A proposito della condizione della donna

Considerazioni e prospettive

Vito Tricarico

Mi piace iniziare questo articolo con un omaggio alle donne. Ho scelto per questo, il monumento   Kartlis Deda, soprannominato Madre della Georgia. Si trova nella zona collinare di Tblisi, da cui domina incontrastata tutta la città. E’ alta 20 metri, nella mano sinistra regge una coppa di vino da offrire a chi si reca in città da amico, nella destra, una spada sguainata con la quale minaccia chi  volesse portarle offesa. Questo vuol anche dimostrare la stima di cui gode la donna in quel paese e simboleggia il fiero carattere nazionale femminile. Questo monumento dovrebbe essere di stimolo e di incoraggiamento per tutte le donne che sono quotidianamente offese, oltraggiate, violentate. A queste magnifiche creature che Dio e Madre Natura hanno offerto al mondo, si deve sempre e comunque ogni forma di rispetto, di amore e di stima.

Detto questo, purtroppo, mi spiace passare alla rassegna negativa della condizione femminile, a cominciare dalla nostra Italia. Siamo continuamente bombardati dalle notizie fornite dai mezzi di comunicazione per le continue violenze contro le donne, che offendono, feriscono e abbruttiscono il nostro vivere sociale, familiare e comunitario. Occorre senz’altro un cambio di marcia nel campo educativo, sentimentale, sociale e politico della nostra società, senza abituarsi a vivere in un contesto sociale malato, inquieto e perverso. Occorre un’opera di bonifica delle nostre menti, del nostro modo di vivere, partendo dal semplice rispetto per l’altro.

Se in Italia ci sono gli strumenti per una difesa efficace della donna, in Africa, purtroppo, la situazione è più difficile per la sopravvivenza di pratiche che appartengono ad un’epoca passata da cancellare, come le mutilazioni genitali, i matrimoni forzati e precoci e la negazione dell’accesso allo studio, per non parlare della violenza fisica, delle guerre, della povertà e delle nuove forme di colonialismo e sfruttamento che imperversano nel continente e sono causa di impoverimento e peggioramento della situazione. Proprio le spose bambine, molte al di sotto di 15 anni, rappresentano un impatto disastroso nel subcontinente africano, con un aumento considerevole della popolazione. Tutto ciò porta oltretutto alla diffusione del fenomeno, con incidenza maggiore in Niger, Repubblica Centrafricana, Ciad, Mali, Burkina Faso e Guinea.

Riporto uno studio di AMREF (African Medical and Research Foundation): se le donne che nel mondo hanno subito violenza sono il 35 % della popolazione, in Africa le cifre sono più elevate. In Kenya, ad esempio, il 43% delle donne tra i 15 e i 49 anni ha subito una forma di violenza. Nelle zone rurali dell’Etiopia, il 49% delle donne ha subito violenza fisica da parte del partner e le donne che hanno subito abusi sono il 59%. Nelle aree rurali della Tanzania, il 47% delle donne ha subito violenza fisica da parte del partner e il 31% ha subito violenza sessuale. In generale, quasi il 50% delle donne africane ha subito violenza sessuale e di genere in una fase della propria vita”. La violenza di genere è uno dei principali rischi per la salute femminile. Spesso è causa di malattie, disagio psicologico, invalidità permanente e morte. Le donne che subiscono questi abusi, hanno più probabilità delle altre di contrarre infezioni all’apparato riproduttivo, di avere gravidanze indesiderate, sono meno propense ad utilizzare i preservativi o altri anticoncezionali e tendono ad avere una vita sessuale più promiscua. “La violenza e la paura della violenza limitano gravemente il contributo delle donne allo sviluppo sociale ed economico, ostacolando in tal modo il raggiungimento dei Millennium Development Goals e gli obiettivi nazionali e internazionali di sviluppo” .

Al di là dei numeri, BASTA VIOLENZA e che Dio ce la mandi buona …

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