Sale il bilancio delle vittime in Birmania.

Ai quattro morti di stamane si sono aggiunti almeno altri 14.

GP

Stamattina siamo stati costretti a darvi la notizia di quattro manifestanti assassinati dalla Polizia birmana, nell’ambito della brutale repressione delle manifestazione contro il golpe militare che ha sostituito i massimi gradi dell’esercito al legittimo e democratico governo del Paese.

Le proteste non si sono mai fermate ed a nulla è valsa la dichiarazione dell’ex capo delle forze armato di brogli elettorali ( i dittarori devono essere andati tutti a scuola da Dolald Trump) e che nuove elezioni si sarebbero tenute entro un anno. La Polizia ha cominciato con gli idranti per disperdere i dimostranti. Poi son passati ai proiettili di gomma.

Ora in una escalation di violenza senza uguali è passata all’uso di proiettili veri, oltre a quelli di gomma, contro manifestanti inermi. Qui l’ordine pubblico non c’entra nulla, si tratta di assassini perpetrati perché un popolo non sia libero di manifestare il suo dissenso verso il potere usurpato dai militari.

E la Bbc, citando fonti mediche a Yangon, Dawei e Mandalay, conferma l’uso di proiettili veri e di altri quattordici morti. Nelle manifestazioni odierne, dunque, i morti sono arrivati a diciotto.

Le Nazioni Unite hanno duramente condannato la violenta repressione e hanno intimato alla giunta militare di smettere di usare tanta forza contro manifestanti pacifici.

Ravina Shamdasani, portavoce del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite: “Condanniamo fermamente l’escalation di violenza contro le proteste in Myanmar e chiediamo ai militari di interrompere immediatamente l’uso della forza contro manifestanti pacifici”.

Colpisce che le nazioni unite non si rivolgano alla Polizia, esecutrice materiale di queste inaudite violenze, ma ai militari, ritenuti giustamente mandanti di tali brutali assassini.