Proprietario di un bar ucciso da rapinatori.

Al funerale, a Foggia, appello del Vescovo. “Chi sa, parli!” Foto di copertina: Francesco Traiano.

La Redazione

Purtroppo, la cronaca della nostra Puglia non è come la vorrebbero il Governatore Emiliano o il sindaco dalla Città capoluogo De Caro. Devo dar loro atto, di far quanto nelle loro possibilità e capacità per offrirne un’immagine il più appetibile, non solo per i turisti (che al momento non ci sono e neanche, causa Covid, vogliamo più di tanto), ma soprattutto per chi ci vive e per gli investitori nazionali e stranieri.

Il clima, la costa e l’entroterra, straordinariamente belli e accoglienti, i beni monumentali, disseminati dappertutto, l’enogastronomia, che ha pochi concorrenti di pari livello, l’ospitalità degli abitanti, si sposa perfettamente con loro desiderio. Poi c’è la realtà dura da vincere: la delinquenza organizzata e non, che mina alla radice tutte le belle cose che abbiamo appena elencato. E che si finisca sulle prime pagine nazionali per questo, dispiace, ma è utile per prendere coscienza di un problema e contrastarlo efficacemente.

Così, fra le principali notizie della cronaca nazionale ritroviamo, ribaltata dalle agenzie di stampa, quella dei funerali a Foggia di quel proprietario di bar tabaccheria, Francesco Traiano, morto a 38 anni il 9 ottobre, colpito con una violenta coltellata all’occhio il 17 settembre, durante una rapina al suo “Gocce di caffè”. Erano tre i malavitosi e racimolarono un bottino di una settantina di euro. E per quella cifra insignificante lo sfortunato Traiano è stato ammazzato.

Per i funerali, il Sindaco di Foggia, Franco Landella, ha proclamato il lutto cittadino ed invitato i commercianti ad abbassare le saracinesche. Ma ciò che ha maggiormente colpito la stampa sono state le parole finali dell’omelia del Vescovo Pelvi: “Liberatevi dalla spirale di morte che avete generato: costituitevi e chi sa parli, altrimenti resta colpevole di questo omicidio“. E’ colpevole, per l’alto prelato dauno, chi l’ha ucciso ma, moralmente, altrettanto, chi sapendo rimane in silenzio.

Nella sua omelia abbiamo ascoltato: “La triste e tremenda circostanza questa mattina deve diventare un appello di coraggio a reagire al malessere sociale che respiriamo in questa città. Foggia reagisci per il tuo futuro. Nelle pieghe della corruzione si nasconde il disprezzo. Ci stiamo abituando alla parola corruzione“.

Ed il messaggio del vescovo Pelvi diviene di speranza e di sprone a ripristinare la legalità “dove ormai sembra che tutto sia lecito, anche uccidere, arricchirsi con concussioni e corruzioni, ma soprattutto con l’omertà. Occorre promuovere rigenerazione di gentilezza, giustizia e verità“. Ed ha concluso con l’appello già riportato a costituirsi e a rompere l’omertà.

Foggia, non ci stancheremo di ripetere, è in breve divenuto il territorio pugliese in cui lo Stato da prova di cedimento ed il dominio del territorio è nelle meni della malavita organizzata. Economicamente un disastro, peggiore della pandemia. Il Viminale, magnificamente guidato da Luciana Lamorgese si decida a dare al territorio forze dell’ordine e dirigenti adeguati a ripristinare la sovranità dello Stato. Non vogliamo accusare nessuno d’inefficienza. Potrebbe essere ingiusto: se si è costretti a presidiare un territorio senza mezzi adeguati non si possono far miracoli. Vogliamo solo che la questione si risolva, presto e bene.

La Puglia ed i pugliesi stanno mettendocela tutta per reagire a questo periodo di grandi difficoltà. Lo Stato faccia la sua parte. Piccolo dettaglio: quella poi è la terra di Giuseppe Conte, che non crediamo se ne sia scordato.

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