Giorno 252

In copertina: Medvedev (il “ventriloquo” di Putin), con l’amico Silvio Berlusconi. Nell’articolo una lezione imperdibile di tecnica militare, per comprendere i reali rapporti di forze e l’andamento di un conflitto

Orio Giorgio Stirpe

Per tutti coloro che hanno prestato ascolto agli ultimi deliri di Medvedev: “NO! La situazione non è cambiata, non c’è nessun innalzamento del rischio nucleare, e far discutere di tale rischio e generare paura è esattamente lo scopo di tale scomposta esternazione. Fine del discorso e passiamo ad altro…”.

Continuo a sentirmi chiedere cosa mi rende così sicuro dell’ineluttabilità di un successo militare ucraino entro la prossima estate. Vorrei dedicare questo articolo a spiegare nei limiti del possibile questa mia convinzione in termini semplici e comprensibili ai più.

Finora ho sempre parlato di “potenziale militare” spiegando il rapporto di forze che determina l’andamento delle operazioni militari sul terreno. Questo “potenziale” dipende dallo strumento militare della Nazione e dalla capacità del sistema-Nazione stesso di sostenere tale strumento.

Se lo strumento militare non è proporzionato al sistema-nazione che lo deve sostenere – per esempio è troppo grande per essere sostenuto – allora lo strumento non rende come dovrebbe. Un po’ come un’auto con una carrozzeria sproporzionata ad un motore che non è abbastanza potente, e che quindi manca di ripresa e di potenza.

È anche vero il contrario: esistono Nazioni con un sistema formidabile e con uno strumento militare irrisorio (come la Germania) che non può supportarne la politica estera (infatti, la politica estera tedesca fuori dalla EU è quasi inesistente e delegata in toto alla stessa EU).

Lo strumento militare a sua volta è ovviamente una struttura estremamente complessa che però possiamo riassumere sostanzialmente in un insieme di valori quantitativi e qualitativi che ne determinano la capacità complessiva.

I valori quantitativi – diciamo pure la “quantità” – di uno strumento militare sono del tutto ovvii: il numero dei suoi soldati e dei suoi sistemi da combattimento. La “qualità” invece è meno ovvia, perché è data dall’insieme di un gran numero di caratteristiche differenti che si influenzano a vicenda, quali la modernità dei mezzi militari, il livello di addestramento dei soldati, la professionalità della Catena di Comando, la funzionalità del supporto logistico e soprattutto – come non mi stanco mai di ripetere – la motivazione del personale.

Il calcolo dello strumento militare di una nazione è complicatissimo, in quanto mentre la quantità di un esercito è perfettamente misurabile, la sua qualità non lo è affatto in quanto composta da caratteristiche imponderabili. Subentra qui l’analisi di intelligence militare basata sull’esperienza acquisita dai professionisti del campo, basata tanto su dati sperimentali che sull’istinto dell’operatore… E questo può portare ad errori clamorosi come quello sul reale potenziale dell’esercito afghano (sigh!).

La capacità di uno strumento militare consiste nel disabilitare gli elementi costituenti dello strumento militare avversario. E qui devo aprire una parentesi.

Nell’immaginario collettivo, dai tempi di Omero ad oggi, ogni guerriero in combattimento abbatte un numero imprecisato di avversari. In realtà questo NON avviene; se fosse così gli eserciti si sterminerebbero completamente a vicenda e tornerebbero a casa solo quattro gatti vincitori, cosa che avviene solo nei film e nei romanzi fantasy.

Nella realtà in guerra pochi soldati abbattono realmente un avversario, pochi carri armati distruggono un carro nemico, pochissimi aerei abbattono un aereo ostile. La stragrande maggioranza degli elementi di un esercito non arrivano mai ad eliminare una propria controparte.

Per questa ragione nel calcolo del rapporto di forze fra due opposti potenziali militari, il massimo grado di successo di ogni elemento costituente è considerato pari a 1.

In base a questo ragionamento, il calcolo della qualità di uno strumento militare si effettua in un campo che varia fra 0 a 1.

Il valore dello strumento militare di ciascuna parte in conflitto è quindi dato dal suo valore quantitativo moltiplicato per un fattore qualitativo difficilissimo da calcolare ma comunque compreso fra 0 e 1. Due strumenti militari contrapposti si danneggeranno a vicenda in ragione del rispettivo valore fino al momento in cui l’attaccante “culminerà” (e cesserà quindi necessariamente l’azione) oppure il difensore perderà la motivazione al combattimento necessaria a sostenere l’attacco avversario e si ritirerà. Azione durante, i Comandi contrapposti misurano l’andamento dello scontro calcolando la variazione dei valori reciproci (soprattutto a livello quantitativo, più semplice e immediato da seguire) con la procedura del BDA (Battle Damage Assessment).

Da notare che le variazioni non sono solo negative, perché nel frattempo il sistema-Nazione alimenta lo sforzo militare immettendo nuove risorse nello strumento militare (uomini e mezzi, ovviamente di qualità variabile), quindi la variazione del valore degli strumenti reciproci è continua sia in positivo che in negativo.

La curva che indica la variazione del rapporto fra i rispettivi strumenti militari di solito coincide di massima con quella del Momentum, e contribuisce a verificarla.

Detto questo, sperando di essere risultato comprensibile, torniamo all’Ucraina.

La Russia ha attaccato il 24 febbraio con un potenziale militare enormemente superiore, ma con uno strumento militare non adeguato a tale potenziale in quanto il sistema-Nazione non era in grado di sostenere uno strumento tale da risultare abbastanza preponderante rispetto a quello ucraino da poterlo sbaragliare.

La vera superiorità iniziale dello strumento russo non era tanto funzione della quantità, di poco superiore a quella iniziale ucraina, quanto della sua qualità.

Per effetto della mobilitazione immediata, la quantità dello strumento ucraino ha cominciato ad aumentare da subito compensando le perdite prima e incrementando il valore totale dopo, con l’entrata in linea delle nuove Brigate a metà estate; nel contempo, grazie all’attivazione del sistema-Nazione, all’esperienza acquisita sul campo e al sostegno occidentale, la qualità dello stesso strumento cresceva lentamente, ma costantemente.

Contemporaneamente, non avendo mobilitato, la quantità dello strumento russo calava rapidamente, e a causa del mancato sostegno del sistema-Nazione (colpito dalle sanzioni occidentali) calava anche la qualità: il numero dei soldati professionisti rispetto ai coscritti calava irrimediabilmente, e i carri armati moderni venivano sostituiti da carri obsoleti.

La mobilitazione ritardata della Russia ha avuto come effetto un arresto del calo quantitativo (almeno per quanto attiene al personale), ma anche un incremento del calo qualitativo (le reclute sono poco addestrate, male equipaggiate e scarsamente motivate). Insomma, il valore dello strumento russo non ha tratto alcun giovamento reale dalla mobilitazione, e continua a degradare per effetto dell’azione di quello ucraino, i cui valori sia quantitativo che qualitativo continuano lentamente ad aumentare.

La curva della variazione del rapporto fra i due strumenti contrapposti ci conferma dunque che il Momentum si mantiene costantemente favorevole all’Ucraina.

Il vero problema della Russia rimane il suo sistema-Nazione: indipendentemente dallo sforzo che il Regime possa mettere in atto per rafforzare il suo strumento militare – che comunque appare compromesso dal punto di vista qualitativo – non avrà mai la capacità di sostenere uno strumento quantitativamente tale da prevalere su quello ucraino: se non aveva questa capacità PRIMA delle sanzioni, è impossibile che possa acquisirla adesso.

Al contrario, forte di un sistema-Nazione sorretto da un’elevata motivazione (ricordo che quasi l’80% della popolazione supporta lo sforzo bellico) e del sostegno occidentale, lo strumento militare ucraino mantiene una crescita costante seppure lenta sia in termini quantitativi che, soprattutto, in termini qualitativi e in questi ultimi ha ormai visibilmente sopravanzato il suo avversario.

La curva del Momentum si mantiene favorevole all’Ucraina in maniera più o meno costante già da aprile, e come abbiamo visto è difficilissima da alterare e ancor più difficile da flettere.

Nel tempo, la costante crescita di questa curva porterà inevitabilmente il potenziale militare ucraino ad un livello tale da prevalere su quello russo in maniera da consentire una controffensiva alla quale l’orso Vladimiro potrà solo provare ad opporsi.

La mia personale valutazione è che il tempo necessario per raggiungere il rapporto di forze necessario sia di qui alla prossima primavera-estate.

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