Le politiche “green” non piacciono agli agricoltori (seconda parte)

La Fattoria Italia a rischio chiusura

Vito Tricarico

In Europa, per quanto riguarda l’agricoltura sostenibile, nonostante gli organi preposti mostrano programmi ambiziosi sostenuti da cospicui investimenti con l’ambizione di rendere l’agricoltura più ecologica, i risultati non sono soddisfacenti. Secondo l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nei paesi UE, la biodiversità è diminuita, le emissioni continuano a crescere e lo sfruttamento dell’acqua è sempre molto rilevante.

Nel futuro prossimo delle politiche agricole della CE è rilevante e desta preoccupazione il sistema degli allevamenti intensivi, resi sempre più a rischio dalle frequenti epidemie, Sars, ebola, influenza suina e aviaria. E’ un problema da affrontare con urgenza, in particolar modo per gli allevamenti della regione padana, dove si concentrano maggiormente gli allevamenti del nostro paese.

E’ giunto senza dubbio il momento di intervenire nel settore per far adottare dagli allevatori metodi di allevamento realmente ecologici, garantendo loro il sostegno economico per l’adozione di diete a base vegetale. In questo caos, la parte più debole è quella degli allevatori, schiacciati da costi alti per gestire le loro aziende e prezzi bassi nella vendita dei loro animali, infatti tante aziende medio-piccole sono costrette a chiudere.

In pratica, negli ultimi dieci anni, a causa dei bassi prezzi pagati agli allevatori, la concorrenza delle forti importazioni dall’estero e la siccità, che ha tagliato la produzione di mais e foraggio, una stalla su cinque ha chiuso i battenti. Con queste chiusure, sono scomparsi quasi 90mila allevamenti di cui 46mila stalle di mucche, 31mila di maiali e 12mila di pecore. Le chiusure si sono registrate in modo particolare nelle zone montuose e collinari producendo ancor più l’abbandono di terre e centri scarsamente abitati. E’ un fenomeno che deve preoccupare anche perché l’allevamento è un comparto che rappresenta il 35 % dell’agricoltura nazionale con una forte rilevanza dal punto di vista dell’occupazione.

Ha ricordato il presidente Coldiretti Ettore Prandini: “Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate“.

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