lager di p. Kolbe)

Krott (Il terribile)

Rudolf Hoss (Ideatore, Comandante di Auschwitz)

Gesuita (Cappellano nelle Carceri di Cracovia)

Voce narrante

Soprano

Coro di bambini

Coro misto

Il libretto sviluppa un dialogo tra Massimiliano Kolbe e il suo assassino, il capo nazista Rudolf Höss, che era direttore di Auschwitz, dove Kolbe venne ucciso. Si racconta di quello che viene considerato una sorta di miracolo, quando, alla fine della guerra, il carnefice Höss si pente di tutto prima di essere condannato a morte nel campo. Il suo pentimento è un fatto accertato che si evince da una sua lettera alla moglie e ai figli, in cui riconosce le sue colpe e chiede perdono esortando i figli a non seguire la sua strada ma a perseguire sempre il bene.

 “Non sono più cattivo. Voglio provare il rovescio della medaglia. Tu, Padre Kolbe, sei considerato un grande martire e io il boia di milioni di esseri umani. Tu luce nelle tenebre di Auschwitz e io un criminale in assoluto. Eppure se tu non ci fossi stato, io sarei ancora cattivo. Lo so, tu ripeti “è opera di Dio”. Non dubito di Dio, ma non me lo so spiegare senza di te. Ma tutto quel male come è possibile attribuirlo a un solo uomo? So di avere usato male un dono, tanto che nessun essere umano mi perdonerà. Ma Dio sì! E tu mi hai perdonato? So che ti stavo di fronte. Per questo sono capitolato nelle carceri del tuo paese. Là mi ha toccato la bontà di Dio, più di quanto io potessi sperare. Dimmi, padre Kolbe, non potrebbe essere grazia anche la mia disgraziata avventura collegata alla tua?  Grande, grande amore il tuo! Io ho aperto, finalmente, gli occhi, prima che la corda mi stringesse la gola. Ricordo di aver imparato in carcere che “Dio non permette mai nulla che non abbia a trasformarsi in un bene maggiore”. Ora scriverò alcuni pensieri a mia moglie e ai miei figli”.

Roberto Fabbriciani Grande, grande amore (Ed. Suvini Zerboni – Milano)

Mia carissima Mutz, non diventare troppo triste per i duri colpi del destino, conserva sempre il tuo buon cuore. Non permettere a te stessa di finire sulla cattiva strada a causa delle circostanze sfavorevoli, della povertà e della miseria che dovrai affrontare, e non perdere la fiducia nelle persone. Cambia nome (…). Il mio nome è un infamia davanti a tutto il mondo (…) Sarebbe meglio che il mio nome sparisse con me. Ti invio la fede nuziale, che ci ha tenuti uniti per diciotto primavere, senza molti giorni di sole. Quanto siamo stati felici con i nostri figli, che tu hai serenamente messo al mondo! Nei nostri figli vedevamo la realizzazione della nostra vita! La nostra costante preoccupazione era di educarli il meglio possibile, perché divenissero cittadini buoni e bravi. Mia adorata e buona compagna, tu hai sempre condiviso con me tutte le gioie e i dolori, completamente e fedelmente. Ti ringrazio dal più profondo del cuore per ogni cosa buona e bella che mi hai donato, per il tuo amore costante e per la cura che sempre mi hai dimostrato. Perdonami mia amata, se ti ho in qualche modo offesa e se ti ho causato dolore. (…) Per tutta la vita mi sono chiuso in un guscio e solo con grande riluttanza ho permesso a qualcuno di indagare nell’intimo del mio cuore, specialmente se si trattava dei miei sentimenti. Cercavo sempre di trovare un qualche modo per placare la mia inquietudine (…) Per molti anni ho nascosto il mio scoramento e le mie depressioni, come pure il dubbio sulla giustizia delle mie azioni e sulla necessità di eseguire i duri comandi che mi venivano dati.  Non potevo e non mi era permesso farne parola con nessuno.  Per la prima volta, adesso, tu capirai, mia adorata e amatissima Mutz, la ragione per cui ero spesso depresso e sempre più inavvicinabile. (…) Voi non potevate spiegarvi la mia insoddisfazione, il mio estraniamento, il mio atteggiamento spesso rude. Ma è stato così e me ne rammarico profondamente. (…) Per me è duro e amaro ammettere che l’intera ideologia e tutto il mondo nel quale io credevo tanto fermamente si basavano su fondamenta totalmente false, che prima o poi dovevano crollare. Anche la mia vita, al servizio di quella ideologia, era assolutamente falsa, benché io agissi in buona fede, credendo nella legittimità di quell’idea. (…) Credo che anche il crollo della mia fede in Dio sia dipeso totalmente dalle mie false convinzioni. Era molto difficile vincerle. (…) Se tu, mia amata, mia buona Mutz, dovessi trovare nella fede cristiana forza e consolazione nella tua miseria, segui ciò che ti dice il cuore. Non permettere a te stessa di cadere in errori. In ogni caso non seguire il mio esempio. (…) I nostri ragazzi, andando a scuola, seguiranno uno stile di vita diverso dal mio e da quello che finora abbiamo seguito entrambi (…) Del nostro mondo rimarrà solo un mucchio di macerie, dalle quali i sopravvissuti ricostruiranno coscienziosamente un mondo nuovo e migliore”.

Roberto Fabbriciani Grande, grande amore (Ed. Suvini Zerboni – Milano)

Ai miei figli raccomando la loro buona mamma. Ancora non comprendete che cosa significhi per voi la vostra buona mamma. L’amore e la premura di una madre sono le cose più belle e più preziose di tutte.  Io stesso lo compresi quando era ormai troppo tardi, e l’ho rimpianto per tutta la vita. (…) Non dimenticate di quale grande dedizione, amore e tenerezza, vi ha sempre circondato vostra mamma.  La sua vita è stata dedicata solo a voi. Quanto ha temuto per la vostra vita, quando eravate malati. Quanto ha sofferto e quanto, instancabilmente, vi ha vegliato (…) Aiutatela per quanto le vostre deboli forze ve lo permettono. In questo modo la ripagherete, almeno in parte, dell’amore che ha riversato su di voi, giorno e notte”.

Desidero anche esprimere i miei sentimenti verso Klaus, non ancora diciottenne, il primo dei cinque miei figli.Klaus, mio caro e bravo ragazzo! Tu sei il maggiore. Stai per entrare nel mondo. Devi spianarti la strada della vita. Sforzati di farlo al meglio delle tue possibilità. (…) Conserva sempre la tua bontà d’animo. Sii un uomo che si lascia prima di tutto guidare da una profonda umanità. Impara a pensare con la tua testa e ad aver la tua visione della vita. Non accettare passivamente tutto ciò che senti, come fosse una verità inconfutabile: impara dalla vita. (…) Il più grande errore della mia vita è stato di essermi fidato ciecamente di qualunque cosa venisse da una autorità superiore. Non ho osato minimamente dubitare della validità degli ordini ricevuti. (…) Vivi con una mente aperta. Non porti da un solo punto di vista. Rifletti sui pro e sui contro di ogni questione. In tutto ciò che farai, non lasciarti guidare solo dal tuo intelletto, ma poni particolare attenzione alla voce del tuo cuore. Molte cose per te, figlio mio, non sono ancora completamente comprensibili. (…) Sii un uomo giusto e valoroso, un uomo che ha il cuore orientato a ciò che è giusto”.  A tutti i miei figli raccomando di cuore “di custodire le mie ultime parole nei vostri cuori. Ripensatele sempre. Continuate ad amarmi.”

Roberto Fabbriciani Grande, grande amore (Ed. Suvini Zerboni – Milano)

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